mater (# 13)

di Giacomo Sartori

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Sempre pollo!

sempre pollo!

sempre pollo!

declamavi

scimmiottando

l’agiata vicina

durante la guerra

il pollo noi

ce lo sognavamo

la notte

dicevi

sprofondando

nei marosi

d’una risata

per una volta

vera

 

 

Da domani

 

da domani

andiamo al ristorante

sempre e solo al ristorante

non voglio più

stare ai fornelli

dicevi

 

 

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Mi guardano

 

mi guardano

come fossi

una mummia

sei sbottata

l’ultima volta che

t’ho accompagnata

a sciare

 

 

All’ospedale

 

all’ospedale

mentre assaporavi

un sopore di tregua

singhiozzavo e

singhiozzavo

(non potevo domarmi)

al piede del letto

mio nipote e la sua bella

covavano ieratici

la loro incoluminità

di giovani sportivi

(grazia simmetrica

d’etruschi)

 

 

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Ho sognato

 

ho sognato

che dovevo passare

la maturità

e non sapevo niente

ma proprio niente

 

 

Ho sognato

 

ho sognato

ch’avevo dimenticato

come mi chiamavo

proprio non mi veniva

 

 

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Nel copione famigliare

 

non ti disturbavano

i pluribocciati

che prediligevo

gli imberbi delinquenti

e i differenti

e nemmeno che

facessi singhiozzare

la novizia docente

maritata in alto

(macchinone e visone)

non avessi i quaderni

fossi fisso dal preside

per i turpiloqui

(tu Sartori

mi fracassi

i marroni

scattava in contropiede

con accento catanese

appena sbattuta

la porta imbottita)

sotto le rituali

ramanzine

parevi quasi

un po’ fiera

 

nel copione famigliare

le turbolenze d’esordio

erano repertoriate

e tramandate

(marchio anch’esse

di differenza)

 

 

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Volevi andare al ristorante

 

volevi andare al ristorante

poi una volta seduti

ticchettavi con le dita

dure d’artrosi

la tua impazienza

le gote tese

(per non dire tormentate)

pupa di cartapecora

t’era eterno attendere

 

 

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Mamma mia

 

mamma mia

sono così vecchia

come faccio

 

 

Siccome oggi

 

siccome oggi

è un anno

ho pensato

a dei fiori

(avevi bisogno

dei fiori

come un’ape

una farfalla

un’anima bella)

 

 

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4 Commenti

    • questo pesava 150 kg, e appunto ci andava giù duro, per impressionare gli allievi discoli; ma mai mi sarei sognato di parlarne con qualcuno, anche per questo erano altri tempi …

  1. pare proprio che questi accumuli (senza parere)…questa restitutio…in corpore vile (?)….una Récherche…per frammenti minimali…..verso un’origo….sconosciuta….per noi lettori del caso o lettori per caso

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giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
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