Articolo precedente
Articolo successivo

Al suono di Lolli e Rovelli

di Gianni D’Elia

Pur essendo uno dei testimoni di questo libro Siamo noi a far ricca la terra, vorrei aggiungere come atto di stima che la lettura totale dell’opera colpisce per la struttura dinamica e la composizione di tutte le voci familiari ed amicali ed artistiche, che restituiscono la figura intera di Claudio Lolli come la parte per il tutto di una generazione e di un tempo lungo, che attraverso due ventenni ci ha portato dalla contestazione del 1977 al riflusso politico e alla resistenza sentimentale, passando dalla manipolazione del terrorismo al bonapartismo berlusconiano fino alla restaurazione attuale…

Se il partito della morte ha imposto il nuovo potere, ora si vede da questa lunga cantica dantesca come la prosa di Marco Rovelli ci riempia di nuovo il cuore e le orecchie di quelle tante voci ancora vive di quell’altro partito della gioia che fu cancellato, con la sua angoscia e la sua malinconia, o per dirla con Pasolini e col suo disamore anche verso di noi, con la nostra “disperata vitalità”…

Questa cantica del nostro Purgatorio, con nomi e cognomi (da Benni a Piersanti, da Guccini a Capodacqua a Bertoni e molti altri), attraverso un montaggio serrato di didascalie da sceneggiatura cinematografica e di campi sonori e diretti, ricrea una intensa scarica di effetti e di emozioni storiche ed esistenziali, e questo proprio per mezzo dell’arte della viva scrittura, che si nutre di tutti i discorsi diretti e fa parlare lo stesso Lolli, per mimesi dell’autore che ne veste il doppio, e risolve in un lunghissimo discorso libero indiretto il grande ritmo parlato di questa formidabile transbiografia della voce plurale e rivoluzionaria, che questa Italia malata di covidismo e di divismo vorrebbe da sempre dimenticare…

Un libro che sarebbe piaciuto tanto a Roversi, che amava il dissenso ardente di Campanella e dei nuovi trovatori come Lolli e Rovelli…

A questa radio del tempo e di un’epoca, che continua a mandare la sua voce musicale sconfitta ma mai battuta del tutto, nel segno e nel sogno leopardiano dell’infinito “suon di lei”, e che si rivolge ai giovani verdi di rabbia del presente, non si possono che dedicare dei versi a caldo, per chiudere la nostra piccola apologia socratica con l’omaggio a una fraterna ed invincibile Canzone

 

 Nuova ed efficacissima Commedia

 Di testimoni voci purgatoriali

 In cui riprende vita il sound d’intesa

 Del canto di rivolta agli anni bravi

 Nel gran romanzo dei mondi lolliani

 Che schiara il tempo in dolce fiamma tesa

 Facendo del diretto un indiretto

 Libero detto tra il detto e il non detto…

.

 

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Spatriati

Gianni Biondillo intervista Mario Desiati
Leggevo "Spatriati" e pensavo al dittico di Boccioni: "Quelli che vanno", "Quelli che restano". Il tuo è un romanzo di stati d'animo?

La fuga di Anna

Gianni Biondillo intervista Mattia Corrente
Mi affascinava la vecchiaia, per antonomasia considerata il tramonto della vita, un tempo governato da reminiscenze, nostalgie e rimorsi. E se invece diventasse un momento di riscatto?

Una vita dolce

Gianni Biondillo intervista Beppe Sebaste
"Rompere il ricatto della trama": credo di non avere mai fatto altro da quando ero un ragazzo. Da una parte perché sono sempre stato dalla parte di chi trasgredisce, e la trama è sempre, anche graficamente, un’uniforme e una messa in ordine, un ordine del discorso.

Le stanze del tempo

Gianni Biondillo intervista Piera Ventre
Ciò che mi interessava esplorare è la relazione di interdipendenza che si crea tra chi abita e l’entità casa, che "viene abitata", e quindi anche delle anime dei personaggi.

Le magnifiche invenzioni

Gianni Biondillo intervista Mara Fortuna
In quegli anni di fine 800 si respirava un’atmosfera effervescente, c’era molta fiducia nel futuro, nelle possibilità dell’umanità. Le storie di questo romanzo sono inventate, ma ruotano intorno a personaggi realmente esistiti.

Io non ci volevo venire

Gianni Biondillo intervista Roberto Alajmo
Scegli come protagonista del tuo romanzo un non-eroe. Un inetto accidioso, Giovà, quello che nelle partitelle si mette in porta per non dare fastidio. Eppure, alla fine il lettore si identifica con lui. Siamo tutti Giovà?
gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: