La legge sul biologico di nuovo bloccata

di Cristina Micheloni
Non voglio entrare nella diatriba su scienza e biodinamico e soprattutto non intendo farlo con il metodo delle tifoserie sulla curva sud attualmente in auge, però quanto accaduto questa settimana al Senato merita 2 minuti di ragionamento su quelli che sono gli effetti pratici della decisione presa a larga maggioranza dai nostri senatori.
Avendo votato per la modifica del testo della proposta di legge, ora il testo medesimo deve ritornare alla Camera. Rammento che questa legge è in itinere da 13 anni (si, non dico un numero a caso, sono proprio 13 anni!) e nel frattempo sono successe davvero tante cose:
• il biologico europeo ed italiano è cresciuto nei numeri, nella qualità delle tecniche e nel valore di mercato. Oggi il bio occupa in Italia quasi il 17% della SAU, ovvero più di 2 milioni di ettari, compare nel piatto del 64% degli Italiani ed ha un valore economico di circa 7,5 miliardi;
• è stato varato un nuovo regolamento europeo sull’agricoltura biologico, in realtà in 13 anni ben più d’uno;
• è uscita la strategia europea Farm to Fork, che riconosce al biologico, dati scientifici alla mano, un ruolo fondamentale verso il clima, la protezione della biodiversità, la tutela di suolo, acqua e aria. E’ stato pubblicato pure un piano d’azione per il biologico, che ogni stato membro è chiamato ad applicare;
• il mondo intero, anche quello agricolo più recalcitrante ai cambiamenti, sta riconoscendo l’importanza del suolo, che non è più solo un sostegno fisico alle radici delle piante e il posto dove circolano azoto, fosforo e potassio;
• il valore del suolo e della biodiversità ed il rischio che grava su di loro, così come la necessità ed urgenza di agire a loro tutela sono trasversalmente riconosciuti e spesso mediaticamente abusati.
Ma in Italia ancora non c’è una legge quadro sull’agricoltura biologica, prerequisito necessario per qualunque attività di programmazione, di tutela, di informazione e di sviluppo.
La presenza o meno dell’aggettivo “biodinamico” nel testo della legge è del tutto “ornamentale” perchè l’agricoltura biodinamica è già, per regolamento europeo, inclusa nelle norme del biologico e deve essere certificata sugli stessi parametri.
Quindi, l’ideologia della scienza (non la scienza vera) ha per puntiglio fatto togliere dal testo di legge l’aggettivo “biodinamico” che era del tutto innocuo e nulla cambiava nella concretezza dei fatti, ma gli effetti collaterali sono che la legge intera ora ricomincia il suo iter e da 13 anni vedremo quanto riusciremo ad attendere ancora.
Volendo prenderla con ironia, nel frattempo Rudolph Steiner credo stia ridendo sotto i baffi che non aveva, visto che i prezzi attuali dell’urea tempi gli stanno dando ragione nei fatti. Se invece che fermarci alle coreografiche descrizioni del medoto guardiamo anche qui ai fatti:
• Steiner richiamava il concetto di fertilità del suolo in senso biologico e fisico prima che chimico… e così si pronuncia ora la FAO e l’unione europea nell’iniziativa “missione suolo”;
• i prezzi dei concimi di sintesi sono alle stelle… e Steiner raccomandava di chiudere il ciclo dei nutrienti a livello aziendale o comprensoriale
• sentiva l’esigenza di rivedere il rapporto tra animali allevati, produzioni vegetali, fertilità del suolo e abitudini alimentari…
Insomma molto di più contano i contenuti e quel che si fa davvero rispetto ad un aggettivo, però se ci piace “cavillare” sulle parole e usarle come bandiera… aspettiamo altri 13 anni (a proposito il 13 non portava bene?).
NdR Questo intervento di Cristina Micheloni, agronoma e grande esperta di agricoltura biologica, è apparso sulla pagina fb di “Vita nei Campi” (rubrica di Agricoltura a cura della redazione di Udine della tgr in onda su radio Uno la Domenica alle ore 08.50: https://www.facebook.com/vitaneicampi/?hc_ref=ARQvQM8SwNqvln2HmPn_7LiWS5__KjPPvcuE3jzxp9Ty3w7amcpFnQAcAo6Sa0erLYE&fref=nf&__xts__)
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2 Commenti

  1. io davvero non me la spiego questa distanza di una certa cultura retriva (che però domina nei media, e ha una notevole influenza sulla politica), arroccata su una aprioristica e acritica e anacronistica (tutto il dibattito sui limiti della scienza per capire la “natura” …) e religiosa difesa della Scienza (come se qualcuno la mettesse in discussione!), con:
    1) la realtà (i coltivatori, le aziende, i consumatori…)
    2) la gran parte del mondo accademico direttamente interessato (si veda: https://www.biodinamica.org/lettera-aperta-sulla-liberta-della-scienza/?fbclid=IwAR0jGDmwpPFmxdUUUCDWV9cxXuy0oBUaiOUPWWUJsICGCIYFPLaWW2W-Wn8)
    3) le istituzioni italiane (Ministero dell’Agricoltura) e EU, e le loro politiche (e linee di ricerca);

    o meglio, sarebbe interessantissimo, e molto utile, ricostruirne le ragioni e la storia (e naturalmente ci sono legami con il dibattito/rissa sui vaccini…)

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giacomo sartori
giacomo sartori
Sono agronomo, specializzato in scienza del suolo, e vivo a Parigi. Ho lavorato in vari paesi nell’ambito della cooperazione internazionale, e mi occupo da molti anni di suoli e paesaggi alpini, a cavallo tra ricerca e cartografie/inventari. Ho pubblicato alcune raccolte di racconti, tra le quali Autismi (Miraggi, 2018) e Altri animali (Exorma, 2019), la raccolta di poesie Mater amena (Arcipelago Itaca, 2019), e i romanzi Tritolo (il Saggiatore, 1999), Anatomia della battaglia (Sironi, 2005), Sacrificio (Pequod, 2008; Italic, 2013), Cielo nero (Gaffi, 2011), Rogo (CartaCanta, 2015), Sono Dio (NN, 2016), Baco (Exorma, 2019) e Fisica delle separazioni (Exorma, 2022). Alcuni miei romanzi e testi brevi sono tradotti in francese, inglese, tedesco e olandese. Di recente è uscito Coltivare la natura (Kellermann, 2023), una raccolta di scritti sui rapporti tra agricoltura e ambiente, con prefazione di Carlo Petrini.
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