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armi, armi, armi

di Antonio Sparzani
Nell’anno 1990, presidente del Consiglio il divo Giulio (Andreotti), ministro di grazia e giustizia Giuliano Vassalli, socialista, fu approvata una buona legge, la n° 185, sul controllo da parte dello stato della vendita di armi a paesi terzi.
L’articolo 1 di tale legge riguarda il controllo dello Stato sull’esportazione di armamenti e i suoi punti 5 e 6 suonano così:

5. L’esportazione ed il transito di materiali di armamento, nonché la cessione delle relative licenze di produzione, sono vietati quando siano in contrasto con la Costituzione, con gli impegni internazionali dell’Italia e con i fondamentali interessi della sicurezza dello Stato, della lotta contro il terrorismo e del mantenimento di buone relazioni con altri Paesi, nonché quando manchino adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali.
6. L’esportazione ed il transito di materiali di armamento sono altresì vietati:
a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere;
b) verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione;
c) verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l’embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell’Unione europea (UE);
d) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa;

Nell’anno 2020 lo stato italiano (sappiamo che tristemente l’Italia è una delle maggiori produttrici di armi al mondo) ha autorizzato esportazioni di armi per quasi 4 miliardi di euro e il maggior acquirente (quasi un miliardo) è stato l’Egitto di Al Sisi. Mi pare del tutto evidente che così facendo lo stato italiano abbia violato lo spirito e la lettera di tutta questa legge e in particolare del punto 6 sopra riportato, trattandosi di uno stato che costantemente viola i diritti umani, cosa di cui l’Italia in particolare ha subito col caso Regeni e tuttora subisce col caso Patrick Zaki (che il regime egiziano, dopo averlo incarcerato per anni, ora trattiene entro i confini del paese fino a non si sa quando) molto tristi conseguenze.
E la forte proposta di qualche tempo fa di dare la cittadinanza italiana a Patrick che fine ha fatto?
E il nostro ambasciatore al Cairo Giampaolo Cantini che fa? “Segue il caso?” Ma al nostro rappresentante consolare è perfino negata la presenza alle udienze che confermano il fermo a Patrick: però il dio quattrino è contento: abbiamo già venduto all’Egitto anche due fregate: questa è la politica estera di un banchiere tanto cattolico e poi di una premier tanto fascista, che a un recente consesso di questi esimii governanti, ha anche stretto la mano ad Al Sisi, con fotorafie e sorrisi.

Ho anche sentito molti mesi fa la notizia che i genitori di Giulio Regeni hanno citato in giudizio lo stato proprio per aver violato questa legge, ma di ciò non ho più saputo nulla.

La seconda, e ancora più palese, violazione della legge 185 è quella, di cui si discute in questi giorni, dell’invio di armi all’Ucraina, paese in conflitto, invio purtroppo avallato non soltanto dalla maggioranza, ma da una parte consistente della cosiddetta opposizione. Ho anche scoperto che la stessa domanda si è fatto, forse più autorevolmente di me, l’illustre prof. Telmo Pievani già nel 2020 qui.
Tutto senza risposte.

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Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
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