Beauvoir differenzialista?

 

 

[Segnalo questa risposta di Deborah Ardilli a un breve pezzo di Guido Vitiello apparso sul Foglio e dedicato all’ultimo libro di Adriana Cavarero e Olivia Guardaldo. ot]

di Deborah Ardilli

Un pezzo apparso sul Foglio del 27 settembre lamenta, ohibò, un’«incredibile falsificazione ideologica» perpetrata ai danni di Simone de Beauvoir. L’autore del trafiletto allarmato, Guido Vitiello, intende risvegliare l’indignazione del pubblico denunciando la cooptazione di Beauvoir nei ranghi del costruttivismo radicale: un’appropriazione che, secondo l’opinionista, sarebbe un fatto recente, dovuto all’ignoranza dei testi da parte di una generazione rotta alla frequentazione di instagram e tendenzialmente allergica al consumo librario.

Come correggere, allora, il duplice delitto di lesa filologia e abuso ideologico? Quale alternativa teorica e politica suggerire alle «transfemministe instagrammabili» che suscitano l’irritazione di Vitiello? La soluzione elaborata dal collaboratore del Foglio per salvare l’onore della filosofa prevede due mosse. In primo luogo, si tratta di procedere a un’accurata selezione di passi del Secondo sesso volti a dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio che, per Beauvoir, la biologia è un fattore determinante e la differenza tra uomini e donne è fondata in natura. Dopodiché, la raccomandazione è di abbinare la lettura di queste frasi  rigorosamente astratte dal contesto —  a quella del recente volume di Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo, Donna si nasce (e qualche volta lo si diventa). Sommando le due operazioni, e agitando bene, il risultato è il seguente: la chiave del riscatto di Beauvoir dalla barbarica violenza esegetica di cui è vittima consisterebbe nel…  trasformarla in una militante della differenza sessuale.

Bien joué, bella trovata davvero il beauvoirismo differenzialista! Più instagrammabile di così, d’altronde, era difficile pensarla.

continua qui:

BEAUVOIR DIFFERENZIALISTA?

Print Friendly, PDF & Email

2 Commenti

  1. Credo che si vuole cogliere in castagna Vitiello, ma farlo seriamente, ci si debba impegnare un pochino di più
    Parere mio.

  2. A dir la verità l’articolo mette in campo contenuti specifici – la complessità del pensiero di Beauvoir all’interno della storia del femminismo – che vanno visibilmente oltre il mero intento di replica a Vitiello

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

La riscoperta dell’alfabeto di Alessandro Conforti: “La mula e gli altri”

di Daniele Ruini
Per confrontarsi apertamente con i Grandi Autori ci vuole coraggio, e un po’ di incoscienza; qualcuno potrebbe parlare anche di presunzione, ma non si percepisce nessuna ombra di superbia nel modo in cui il parmense Alessandro Conforti ha voluto omaggiare l’esordio letterario del suo illustre concittadino Luigi Malerba

Downstream, rassegna di poesia e prosa ultra-contemporanea

a cura di Chiara De Caprio, Giorgia Esposito e Valeria Rocco di Torrepadula
𝐃𝐨𝐰𝐧𝐬𝐭𝐫𝐞𝐚𝐦 è uno spazio dedicato a testi di poesia e prosa ultra-contemporanea - a Napoli -

Mots-clés__Pioggia

a cura di Paola Ivaldi
La pioggia mi riporta
i pezzi dispersi
degli amici, spinge in basso i voli
troppo alti, dà lentezza alle fughe e chiude
al di qua delle finestre finalmente
il tempo. [Patrizia Cavalli]

Tre segreti di Pulcinella su vita e politica

di Lorenzo Mizzau
Dispositivo. Che il mondo in cui viviamo si esaurisca in un vertiginoso reticolo di dispositivi, sorprende così poco che, a ben guardare, proposizioni simili assumono oggi tutta la carica di ovvietà della tautologia.

Calvino: tre maniere stilistiche (1963-1972)

di Chiara De Caprio
È apparso per la casa editrice il Mulino "La lingua di Calvino" di Chiara De Caprio, terzo volume della Collana Italiano d’autore, diretta da Andrea Afribo, Roberta Cella, Matteo Motolese. Per gentile concessione dell’editore, si pubblica il paragrafo Tre maniere stilistiche (1963-1972)

Nel mondo di Francesca Alinovi. Intervista a Giulia Cavaliere

a cura di Pasquale Palmieri
Nel libro ho cercato di raccontare come quei tratti distintivi nel discorso di Alinovi siano profondamente corrispondenti alle tensioni umane e culturali della sua contemporaneità, di quel passaggio di pieno postmodernismo, in cui i Settanta diventano Ottanta, in cui il collettivo e l’individuale sembrano coesistere per un attimo prima di darsi il cambio definitivamente
ornella tajani
ornella tajani
Ornella Tajani insegna Lingua e traduzione francese all'Università per Stranieri di Siena. Si occupa prevalentemente di studi di traduzione e di letteratura francese del XX secolo. È autrice dei libri Tradurre il pastiche (Mucchi, 2018) e Après Berman. Des études de cas pour une critique des traductions littéraires (ETS, 2021). Ha tradotto, fra vari autori, le Opere di Rimbaud per Marsilio (2019), e curato i volumi: Il battello ebbro (Mucchi, 2019); L'aquila a due teste di Jean Cocteau (Marchese 2011 - premio di traduzione Monselice "Leone Traverso" 2012); Tiresia di Marcel Jouhandeau (Marchese 2013). Oltre alle pubblicazioni abituali, per Nazione Indiana cura la rubrica Mots-clés, aperta ai contributi di lettori e lettrici.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: