Essere come Gesù (extrema ratio)
di Nicola Olla
Il mio dottore lo ripete spesso che non posso essere come Gesù, e visto che sarebbe una bestemmia anche solo pensarlo (e io non sono un bestemmiatore, Dio mi aiuti), non posso che essere d’accordo con lui. Però gli spiego che non voglio essere nemmeno come quella neve che, intiepidita dai raggi del sole, si stacca dalla cima della montagna. Inizialmente non è altro che un puro, innocuo, sbuffo bianco che allenta la presa con l’intento di fermarsi qualche metro più a valle, dove la pendenza si fa più dolce, ma una volta percorso il primo tratto, quell’esiziale manciata di neve si gonfia, si appesantisce, lievita di volume e supera di slancio il fresco avvallamento tra le rocce che doveva fungere da argine. L’esigua polverosa neve originale allora evolve in un accumulo più compatto, che sospinto dalla propria inerzia continua ad addizionarsi ad altra neve mista a detriti fino al raggiungimento di una massa tale da passare dall’addizione alla moltiplicazione, e quando questo accade siamo ormai al cospetto di una valanga che non fermerà la sua corsa fino al fondovalle, travolgendo e corrompendo altra neve che, per quanto stabile possa essere, verrà trascinata e fatta forzatamente partecipe dell’opera di distruzione che si compierà a causa di quel piccolo sbuffo di neve incapace di resistere al calore dei raggi solari qualche centinaio di metri più a monte.
E io non voglio essere quel piccolo sbuffo di neve: è questo ciò che ripeto tutte le settimane al tanto paziente dottor S. nel suo studio, l’unico che rimanga ad ascoltarmi quando cerco di esprimere il mio disagio, l’unico al quale possa confidare il mio intimo pensiero sul mondo di peccatori in cui viviamo, l’unico (e sono sicuro che il motivo non sia perché lo pagano i servizi sociali per starmi a sentire) che dimostri interesse verso i miei ammonimenti.
Il mio caro dottor S. è un uomo gentile e premuroso, gradevole sia nell’aspetto che nei modi, e anche se non è per questo motivo che continuo a venire da lui ogni mercoledì pomeriggio da anni ormai (mentre gli altri dottori li lasciavo prima della terza seduta perché alcuni non mi prendevano sul serio, altri mi trattavano da pazzo o non erano intellettualmente all’altezza e uno, per fortuna uno soltanto grazie a Dio, che ho dovuto lasciare prima dell’inizio delle sedute perché nonostante si chiamasse Andrea era una donna), è indubbio che il suo aspetto sia per me un fattore apprezzato, in quanto la sua gradevolezza estetica non si spinge fino a diventare bellezza, che per me è solitamente perturbante, sintomo di impudicizia e di tentazione. Sono grato di aver trovato in questa terra, tra le creature imperfette di Dio, un uomo buono e umile come lui, anche se sospetto che non sia un buon credente, con quel naso e quel cognome che puzzano di ebraico lontano un chilometro.
Quello che racconto il mercoledì pomeriggio al mio caro, sebbene probabilmente giudeo dottor S. (e nonostante pensi di non sbagliarmi questo è un aspetto che voglio evitare di approfondire) è qualcosa che secondo lui mi rende molto interessante, anche se non sono sicuro che questo equivalga ad un complimento. A quanto pare quello che gli dico lo aiuta ad aiutarmi (come piace dire a lui) a rendere più lucidi i miei pensieri, visto che è stato arbitrariamente e univocamente decretato che ho la mente un po’ in disordine a causa della mia (ci tengo a precisarlo, legittima) intransigenza verso i peccatori e le degenerazioni moderne. Questo mi ha portato ad essere ritenuto bisognoso di un dottore (e se dovesse rendersi necessario anche di qualche pillola) che mi aiuti a scongiurare un ricovero coatto, che è stato paventato come extrema ratio ma che sembrano desiderare tutti tranne me e il mio dottor S.. Per adesso nessuno mi ha ancora ricoverato forzatamente, e non sono nemmeno stato obbligato, o persuaso, o mi è stato suggerito dal mio caro dottor S. (quanto è caro il mio dottor S.) di prendere alcun tipo di pillola sedativa o cerebroanestetizzante. Anche se spesso cerca di insinuare in me l’idea che la tolleranza possa essere un atteggiamento ragionevole davanti alla follia dei peccatori, vedo dai suoi occhi scuri e vispi che la pensa come me, e anche se mi mette alla prova lo lascio fare, poiché è riuscito a tenermi lontano dalle pillole che stordiscono, dai ricoveri che annientano e dagli istituti che oblìano, e so che l’ha fatto per permettermi di continuare la battaglia contro il Demonio, per lasciarmi redimere qualche anima lussuriosa e riportarla sulla retta via. Vuole solo che lo faccia con discrezione, senza che lo vengano a sapere i vigili, i poliziotti e i servizi sociali, che difendono le nefandezze perché anche loro non operano nel nome del Signore.
Credo che sarà intimamente e segretamente d’accordo quando gli dirò che in quest’ultima settimana ho ricominciato la mia battaglia contro il maligno.
Oggi è mercoledì, sono quasi arrivato al suo studio e devo ammettere di sentirmi felice per quello che ho fatto. Mi aspetto che mi disapprovi, ma so che in cuor suo si sentirà fiero di me. Sarà comprensivo perché questo è il periodo dell’anno in cui la società mi ributta maggiormente, quando orpelli blasfemi che nulla hanno a che fare con la ricorrenza della nascita di Gesù inquinano i miei occhi e uomini barbuti vestiti di bianco e rosso come bibite gassate si prendono gioco della vera fede cristiana. Il mio dottor S. sa quanto sia difficile per me ignorare queste provocazioni e quanto debba sforzarmi per compiacere i servizi sociali e non farmi rinchiudere in istituto (extrema ratio). Nel periodo in questione, che riempie la città di luci colorate e decorazioni, nonché (incomprensibilmente per il periodo e la ricorrenza della Santa Nascita di Nostro Signore Gesù Cristo che si intende celebrare) di nudità ammiccanti e tentatrici, la situazione diventa insopportabile. Femmine essenzialmente spogliate, agghindate di bianco e rosso, campeggiano con dimensioni colossali sui cartelloni pubblicitari della città, sulle copertine delle riviste e alla televisione, violando i miei occhi con corpi irragionevolmente scoperti nelle parti più oscene, nonostante dalle immagini si evinca che l’ambientazione sia invernale e molto fredda, data la presenza di neve, abeti montani e talvolta renne artiche, e considerato che altre parti meno vitali di quei corpi appaiono coperte con sciarpe, guanti e addirittura cappelli. Tali donne, che sono piacevolmente addobbate soltanto nelle parti del corpo che richiedono addobbi (mentre vengono lasciate ignude là dove gli addobbi non sono necessari, per via del fatto che il Demonio è tentatore e seducente), creano dentro di me delle tensioni sessuali particolarmente intense, e la vista di quelle mammelle-gambe-fondischiena addobbati di luccicanti orpelli che celano soltanto i centimetri di epidermide sessualmente meno pregiata, lo sa il mio caro dottor S. l’effetto che mi fanno. È per questo, per il fatto che comprende il mio stato d’animo violentato, che sono convinto che una piccola parte del suo cuore, mentre mi rimprovererà per ciò che ho fatto (ma lo farà soltanto per via del suo obbligo con i servizi sociali), intimamente gioirà per me, ammirerà il mio coraggio e comincerà a desiderare di liberarsi dal suo giogo oppressore e, nonostante il suo naso e il suo cognome da ebreo, unirsi a me nell’azione di purificazione cristiana del mondo.
Mentre salgo le scale di marmo che portano al terzo piano pregustando la gioia della punizione (il rimprovero che uscirà dalla sua bocca ma sottintenderà l’elogio del suo cuore), ho proprio voglia di rivelare al mio caro dottor S. perché ho deciso, con le dovute precauzioni per non finire rinchiuso in un istituto (extrema ratio) e per non metterlo in imbarazzo coi servizi sociali (che ci permettono di incontrarci ogni mercoledì pomeriggio), di tornare ad essere un umile strumento di Dio. In realtà potrei spiegare al mio caro dottor S. che più che una decisione vera e propria, a guidarmi (e per questo mi sento di essere nel giusto, mosso dalla mano di Dio in questa non-decisione) è stata la necessità di reagire ad alcuni pensieri che l’influenza demoniaca ha inculcato nella mia povera mente esasperata da questo periodo dell’anno che dovrebbe essere Santo ma è blasfemo. Con i sensi infiammati dalla presenza assidua del corpo femminile spogliato dal suo pudore, ostentante le mammelle turgide e le gambe lunghe, così desiderabili perché iniziano dai piedi e finiscono dentro le mutande che racchiudono con stoffe morbide intessute dal Demonio il sesso che non si deve fare se non per procreare (e io che non devo procreare è meglio che al sesso non ci pensi), in questo periodo mi sento in difficoltà. Quando vedo le femmine vestite da lattine di bibita gassata non mi viene sete, ma mi capita, guardando il rosso e il bianco del loro vestito dove si notano le mammelle e le gambe e altre porzioni sensuali di pelle dorata (e se ci penso di nuovo mi succede ancora, Dio mi perdoni), che mi diventi duro. La colpa è di quei vestiti da lattina che sono stati costruiti con perfidia, se a me, durante questo periodo in cui le femmine si travestono da bibita ma sono molto più nude, mi viene duro troppo spesso, Dio mi perdoni. Ma siccome non voglio cadere in tentazione perché devo dare l’esempio ed essere il cumulo di neve che rimane aggrappato alla roccia in cima alla montagna, ho perfino pensato che fanno bene quegli eretici dei musulmani, che coprono le donne dalla testa ai piedi per non cadere in tentazione e non permettono loro di mostrare le mammelle a nessuno in pubblico (che poi in privato è un’altra cosa), ma mi sono reso subito conto che questo pensiero era più impuro del primo. Allora, cercando una soluzione più santa, ho pensato che sarebbe stato molto meglio se al mondo non ci fossero state le donne per farmi cadere in tentazione, visto che le mammelle attirano sempre l’occhio, le gambe finiscono sempre nelle mutande dove c’è il sesso e al giorno d’oggi sembra che non ci sia verso di far tenere alle femmine le gambe dentro i vestiti, per non parlare delle mammelle.
Immaginando un mondo senza donne sembrava che tutto fosse molto più puro e quieto, scevro di tentazioni maligne, ma è durato tutto troppo poco perché, vai a capire gli scherzi che tira il Demonio (che sarà pure lurido e schifoso però è furbo, perché sono sicuro che ci abbia messo lo zampino), ho immaginato un uomo in grazia di Dio con indosso il vestito da lattina di bibita gassata che indossava la femmina sulla rivista che ho visto dal barbiere, e non so spiegarmi perché ma (chiederò per sempre perdono al Signore per questo) mi è venuto duro anche così.
So che il mio caro dottor S. si arrabbierà per quello che ho fatto dopo, ma solo perché è costretto dai servizi sociali; in cuor suo mi comprenderà e mi perdonerà, e se devo dirla tutta immagino anche che in segreto, senza rivelarlo mai a nessuno perché è un pensiero che non si può rivelare, si sentirà orgoglioso di me e (anche se è possibile che qualcuno sarà triste e forse piangerà, anzi, sicuramente piangerà per quello che ho fatto) sarà fiero di me, ammirerà la mia rettitudine nonostante il suo naso e il suo cognome puzzino di ebreo, e comprenderà che non potevo rimanere inerte, col rischio di sentirmi un infedele o un frocio, con l’abominevole sensazione di avercelo avuto duro pensando ad un maschio senza porre rimedio in qualche modo.
Non importa per il sangue che è stato versato, perché per rimanere sulla retta via (la Santa Via del Signore) e continuare ad essere un candido cumulo di neve gelida aggrappato alla Santa Roccia, è necessario saper compiere sacrifici (extrema ratio). Adesso che mi trovo davanti alla porta del mio caro dottor S., deciso a raccontare quello che ho fatto anche se lui mi aveva chiesto di non farlo (e io gli avevo promesso che non l’avrei fatto), sono certo di essere nel giusto e mi sento pronto ad abbracciare il suo perdono, fosse l’ultima cosa che faccio.