Kafka nel Paese delle Meraviglie (Letteratura e diritto #5)
di Pasquale Vitagliano
Può essere che Franz Kafka abbia letto Alice nel Paese delle Meraviglie? La domanda non è oziosa. Se l’è posta per primo Bruno Cavallone ipotizzando che il racconto Davanti alla Legge sia stato ispirato dall’episodio della Porta e della Rana contenuto nel romanzo di Lewis Caroll e arricchito nel seguito-appendice Attraverso gli occhiali. Le coincidenze sono davvero impressionanti. In entrambi i casi c’è una porta da varcare e un guardiano, che nel racconto di Caroll è una rana-valletto. Questo ingresso è riservato esclusivamente alla persona che vorrebbe entrare, ma non osa farlo. Infine, tanto Alice quanto il contadino devono aspettare per anni prima che la porta possa finalmente aprirsi per loro (esclusivamente). “È vietato l’ingresso fino alla settimana dopo la prossima”. Kafka non conosceva l’inglese. È possibile che egli abbia letto una traduzione in tedesco che risale al 1869. Ai tempi della stesura del racconto nel 1914 esisteva anche un’edizione italiana del libro di Caroll dell’Istituto Editoriale Italiano destinato ai ragazzi. Può essere che sia stata questa la fonte occasionale, almeno nella sua versione aggiornata. Quella in tedesco, infatti, è successiva.
La sorprendente analogia tra Alice e K. introduce un altro argomento, quello della “soglia” tra mondo interno libero e mondo esterno regolato, ovvero dell’accesso al Tribunale come paradigma del giudizio e della verità. “Il Tribunale non vuole niente da te. Ti accoglie quando vieni e ti lascia andare quando vai”. È l’enigmatica frase che il Sacerdote (Guardiano) pronuncia a Josef K. ne Il Processo, nel capitolo in cui viene ripreso il racconto.
È quello che capita al rappresentante di commercio Alfred Traps ne La panne. Una storia ancora possibile di Friedrich Durrenmatt. In viaggio per lavoro, l’auto di Traps va in panne, appunto. Viene quindi ospitato per la notte dal signor Zorn, un giudice in pensione, che lo invita prima a cena e poi a partecipare con altri tre amici ad un gioco di ruolo che consiste nel simulare un processo. L’esito sarà inaspettato e tutt’altro che rassicurante. Il processo, pertanto, assume il perimetro di uno spazio ideale separato dalla vita reale. Può addirittura essere relegato dentro la testa di chi giudica e/o si sente sotto processo. In una miniatura svizzera del XVI secolo questo recinto ha forma ottagonale, come Castel del Monte, con un imprevisto ampliamento delle possibili spiegazioni della vocazione originaria di questa misteriosa architettura federiciana in Puglia.
La soglia della Legge è anche quella che separa il vero dal falso. Questo, credo, sia anche il tema del film di Giuseppe Tornatore, La migliore offerta. Il battitore d’aste Virgil Oldman se avesse fatto subito alla donna in sedia a rotelle del bar vicino alla villa su cui tutta la vicenda è incentrata la domanda che le rivolgerà alla fine non sarebbe caduto vittima dell’inganno. Il film termina simbolicamente a Praga in omaggio alla (non casuale) suggestione kafkiana.
“Noi quattro qui seduti a questo tavolo siamo ormai in pensione e perciò ci siamo liberati dell’inutile peso delle formalità, delle scartoffie, dei verbali, e di tutto il ciarpame dei tribunali. Noi giudichiamo senza riguardo alla miseria delle leggi e dei commi”, afferma il giudice di Durrenmat nel corso del gioco di ruolo. Insomma, siete proprio sicuri che senza tribunali ci sarebbero meno processi tra gli esseri umani?

Molto stimolante! Per molti, ancora, l’accostamento di Kafka all’opera di Lewis Carrol può sembrare un affronto, perché intesero l’Alice come un lavoro, un ricamo sul fantastico vicino alla letteratura infantile, mentre come sappiamo è un grande e ardito ricamo e tragitto nel profondo di una immaginaria psiche infantile.
Mario, un caro saluto.