Abbasso l’avvenimento, viva Braudel (un programma su Radio 3)

di Davide Orecchio

Per me (imho, si sarebbe scritto in un’altra epoca) tirare fuori una serie radiofonica su Fernand Braudel, di questi tempi, è un’idea non solo geniale ma molto utile. Lo sta facendo RadioTre su Pantheon, con una serie in quattro puntate (o podcast) ideata dalla Sisem – Società Italiana per la Storia dell’età moderna e curata dalla Commissione Comunicazione coordinata dalla storica Lisa Roscioni, che conduce anche in studio. Le puntate si ascoltano ogni domenica, dal 21 settembre, dalle 18.00 alle 18.30, e si riascoltano al link.

Il programma

Pantheon (leggo e parafraso dal sito della Sisem) è un viaggio nel tempo attraverso la vita e le opere di Braudel, lo storico che ha cambiato il nostro modo di guardare al passato: dalla prigionia durante la Seconda guerra mondiale fino alla grande avventura intellettuale de Il Mediterraneo e della trilogia Civiltà e capitalismo. Il progetto racconta un uomo che trasforma la storia in un orizzonte di “lunghe durate”, di spazi e tempi intrecciati. Italia, Mediterraneo, Europa e mondo diventano così un unico palcoscenico in una narrazione che intreccia biografia e scrittura, pensiero e vita, restituendo la forza visionaria di un grande maestro del Novecento. La prima puntata è già andata in onda. Il percorso proposto dalla trasmissione ripercorre i nodi centrali del pensiero braudeliano: l’elaborazione della nozione di tempi della storia, l’idea di lunga durata come chiave interpretativa delle trasformazioni sociali, il superamento della mera histoire événementielle, il dialogo tra storia e scienze sociali e il ruolo della scuola delle Annales.

Perché geniale e utile?

Beh, il superamento della storia evenemenziale, la messa in mora della dittatura dell’evento è sempre geniale. Se ci pensiamo, un’intera scuola storiografica, sotto la guida di Braudel, provò a frantumare il sedicente caposaldo della storia. Eresia pura. Ma quanto è utile e fondamentale oggi, per chiunque di noi, non solo gli storici di professione, riscoprire ed esercitare la critica dell’evento?, oggi che mai come in passato siamo sopraffatti da una piena di eventi e notizie (a volte false, a volte vere) che ci rincorrono anche quando non le cerchiamo, che ci appaiono sui nostri schermi digitali e SM, che ci torturano e immalinconiscono?

La risposta mi sembra scontata. Stiamo vivendo e morendo in un clima di guerra, di massacro, di dittatori e nuovi fascismi. Esercitare la disciplina della spiegazione, la ricerca delle cause profonde, non dimenticare che siamo immersi in una storia lunga non orfana di un futuro è una forma di emancipazione dalla schiavitù intrinsecamente politica della notizia (vera o falsa, sbandierata o occultata), oltre che dell’evento. Dal dominio della violenza e della guerra. È un’opportunità di essere liberi, non controllati. Immagino che autrici e curatrici di questo programma braudeliano lo abbiano pensato, scegliendo di comunicare ora proprio questo: uno storico e la sua lotta contro l’evento.

La rivolta di Braudel contro l’evento

Attraversiamo tempi di guerra e un tentativo in atto di genocidio a Gaza. Un intero sistema democratico, gli Stati Uniti d’America, collassa e si coagula attorno a un presidente dittatore. Forze neofasciste e post-fasciste avanzano nei principali Paesi europei. Eventi senza spiegazione? Emergenze senza ritegno?

Non è assolutamente casuale che, in Fernand Braudel, la rivolta contro l’evento fosse scoppiata durante la Seconda guerra mondiale.

Come spiega Lisa Roscioni in un passaggio della prima puntata (lo sintetizzo):

… Poi Braudel si arruola, scoppia la guerra, siamo nel 1939. Pochi mesi dopo, nel giugno del 1940, viene fatto prigioniero nei Vosgi, durante la drammatica ritirata dell’esercito francese incalzato dalle truppe naziste. Viene quindi deportato in Germania, a Lubecca, in un campo per prigionieri politici dove resta fino alla fine della guerra. (…) Il tenente Braudel trova il modo per reagire. Si mette a studiare, a leggere, a scrivere. “Ho bisogno di sognare una vita, un mondo migliore”, scrive alla moglie. Ma la guerra incalza. Le notizie filtrano attraverso le radio clandestine, attraverso i giornali, che naturalmente sono giornali tedeschi, giornali nemici. Alcune buone, come ad esempio lo sbarco americano in Normandia nel giugno del 1944. Alcune meno buone, se non drammatiche, che ogni volta angosciano e allontanano la possibilità, la speranza di un’imminente sconfitta tedesca. Lo scontro tra realtà e propaganda, tipico di una guerra, è molto forte. Proprio in quel momento Braudel ha una sorta di rivelazione. Di fatto concepisce un nuovo modo di guardare al passato.

“Tutti quegli avvenimenti – ricorda Braudel – che la radio e i giornali nemici ci scaricavano addosso, dovevo superarli, respingerli, negarli, dovevo gridare Abbasso l’avvenimento. Avevo bisogno di credere che la storia e il destino si scrivessero a un livello più profondo”.

È una svolta fondamentale.

È proprio quando la storia si fa più acuta, violenta, intollerabile che il ragionamento sulla storia fa (è costretto a fare) un salto di qualità, mosso da uno sforzo esistenziale di comprensione del mondo. Penso che questo programma ce lo voglia spiegare.

3 Commenti

  1. Sono L autrice della prima biografia intellettuale di Braudel Fernand Braudel e l Europa universale vi interessa il
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davide orecchio
davide orecchio
Vivo e lavoro a Roma. Libri: Lettere a una fanciulla che non risponde (romanzo, Bompiani, 2024), Qualcosa sulla terra (racconto, Industria&Letteratura, 2022), Storia aperta (romanzo, Bompiani, 2021), L'isola di Kalief (con Mara Cerri, Orecchio Acerbo 2021), Il regno dei fossili (romanzo, il Saggiatore 2019), Mio padre la rivoluzione (racconti, minimum fax 2017. Premio Campiello-Selezione giuria dei Letterati 2018), Stati di grazia (romanzo, il Saggiatore 2014), Città distrutte. Sei biografie infedeli (racconti, Gaffi 2012. Nuova edizione: il Saggiatore 2018. Premio SuperMondello e Mondello Opera Italiana 2012).   Testi inviati per la pubblicazione su Nazione Indiana: scrivetemi a d.orecchio.nazioneindiana@gmail.com. Non sono un editor e svolgo qui un'attività, per così dire, di "volontariato culturale". Provo a leggere tutto il materiale che mi arriva, ma deve essere inedito, salvo eccezioni motivate. I testi che mi piacciono li pubblico, avvisando in anticipo l'autore. Riguardo ai testi che non pubblico: non sono in grado di rispondere per mail, mi dispiace. Mi raccomando, non offendetevi. Il mio giudizio, positivo o negativo che sia, è strettamente personale e non professionale.
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