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Un tipo a posto

miriam-toews

di Gianni Biondillo

Miriam Toews, Un tipo a posto, Marcos y Marcos, 2013, 328 pagine, Traduzione di Daniele Benati e Paola Lasagni

Millecinquecento abitanti, non uno di più, non uno di meno. Solo così Algren può ambire al titolo di Città più piccola del Canada, surclassare le altre pretendenti e avere in premio la visita del primo ministro per la festa nazionale del primo luglio. Un problema che può apparire di poco conto, ma che, leggendo Un tipo a posto, scopriamo essere di primaria importanza per il sindaco della cittadina, Hosea Funk, figlio illegittimo di un amore fugace di sua madre, durato una sola notte, come confessato da lei stessa sul letto di morte, proprio con un giovane che oggi è diventato il primo ministro.

Hosea ha quindi, finalmente, il modo di incontrare suo padre. Ma Algren, la tranquilla cittadina, sembra non dargli ascolto. In tutto il mondo, Canada compreso, la provincia immobile non è immobile mai. C’è chi muore, chi dovrebbe morire e non muore, c’è chi partorisce, in modo copioso (un parto trigemino), c’è chi parte, chi arriva. Insomma: Algrean, sonnacchiosa finché ci pare, non riesce a soddisfare i piani di ricongiungimento familiare di Hosea, che, nel frattempo scopre pure d’aspettare un figlio dalla sua compagna (e che quindi vuole – disdetta! – trasferirsi in paese!).

Un libro divertente questo di Miriam Toews, colmo di personaggi al limite della macchietta: cani dispettosi, madri  imbranate, bambine dal nome improbabile sempre pronte a spiccare il volo, pompieri volontari ossessionati dagli incendi, nonne ubriacone. L’autrice sembra dirci, con la sua scrittura godibile e senza fronzoli letterari, al limite del colloquiale, che per quanto si cerchi di portare a termine un piano, grande o piccino che sia, la vita si metterà in mezzo di continuo, farà sempre di tutto per depistarci, per stupirci. Che occorre quindi vivere con meno ansia i giorni della nostra esistenza, cogliendo i frutti golosi e inaspettati del caso, piuttosto che quelli amari degli illusori progetti della ragione.

 

(pubblicato precedentemente su Cooperazione, n° 3 del 14 gennaio 2014)

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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