Animali domestici

muratori  di Gianni Biondillo

Letizia Muratori, Animali domestici, Adelphi, 218 pagine, 2014

La protagonista di Animali domestici è una donna che una volta avremmo detto di mezza età e che invece sembra una ragazza che non sa ammettere di non esserlo più da almeno un decennio. Vita irrisolta la sua. Sembra quasi che per Letizia Muratori nascere e crescere “nei quartieri alti” di Roma sia una disgrazia. Nessuno dei personaggi che ruota attorno alla protagonista sembra felice, realizzato, completo. Tutti si portano addosso irrequietudini, dolori, frustrazioni.

La protagonista ha una vita sentimentale fatta di compagni opachi, editor autoreferenziali o ragazzi per bene eroinomani, le sue amiche sono sempre sull’orlo del precipizio, su tutte Chiara che trova affetto solo dai cani che raccoglie compulsivamente per strada. Negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza il carattere di questi personaggi, che si conoscono da sempre e continuano a frequentarsi non ostante tutto, è forgiato fatalmente dal loro censo sociale. La protagonista stessa ha come unico rapporto duraturo nel tempo, da quand’era una liceale fino alla scrittrice che ora è diventata, un uomo che è in realtà il padre di una sua amica. Edi Sereni. Relazione fatta più di conflitti e vendette che di tenerezze e comprensione.

È un romanzo claustrofobico questo di Letizia Muratori. Fatto di ambienti – sociali e fisici – chiusi, impermeabili al mondo esterno. La scrittura è controllata fino all’ossessione, la precisione del dettaglio maniacale. Le continue digressioni “a scatola cinese” dell’io narrante, il fluttuare nel tempo e nei luoghi topici della vita di questa tribù incestuosa, sono come la vie di fuga che la scrittura si dà per non restare soffocata dall’aria viziata che vuole descrivere. Riuscendoci.

(precedentemente pubblicato su Cooperazione, n° 10 del 3 marzo 2015)

1 commento

  1. La scrittura è controllata fino all’ossessione, il dettaglio maniacale. Finalmente siamo di fronte a un’alternativa alla koinè dello psicologismo artefatto o alla pseudo-avanguardia narrativa che ormai sanno di poco. :)

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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