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Le nostre anime di notte

di Gianni Biondillo

 

Kent Haruf, Le nostre anime di notte, NN editore, 2017, 162 pagine, traduzione di Fabio Cremonesi

Addie è vedova e si sente sola. Ne parla con Louise, vedovo anch’esso. Gli propone di passare le notti con lei, nel letto di casa sua. Nulla a che vedere col sesso – alla loro età! – ma con la possibilità di superare in compagnia le infinite, insonni ore notturne. Chiacchierando, raccontandosi storie, tenendosi compagnia. Louis, titubante, accetta.

Le nostre anime di notte è il quarto romanzo ambientato da Kent Haruf nell’immaginaria cittadina di Holt, uno di quei posti identici a se stessi, sperduti nell’America profonda, assolata, dimenticata. Poco più di un puntino in una mappa, ma che è entrata prepotente nella geografia letteraria, grazie alle vite dei suoi abitanti descritti con ossessiva perizia da Haruf. Non è necessario aver letto la Trilogia che precede questo romanzo per apprezzarlo appieno. Ci si affeziona subito a questi due anziani che combattono la solitudine grazie ad un espediente semplice e al contempo spregiudicato.

È di affetti che parla questo romanzo. Di occasioni che non si possono più rimandare, in prossimità della fine della propria esistenza. La dolce vitalità dei protagonisti, che non fanno niente di male se non amarsi in un modo talmente puro che abbacina, contrasta con la meschinità della provincia profonda, quella che miope, da sempre, giudica e sentenzia. Una loro vecchia conoscente, Ruth, comprenderà e condividerà il loro gesto, un giovane nipote, Jamie, verrà a tenere loro compagnia, il figlio di Addie si metterà di traverso, indignato.

Ma più che la trama è la lingua, prosciugata eppure mai asettica, che determina la qualità di questo romanzo scritto da Haruf in punto di morte. Di questo osa parlare: di Morte, di Vita, di Speranza. Lasciandoci in dono questo piccolo mondo coerente, descritto con una umana partecipazione che commuove.

(precedentemente pubblicato su Cooperazione, numero 13 del 28 marzo 2017)

1 commento

  1. è un libro delicato ma al tempo stesso profondo. è un libro “lento” ma che ti cattura parola dopo parola, notte dopo notte. ricorda un po’ i film di una volta che avevano uno stile e un ritmo narrativo che oggi è difficile trovare. detto questo l’opera riesce a sottolineare tutti i limiti della provincia americana (che potrebbe essere anche la nostra) e a mettere in discussione il concetto di “normalità”. normale è dormire nello stesso letto facendo sesso o avendo una relazione e invece si scopre che piacevolmente normale è quello che vivono i due protagonisti.

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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