di Tessa Rosenfeld
Nonna Genia possiede il raro dono della mimica.
Imita chiunque, dalla cameriera storpia che in un accesso d’ira ha rinchiuso in un armadio al gastroenterologo tutto inamidato che spunta ciclicamente a casa nostra per tastare il mio fegato sofferente.
La mimica di Nonna è un pretesto per scaricare le mille ansie che la tengono in un perenne stato di febbrile esaltazione.
“Mon Dieu! Fa che smetta!” mormora mia madre in preda a frustrazioni ben più cupe ma alla fine scoppia a ridere e dunque autorizzata dalla sua risata cristallina mi metto a ridere anch’io. Bisticciano come furie giorno e notte; ogni pretesto è buono per scatenare l’uragano. Le prime parolacce che imparo sono quelle che si scagliano in Russo; parolacce dal suono ricco e gutturale: Sfolitch! Drian! Shto on sdoh, graziosamente tradotte in: Cogliona! Fessa! Che tu possa crepare!
Se ne sparano anche altre sopratutto in Inglese e Francese, visto che essendo upper class sparalocciare in un solo idioma non basta.
Viviamo ai Parioli zigzagando da un indirizzo all’altro.
“Perché cambiamo sempre casa?” chiedo
“È semplice!” risponde Nonna. “Perché tua madre è un Imbecille”







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