di Dario Accolla
Cara Paola, cara Ricarda, ho sempre pensato che non è un atto formale a rendere vero l’amore. Quell’atto però ha un valore che può riassumersi in una sola parola: “diritti”. Io credo ai simboli, che non portano il pane a tavola e non porgono le garze sulle ferite. Ma disegnano l’anima e i pensieri. E con i pensieri si cambia il mondo. Per questo penso che il vostro matrimonio non sia solo un atto legale, per quanto legittimato già nel suo essere dal sentimento che lo nutre e che lo rende imprescindibilmente giusto. La vostra scelta diventa simbolo di una libertà che deve essere prerogativa di tutte e di tutti. La libertà di chi, gay o lesbica, vuole essere come la maggioranza delle persone. La libertà di chi, eterosessuale, sa di poter vivere in un paese più giusto. La libertà di chi decide di non sposarsi, in un novero di scelte tutte a portata di mano. La vostra unione è sacra, perché esiste. È lecita perché prevista dalle cose del mondo. Chi non comprende questo non capisce l’amore e non conosce la vita. Mi sembra che voi, al contrario, abbiate imboccato la strada giusta. Vi abbraccio come se foste qui, con ogni augurio di felicità per tutto ciò che già siete e che potrete ancora essere. Insieme.
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