di Francesca Matteoni
Come immaginare il diavolo? Secoli di credenze stregonesche e persecuzioni ce lo consegnano variamente quale signore distinto, ibrido tra uomo e animale con zoccolo fesso al posto del piede o addirittura con gambe e corna di caprone, cane nero, presenza sinistra munita di artigli per marchiare a sangue i suoi seguaci, bestia di lussuria e malvagità. Alla fine del 1700, secolo dei lumi e delle rivoluzioni, il diavolo ha ancora qualcosa da dire, almeno nella letteratura se non più dal palcoscenico di accuse e processi; ha ancora una varietà di forme da assumere per tentare l’essere umano. Eccolo così ne Il diavolo innamorato del francese Jacques Cazotte, pubblicato per la prima volta nel 1772 e riproposto in italiano in un’edizione curata e tradotta da Isabella Mattazzi, opera che mescola al suo interno il meraviglioso al pensiero libertino, il racconto d’amore all’ambiguità e al potenziale orrore del demoniaco.










