di Christian Raimo

Soltanto nell’ultimo paio d’anni la narrativa italiana degli esordienti e degli scrittori trentenni, quarantenni, ha fatto il pieno di libri che parlavano di quello che sembrava fino a poco prima un mondo sconosciuto: il lavoro, la precarietà, la vita di merda che si fa in Italia. Vita precaria amore eterno di Mario Desiati, Bassotuba non c’è di Paolo Nori, Figlia di una vestaglia blu di Simona Baldanzi, Cordiali saluti e Mi spezzo ma non m’impiego di Andrea Bajani, Il mondo deve sapere di Michela Murgia, Mi chiamo Roberta… di Aldo Nove, Buon lavoro. Dodici storie a tempo indeterminato di Federico Platania, Nicola Rubino è entrato in fabbrica di Francesco Dezio, Il sorcio di Andrea Carraro, Risorse umane di Angelo Ferracuti, Cronache dalla ditta di Andrea Cisi, Voice center di Zelda Zeta, eccetera eccetera eccetera.

di Gianni Biondillo





