di Alessandra Lisini

Colui che insegna eviterà dunque di utilizzare tutte le parole che non insegnano: e se egli può utilizzare al loro posto parole corrette e intelligibili, egli le preferirà alle altre. Se però egli non potrà utilizzare tali parole, sia perché non esistono, sia perché non gli vengono alla mente, si serva di termini meno corretti, purché l’argomento del suo discorso possa essere ben spiegato e ben imparato. […] Ecco perché colui che parla deve fare ogni sforzo per aiutare chi ascolta in silenzio.
(Rabano Mauro, De institutione clericorum, IX sec d.C.)
Il papa in playback all’Angelus è stato fermo o appena tremulo, forse era giusto quel rollio di camera, il ronzio che dà agli occhi il movimento delle frequenze di trasmissione dell’immagine o dell’operatore, oltre alla probabile oscillazione naturale che un decimo piano di palazzo può avere al vento.