
Di Roger Salloch, ex-collaboratore del “Paris Review”.
In occasione della pubblicazione in Francia del saggio di Paul Krugman The Great Unravelling (trad. italiana: La deriva americana, Laterza, 2004).
Sono un americano. Vivo a Parigi. Leggo gli articoli dei columnists, l’International Herald, il New Yorker, la stampa inglese; la mia lettura si concentra sulle pagine di politica. Quest’estate, ho ritrovato gran parte delle mie opinioni in una Lettera dall’America pubblicata di recente sul London Day Observer, con intereventi di vari scrittori americani, tra cui Carl Hiaasen, Deborah Eisenberg, Paul Auster e Richard Ford. Il succo era: L’attuale regime di Washington è il peggiore ci sia mai stato. Il proto-fascismo è sbarcato in America, le istituzioni sono sotto assedio. Peggio ancora: le istituzioni, come maestosi alberi secolari, sono state scortecciate e lasciate morire su quella stessa collina spoglia che un tempo F. Scott Fitzgerald ha definito il fresco e verde seno del nuovo mondo.



Sembra ancora di vederlo rinchiuso nel suo sgabuzzino letterario a vidimare pagine di racconti e demoni, di geometrie razionali stravolte dal dettaglio imprevedibile della più innocua forma di vita. Isaac Bashevis Singer avrebbe compiuto cent’anni nel luglio 2004 assomigliando così ad un vetusto personaggio dell’Antico Testamento, uno dei suoi adorati, incapaci nonostante secoli di vita di comprendere il senso del vivere e di appagarsi di una pur parziale o minima verità ultima. Singer però piuttosto che ad un profeta sempre più sembrò negli ultimi anni di vita trasformarsi fisicamente in uno dei suoi piccoli demoni benevoli e terribili. Orecchie a punta, sorriso mefistofelico, testa glabra, occhietti vispi e tondi.
Per la “lista della spesa” segnalo Carnezzeria, regia di Emma Dante, compagnia Sud Costa Occidentale, tuttora in scena in Italia e in Europa.
“Le immagini di mattatoi e di carne mi hanno sempre molto colpito […] Che altro siamo, se non potenziali carcasse? Quando entro in una macelleria mi meraviglio sempre di non esserci io, appeso lì, al posto dell’animale”.
1. I Sassi di Matera
22 Dicembre, oggi ucciso mio padre. Semplicissimo, atteso al varco dell’età mia e sua. Giovedì compiuti 18 anni. Ieri lui 59. Entrambi capricorni. Non voglio vederlo compiere sessant’anni, non voglio un altr’anno per la sua cifra tonda, ho pensato. Tanto vale eseguire subito la sentenza, ho pensato. Il mio regalo di compleanno, ho pensato. I regali agli altri rendono gli altri riconoscenti per principio, e la riconoscenza è il prodotto di un ricatto morale, ho pensato. Questo non è il mio caso, che ho scelto di fare a mio padre il regalo più non ricambiabile in assoluto dei regali in assoluto più non ricambiabili.

Osservate la foto. Proprio qui, sull’arteria monumentale di Kiev, il Kreshatik, vasto e severo viale di architettura staliniana costruito dopo le feroci distruzioni naziste, accurate anche nel cancellare il preesistente quartiere art nouveau, in questo luogo di interminabili parate sovietiche, esibizioni decennali di missili e carri armati, luogo dove il potere ha sempre dispiegato le sue seduzioni metalliche, le sue illusioni di pietra e cartone, le sue bandiere ormai mutate (dal 1991 la parata militare celebra l’indipendenza della nuova nazione, l’Ucraina), proprio qui è sorta, nei giorni successivi al primo ballottaggio fra Yushenko e Yanukovich, la tendopoli pacifica della rivoluzione arancione, il presidio permanente dei sostenitori di Yushenko, intenzionati a dimostrare la propria determinazione dopo i vistosi brogli elettorali,sino a circondare i palazzi del potere chiedendo un nuovo ballottaggio.
Caro Tiziano, ti invio un testo rimixato che se vuoi puoi pubblicare su Nazione Indiana. A me piace. Il merito è soprattutto di Balestrini. Nelle mie ultime letture pubbliche è già diventato un piccolo must. All’inizio, e poi a scelta, mentre si legge/interpreta, bisogna sospendere la frase e chiedere al pubblico di ripetere sempre la stessa parola, in coro: Merda!
Le orfane del volto