RADIO3
TUTTO IN UNA NOTTE
(Riporto l’autocelebrativo comunicato stampa: chi fosse insonne sabato notte, può sintonizzarsi)
Dalla Mezzanotte di sabato 20 marzo sino alle 6 della mattina di domenica 21 marzo 20 scrittori si succederanno in diretta al microfono di Radio3 per dar voce alla nuova e sostanziosa raccolta di racconti La qualità dell’aria. Scrittori di questo tempo, edita da Minimum Fax, dal 20 marzo nelle librerie italiane.
La raccolta è curata da Nicola Lagioia e Christian Raimo. Venti scrittori italiani raccontano il proprio tempo sulla propria pelle attraverso una manciata di racconti impietosi e corrosivi. Venti scrittori sotto i quarant’anni, alcuni più noti di altri, saggiano La qualità dell’aria armati di talento e coraggio; testimoni del proprio tempo raccontano i loro anni cresciuti tra videogiochi e televisioni commerciali, l’odio e l’amore verso questo mondo e questo nostro paese.
Le voci saranno dunque quelle di Ernesto Aloia, Paolo Cognetti, Mauro Covacich, Riccardo Falcinelli e Marta Poggi, Nicola Lagioia, Giordano Meacci, Serafino Murri, Francesco Pacifico, Valeria Parrella, Antonio Pascale, Gabriele Pedullà, Leonardo Pica Ciamarra, Tommaso Pincio, Andrea Piva, Laura Pugno, Christian Raimo, Elena Stancanelli, Giordano Tedoldi, Emanuele Trevi.
Nella festosa atmosfera notturna dello studio, oltre alle voci degli autori, dai microfoni di Radio3 risuoneranno le musiche da loro scelte per ambientare i loro racconti.

Se Riccardo Ferrazzi ha fatto fatica ad arrivare in fondo al discorso di Veronesi, io ho addirittura saltato qua e là perché proprio non ce la facevo.

Conoscete il CERIT (Centro Riscossione Tributi)? Ne sentirete parlare parecchio negli anni a venire. Si tratta di recupero crediti, un titolo sicuro nella borsa del futuro.
Ma-ia-hii
Rispondo in ritardo alle reazioni suscitate (su l’Unità, 
Lello Voce ha aperto un bellissimo sito molto ricco (
Come è noto i Subaltern Studies – così come anche i Postcolonial Studies – sono nati in un preciso milieu geo-politico; a parte il caso di Edward Said, il quale risulta piuttosto esserne fra gli ispiratori, si tratta per la gran parte di intellettuali indiani – alcuni dei quali insegnano in università occidentali – che tra gli anni ’70 e ‘80 del secolo scorso hanno portato un attacco frontale alla tradizione storica nazionalista indiana e a quelli che erano e sono chiamati Area Studies, veri e propri studi governamentali dedicati all’analisi storico-antropologica di enormi aggregati di territori e popolazioni che, anche in tal modo, sono stati unificati/esotizzati dai poteri transnazionali.

(In questo articolo di Antonio Moresco pubblicato sull’”Unità” sono nominati i libri di Moresco, di Scarpa, miei e un libro collettivo firmato da alcuni collaboratori di Nazione Indiana. Nel postarlo ho avuto perciò qualche perplessità. Tra gli stili di comportamento che Nazione Indiana si è data c’è infatti anche quello di non lodarci e imbrodarci a vicenda, né di recensire libri di amici solo perché sono di amici. Dapprima avevo perciò pensato di tagliarne via un pezzo. Ma poi mi sono accorta che avrei alterato la natura dell’articolo, che è una risposta a ciò che altri ha detto. Ed è una risposta che si ribella al finto galateo di chi gioca con le carte truccate, di chi non fa che ripetere da un po’ di tempo a questa parte che non c’è più nessuno nella stanza, pretendendo che chi è nella stanza nemmeno ribatta qualcosa. “Ah, sì? Tu dici che ci sei? Ah, ti lodi da solo, narcisista!”. Come in quel film di Bunuel, “Abbasso la libertà!”, dove c’è una bambina che tutti danno per dispersa, che tutti cercano, e che continuamente zittiscono quando tenta di dire “Ma io sono qui”. Se quindi in questo pezzo si parla, tra le altre cose, anche di Nazione Indiana e dei suoi collaboratori, è perché altri li ha dati per inesistenti. Perciò mi prendo la responsabilità di pubblicarlo nella sua interezza. Carla Benedetti)