Il cranio e la spina dorsale
di Giorgio Vasta
10. Io non conosco Vitaliano Trevisan. Conosco i suoi libri, e mi piacciono, ma non conosco la sua storia e le sue rabbie, se ha rabbie. Ho parlato con lui una volta sola, lo scorso novembre, a Macerata. Ero lì, a Macerata, per lavoro, e una sera sono stato coinvolto in un incontro con l’autore organizzato da una biblioteca locale. Avendo letto i suoi libri, dovevo aiutare a presentarlo. L’autore, appunto, era Vitaliano Trevisan. Prima di questa presentazione, che era alle nove di sera, sono andato a cena con l’organizzatore dell’incontro e con Trevisan stesso. Ci siamo seduti e gli ho guardato la testa. Alla parola ‘testa’, mentre guardavo la testa di Trevisan, si è sostituita la parola ‘cranio’. Alla parola ‘cranio’, mentre guardavo il cranio di Trevisan e parlavo con lui della sua città, Vicenza, città dell’oro e della fiera, si è sostituita la parola ‘ossa’. Esattamente l’espressione ‘ossa piatte’. E ancora, sempre procedendo, a fatica, nella conversazione (è stata una conversazione molto laboriosa, come impastare una zolla di fango), dall’espressione ‘ossa piatte’ è affiorata la parola ‘parietale’, e poi la parola ‘temporale’, e poi ‘frontale’ e ‘occipitale’, e infine ‘cucitura’, ‘sutura’, ‘suturare’.