di Dario Voltolini
Nei giorni scorsi ho letto Le parole della memoria, un libro edito da Cadmo che raccoglie interviste rilasciate da Romano Bilenchi nell’arco di tempo che va da 1951 al 1989, anno della sua morte. In un’intervista l’autore del Conservatorio di Santa Teresa elenca una serie di libri da lui profondamente amati. Uno di questi è Bellarmino e Apollonio, dello spagnolo Ramón Pérez de Ayala, del 1921.
Per il grande amore che nutro nei confronti di Bilenchi, oggi mi sono messo a cercare il libro di Pérez de Ayala, nella speranza di ritrovare nelle sue pagine un’incanto simile a quello incontrato leggendo il Conservatorio: “se lo amava Bilenchi, ci saranno delle affinità”, ho pensato. Insomma, un modo come un altro per bighellonare nei paraggi di Bilenchi.
Non mi è parso che il libro fosse attualmente in circolazione, così sono andato a dare un’occhiata al sito Maremagnum Librorum, che mette in connessione diverse librerie antiquarie e dell’usato sul suolo nazionale, unificandone i cataloghi.
Lì ho trovato a disposizione varie copie e edizioni di Bellarmino e Apollonio. Una copia si trovava in una libreria della mia città, Torino (la libreria “Le Colonne”, in via Mombasiglio 17/b). Avevo un’oretta libera e sono andato a comprarmelo.
Si tratta della seconda edizione: Slavia, Torino 1931. Prefazione e note di Angiolo Marcori.
Riporto la parte iniziale della prefazione di Marcori datata 1930.
Ogni riferimento alla situazione attuale è puramente… triste.