di Antonio Moresco
Se provo a lanciare lo sguardo – e anche il cuore – lontano da dove sono ora, più avanti, molto più avanti, e provo a immaginare di avere già finito di scrivere Canti del caos, tutte e tre le sue parti, e anche alcuni altri piccoli esordi che mi sono messo a fantasticare in questi anni, e di avere magari ancora qualche anno di vita, l’unica cosa che potrei desiderare a quel punto è di sottrarmi finalmente a tutto questo orrore, a questa sensazione che ho a volte di essere come qualcosa che brucia sulla parete inclinata di un ghiacciaio.
