Una bella estensione del post di Raimo “Come si muore“. E non solo. Complimenti Mattia.
Ecco come cade un deltaplano
Ecco come mi tolgo l’asciugamano
Ecco come muore un samaritano
“W.i.p. flag, stiamo sbandierando per voi”?
Oppure: sbandierate voi adesso, noi basta.
Oppure: non esiste (più?) “nessun noi”.
Oppure: Spazio alla vostra immaginazione.
Oppure: metteteci voi i colori presunti “veri”,
“se ne siete capaci”.
“Ci siamo sFORZAti troppo”
“Siamo dal chirurgo plastico”
“Puntiamo tutto su Dio e Famiglia”
“Bandiera spiegata”
“Post-flag”
“Bandiera debole”
all’asilo urlavamo
senza la maestra
BIANCO, ROSO E VERDE
EL COORE DEE 3 MERDE
in bagno urlavo
dalla stitichezza
ECCO COME SPIRA UNA SPIRITATA
ECCO COME ESALA UN’ESALTATA!
“Flag” induce a pensare e a parlare. Vuole, presuppone che chi guarda pensi o parli.
Intende mostrare un pensiero dissacrante e vuole far dire cose irriverenti, dissacranti.
Naturalmente contiene e dichiara di contenere anche altri significati. Più cupi, quasi tragici.
Ma l’azione principale resta quella di far pensare e dire. Anche far pensare e dire cose ovvie, scontate, prevedibili (incluse le mie).
Ovvi e prevedibili sono del resto anche il silenzio compìto e l’“oh” di meraviglia indotti da opere di altro tipo, quelle dall’aria davvero “artistica” e “seria”.
Intravedo sullo sfondo la mannaia unilaterale di Wovoka.
oh!
ok.
roba concettuale.
fa appello al formarsi di concetti nella mente di chi guarda (er fruidore?), come bolle di purea o di fango: plop.
io penso all’idea di rosso, verde, bianco e a wittgenstein, per esempio (agisce in me il liceo, si scatena).
dei colori non si può parlare.
forse del bianco sì, come mescolanza di ogni colore, ma della sensazione di “bianco” no, perché ognuno c’ha la sua.
però qui sono tirate in ballo la bandiera e la patria, come a dire “fate un po’ voi”.
credo che sia semplicemente l’italia nella sua astratta effige. tolti i colori, restano solo parole… ad ogni modo l’opera è riuscitissima, perchè dice molto di più di quello che mostra.
di Salvatore Enrico Anselmi
Prosegue, nel caldo agostano, il mio privato festival del racconto inedito. Andremo, grazie a Salvatore Enrico Anselmi, fino a Morcete, città segnata nelle carte come l’ultima prima delle grandi dune.
di Bruno Munari
Prendete un esperto giocatore di lippa e fategli calare lentamente l’uovo rosso (1) nella pentola (2) piena di acqua bollente. Voi intanto vi sarete alzati di buon mattino (grazie alla macchina per addomesticare le sveglie)...
di Leonardo Canella Marco Giovenale è stato per me questa estate una piccola mano disegnata fra rosso e blu e giallo. Sulla copertina bianca di La gente non sa cosa si perde (Tic editore). Questa estate.
Una bella estensione del post di Raimo “Come si muore“. E non solo. Complimenti Mattia.
Ecco come cade un deltaplano
Ecco come mi tolgo l’asciugamano
Ecco come muore un samaritano
“W.i.p. flag, stiamo sbandierando per voi”?
Oppure: sbandierate voi adesso, noi basta.
Oppure: non esiste (più?) “nessun noi”.
Oppure: Spazio alla vostra immaginazione.
Oppure: metteteci voi i colori presunti “veri”,
“se ne siete capaci”.
“Ci siamo sFORZAti troppo”
“Siamo dal chirurgo plastico”
“Puntiamo tutto su Dio e Famiglia”
“Bandiera spiegata”
“Post-flag”
“Bandiera debole”
all’asilo urlavamo
senza la maestra
BIANCO, ROSO E VERDE
EL COORE DEE 3 MERDE
in bagno urlavo
dalla stitichezza
ECCO COME SPIRA UNA SPIRITATA
ECCO COME ESALA UN’ESALTATA!
“Flag” induce a pensare e a parlare. Vuole, presuppone che chi guarda pensi o parli.
Intende mostrare un pensiero dissacrante e vuole far dire cose irriverenti, dissacranti.
Naturalmente contiene e dichiara di contenere anche altri significati. Più cupi, quasi tragici.
Ma l’azione principale resta quella di far pensare e dire. Anche far pensare e dire cose ovvie, scontate, prevedibili (incluse le mie).
Ovvi e prevedibili sono del resto anche il silenzio compìto e l’“oh” di meraviglia indotti da opere di altro tipo, quelle dall’aria davvero “artistica” e “seria”.
Intravedo sullo sfondo la mannaia unilaterale di Wovoka.
oh!
ok.
roba concettuale.
fa appello al formarsi di concetti nella mente di chi guarda (er fruidore?), come bolle di purea o di fango: plop.
io penso all’idea di rosso, verde, bianco e a wittgenstein, per esempio (agisce in me il liceo, si scatena).
dei colori non si può parlare.
forse del bianco sì, come mescolanza di ogni colore, ma della sensazione di “bianco” no, perché ognuno c’ha la sua.
però qui sono tirate in ballo la bandiera e la patria, come a dire “fate un po’ voi”.
credo che sia semplicemente l’italia nella sua astratta effige. tolti i colori, restano solo parole… ad ogni modo l’opera è riuscitissima, perchè dice molto di più di quello che mostra.