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Uno scrittore non è giovane, è uno scrittore

di Luca Mastrantonio

Dal fantastico mondo dei blog letterari una modesta proposta nichilista. Su www.ilprimoamore.com, Tiziano Scarpa propone di abolire l’etichetta – di cui pure ha goduto quando era in un altro scaffale – di «giovane scrittore», un «espediente escogitato per indebolire la forza della scrittura ficcandola a forza dentro categorie generazionali, completamente astratte, senza nessun rapporto con la realtà. “Giovane scrittore”, “giovane scrittrice” sono marchi paternalistici che svolgono una doppia funzione» di «appetitosità commerciale» e «relegano le parole dei cosiddetti “giovani” in una specie di sacca secondaria, una serie B della letteratura e della società». Ha ragione da vendere, la giovinezza giovinezza primavera di belleeezza non può e non deve essere un valore in sé.
Approviamo dunque la mozione Scarpa, perché Scarpa, che conclude «ogni libro è adulto» (ma anche Il giovane Holden?), la argomenta in maniera ineccepibile, ricordando grandi opere scritte da giovani grandi autori, ossia tra i venti e i trent’anni: a 22 anni Moravia scrive Gli indifferenti, a 24 Italo Calvino Il sentiero dei nidi di ragno, tanto per fare due esempi. Ma non possiamo esimerci da sviluppare il discorso. Andiamo oltre, vogliamo tutto. Aboliamo la parola scrittore. Perché? In giro non c’è nessuno che, a qualsivoglia età, giovane o meno giovane, Scarpa compreso, abbia lasciato opere che valgano anche solo lontanamente quelle citate. Anzi, non dovrebbero proprio nascere scrittori che in vita non siano capaci di scrivere quello che di altri è stato pubblicato dopo la morte, come Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa.

Il cavallo di Parente.La mossa del cavallo. Di Troia. Alla fine Massimiliano Parente sul Foglio è stato in-difeso come Alfonso Berardinelli sul Corriere della Sera da Aldo Grasso. Lì Berardinelli veniva difeso dall’accusa di essere un lanzichenecco culturale da quelli del blog Nazione indiana. Qui, Langone, nei panni evidenti di Sancho Panza, ben ancorato alla sostanza, esalta l’alta concezione della letteratura di Parente, pur trattato da tombarolo dell’editoria, solo perché il tonfo poi, da quell’alta torre d’avorio coperta di guano portatore insano di aviaria letteraria, sia più rumoroso. «Lo sdegno del cavaliere dalla triste figura», cioè Parente, alla ricerca di grandi romanzi in questa anti-babelica torretta di libercoli, «è il sollazzo del lettore». Comunque, il caso Parente, ancora una volta, non è scoppiato per un rapimento di Elena, per un romanzo in sé e per sé, come doveva essere La macinatrice, edito da Pequod, bulimica macchina anti-narrativa sulla sotto-industria porno-editoriale italiana. Ma è tornato in auge per la raccolta delle sue stroncature sul Domenicale di Dell’Utri intitolata Parente di Nessuno, pubblicato da Alberto Gaffi editore. Nell’introduzione l’autore fa professione di orfanità di ogni tipo, sebbene proprio il primo romanzo, edito da Castelvecchi, difficilmente perdonabile storia di un incesto quale cosmesi dell’anima, si intitolasse Mamma, stra-elogiato da Vittorio Sgarbi, capofila dei mammoni maudit. In Parente di Nessuno, l’autore si rivela per quel gustoso guastatore letterario che è, un anti-degustatore di libri contemporanei – unica eccezione Antonio Moresco – misurati d’altronde con la pertica egizia con cui verga i propri. Critico spesso acuto ma sempre livoroso e più intento a immolarsi quale San Sebastiano della letteratura italiana. Parente massacra tutti, delegittima tutti, spara su tutti e poi sembra dire: «Ci sono solo io». E soprattutto per attirarsi gli strali di tutti. Parente, dunque, è un parente di Ulisse, ingegnere di un Cavallo di Troia con manie incendiarie, che al lettore Polifemo vorrebbe passare per Nessuno.

pubblicato su “Il Riformista”

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27 Commenti

  1. “Lì Berardinelli veniva difeso dall’accusa di essere un lanzichenecco culturale da quelli del blog Nazione indiana”

    Leggere prima di scrivere è un’abitudine che si perde sempre più, vedo.

    Ma che proprio su NI si debba vedere una frase del genere…

  2. Nella blogsfera vige il coprifuoco, si mormora in giro che uno “scrivente” accetti ormai di essere postato in un blog solo dopo previo contratto, in cui il, o i, blogger si impegnino a stendere a vista, in nome della legittima autodifesa preventiva, ogni criticante in atto o anche solo in procinto di esserlo.
    Insomma come quando cantavano a sanremo preregistrati :-)

    La rete si regge proprio solo in virtù dell’interscambio veloce tra scrittura e critica feroce: è come una forma naturale di riequilibrio psicologico del mega-ego del blogger che, nel silenzio della propria bacheca, può super-“superfetizzare” a dismisura . Il kriticone è una anticorpo naturale dei blog, quelli che ne sono privi o sono soporiferi o diventano degli ego-zombie.
    I complimenti servono meno, scivolano via e vengono presto dimenticati (anche se è necessario farli quando vanno fatti) comunque non sono funzionali, sono solo un accessorio rassicurante che serve per cementare una eventuale fratellanza.
    Quando uno non ce la fa più sarebbe bene che invece di voler dettare regole ad personam, si dedicasse di più al cartaceo, che ha tutta un’altra psicologia e codice di comportamento e che fa pure bene alla scrittura,.
    Bene alla scrittura? beh non sempre :-)
    Ad esempio mastrantonio scrive alla log, cioè lascia tracce, tronchi trucioli, ma temo senza alcun criterio sintattico.
    (Raimo sarebbe carino mettere anche la data e la pagina del riformista … ma anche sulle fonti è in corso una diatriba come sul diritto all’autodifesa armata preventiva del bloggautore).
    Nazione indiana non ha dato di lanzichenecco culturale a Berardinelli.
    Io, che NON sono di NI, NON ho dato di lanzichenecco culturale a berardinelli, eh eh eh … mica sono banalotta come mastrantonio io ;-).
    E poi perchè dovrei aver dato di lanzichenecco culturale a berardinelli (a mastrantonio invece glielo darei volentieri se non mi avessero proibito di usare simli irrispettosità)?
    Berardinelli è tutto fuorche un lanzichenecco, anzi è un ottimo critico ;-)
    Io HO DETTO ALTRA COSA: ho ipotizzato che a scrivere sul foglio ci si possa ritrovare senza anticorpi, memoria e difese culturali come dopo il passaggio dei lanzichenecchi cerebrali.
    Berardinelli semmai sarebbe una vittima dei lanzichenecchi e non il lanzichenecco ;-)
    Insomma io sto tenendo d’occchio berardinelli (nel senso che lo leggo e lo posto) per vedere se ho ragione o no.
    Però, vedo con piacere che a scrivere sul riformsta … invece anche senza tenere d’occhio … beh lasciamo perdere altrimenti arriva il sancho nostrano e allora … sono guai.
    georgia

  3. Uno scrittore può essere giovane, vecchio, sagace, impegnato, divertente, alto, basso, brufoloso, bellissimo.. Insomma, tutte ‘ste lotte contro le presunte stereotipie non fanno altro che crearne di altre. Che bisogno c’è di sottolineare che non esiste il giovane scrittore, o almeno non corrisponde ai dati generazionali? Perché impelagarsi con queste inezie. Io mi rifiuto di farmi schiavizzare dalle categorie (e quindi evito pure di lottare contro quelle che mi sembrano essere tali): io leggo, giovani e vecchi, giallisti e “scrittori bianchi”, vado da Lodoli a Lucarelli, da Moresco a Biondillo… E poi ‘sta storia del rapporto con la realtà, va bene, va bene, ma non dimentichiamo le astrazioni, sono importanti almeno quanto l’osannato “rapporto con la realtà”.
    E poi: a via di bussare urlando “guardate che sono uno scrittore, scrivo cose importanti!” si ottiene l’effetto contrario, come quando gli alunni mi garantiscono di aver studiato con sospetta eccitazione.

  4. Il semplice usare e definire categorie mi lascia spesso perplesso, soprattutto nell’arte, nella quale, non me ne vogliano i contemporanei, dobbiamo con insistente quotidianità confrontare qualche nulla assieme a qualche niente, rispetto ai grandi del passato.
    Oggi si scrive tanto e si legge poco. Almeno in Italia.
    Oggi si grida troppo e si ascolta pochissimo. Soprattutto in Italia.
    Ci sono alcuni giovani scrittori italiani promettenti, ma, non so la vostra opinione, si accetta a ribasso la parola “promettenti”. Si spera in qualcosa di meglio perché ciò che si è visto non fa sognare.
    Con tutto il rispetto, ma vogliamo con serietà paragonare Gli Indifferenti di Moravia, per esempio, con alcuni nomi contemporanei che mi sovvengono alla mente? Scusate, però ho un profondo e tagliente senso di vomito intellettuale.
    Come non sottoscrivere, Luca Mastrantonio, gran parte di ciò che scrivi?

    Un abbraccio. Morgan

  5. Morgan Palmas: gran parte della paccottiglia attuale non vale, messa assieme, una pagina qualsiasi (altro che “Indifferenti”) di Moravia.

  6. RADIOSERVA

    Il mio dirimpettaio ieri mi raccontava del suo pomeriggio passato il giorno prima con Giulio Lepschy a Londra. Giulio gli aveva raccontato dell’Istituto di italianistica, di come gli studenti lì studiassero perfino Dante solo in inglese, e divertito aveva più o meno aggiunto: c’è un prof. jung-heideggeriano che ha appena cominciato il semestre commentando in medias res il primo verso della Divina Commedia: “Nel mezzo del cammin di nostra vita… ecco, un uomo di mezza età…”.
    Giovane scrittore si può dire, come scrittore bulgaro, o scrittore donna, o scrittore mancino ecc. Se la critica letteraria ne fa un’etichetta ambigua, si critica la critica, non la parola. Insomma, quelle di Scarpa sono stupidaggini.

  7. Ma finiamola con le sciocchezze con i Parenti di nessuno o di qualcuno.
    Ma chi è questo Parente, questo scribacchino dei fondi. Come se bastasse essere barocchi per dirsi scrittori.
    Il mondo dei media è totalmente impazzito.
    Anche quel cazzone di Michelangelo Zizzi oggi veniva esaltato, in un articolo uscito su ‘Il Giornale’ di Leonardo colombati (un megarticolo) come un giovane poeta, ma poi tanto giovane non è. E come se non bastasse (udite, udite) come il più grande poeta attuale.
    Un vero dramma. Cercate di leggere quell’articolo.
    Robe da pazzi.

  8. Si, è vero. L’organo ufficiale di Forza Italia, di proprietà del dott. Paolo Berlusconi, “Il Giornale”, oggi pubblica un ritratto di un poeta, tale Zizzi, firmato da Leonardo Colombari. Ho letto quell’intervento. “Il Giornale” sull’isola esce come allegato di altri 2 quotidiani di estrema destra e la mia giornalaia lo inserisce sempre tra i quotidiani che compro. Molti ischitani non si sognerebbero neanche di sfiorare con le dita l’house organ di Arcore… io non sono troppo schifiltoso, talvolta leggo perfino “Repubblica”.

  9. Chi scrive di nulla non ha gioventù, ma la polemica rimane sterile e come sempre tende a circoscrivere una ghettizzazione generazionale. Leggo, come sempre, che si scrive tanto e si legge poco, ma in realtà si legge solo male perchè quel male è immediatamente fruibile dallo scafale più vicino. L’opzione del telecomando..che se non erro si chiama discernimento
    alessandro assiri

  10. cara georgia, provo a cimentarmi nell’interscambio internettiano di cui ti dici convinta sostenitrice, anche se concludi (?) il tuo commento con un’accozzaglia di puntini di sospensione. non so se omaggio al primo ungaretti del dolore o al penultimo baricco di senza sangue, per chi ha avuto l’effimera sventura di leggerlo. difficile parlare di macchie lunari della letteratura di oggi – le etichette giovanilistiche ma anche l’iconoclastia di chi non essendo più giovane vuole abolirle, le promesse di latento che pure vengono fatte e mai mantenute – con chi cerca le dita nel naso del proprio interlocutore, dicendogli fai schifo a prescindere da quello che pensi. ma soprattutto, letto il tuo blog duchampista, dove peraltro chiedi scusa a berardinelli per aver detto che sulla sua testa sono passati i lanzichenecchi (excusatio non petita), la matrice anti-dadaista, o comunque impoetica del tuo commento mi colpisce. hai detto a berardinelli che ha i lanzichenecchi culturali in testa ma ciò non significa che lui sia un lanzichenecco culturale. come dire che uno ha la merda, più o meno d’artista, in testa però questo non significa che è una merda. strano che sia refrattaria alla più semplice delle metonimie la tua metafora. ma evidentemente l’immagine che hai avuto è più efficace di quello che credevi, lo dico con sincerità. va bene i bernoccoli della ragione, ma perché limitare alla filologia la filosofia? non ridurre i lanzichenecchi alla versione umana di un branco di capre che estirpano l’erba e rovinano i campi. i lanzichenecchi erano e sono dei mercenari. cioè gente che vende la propria arte, il proprio mestiere, come fa uno scrittore, un critico, un giornalista con l’editore. dunque, se ti fa sentire meglio, non trattenerti dal darmi del lanzichenecco. te ne prego, gli starnuti non vanno tenuti dentro, fanno più danni. tra l’altro, meglio lanzichenecco, al soldo dell’imperatore, che non guardia svizzera, al soldo del papa.

    caro piero, sul riformista padano, che dire, povero borghezio! in questo giornale sono tutti sangue misto e ad alto tasso di napoletanità. il più nordico, geograficamente, è sannita (non sunnita).

    su moravia, invece, meglio non esagerare con gli algoritmi. giustissimo, come fa morgan ricordare che moravia anche solo paragonare il primo moravia ai teen-writer di oggi è una (sacrosanta) bestemmia. ma dire che una pagina di moravia vale più di tutta la paccottiglia di oggi, mi sembra sia fare un torto allo stesso moravia.

    sul guano, infine, ha ragione tashtego, scrivo di merda.

  11. Sono tanti quelli che si autoproclamano supereroi…basti pensare che a Roma Valentino Zeichen si è inventato un premio di poesia con il suo nome. I vincitori li premia lui in persona. E sulla pubblicistica trovavi scritto: l’unico poeta vivente ad avere un premio letterario con il suo nome, il più grande poeta contemporaneo..ecc.

    Ho sorriso: pareva il volantino del circo!

  12. caro andrea, però a zeichen bisogna riconoscere l’essere genialmente sfacciato. quando sul rifo glielo facemmo notare, in particolare il fatto che è l’unico membro a-sindacabile, lui rispose: ma come, non mi sono neanche premiato!

  13. Mi riferivo a versi come questi:

    Poiché Dio è già
    affiancato dai suoi
    angeli cantori,
    spero di diventare
    uno dei cuochi degli Dei
    avendo un’alta opinione di me
    come cuoco.

  14. anche giuseppe conte, nel suo ultimo “ferite e rifioriture”, con alcuni testi efficaci, si considera della stessa famiglia di catullo e altri classici. l’ego del poeta è rasenta spesso il ridicolo. però alcune trovate – nel senso di trovatore, un po’ snob, o più semplicemente di cabarettista del verso – di zeichen meritano però tutta l’attenzione che ha. anche se spesso scuoce molto quello che scrive. certo che se zizzi merita paginate che non ha avuto neanche de angelis alla sua morte, ognuno può paragonarsi a chiunque.

  15. :-)))
    come?!? quand’è successo? mi sono precipitata su google per vedere se per caso non fosse successo oggi stesso (motivo del resto di per sé bastevole perché ancora non gli fossero state dedicate intere pagine!).

  16. oddio, e non è la prima volte che ho questo lapsus. ho letto il tema dell’addio quando è morto krumm. che pure meritava qualcosa più degli obituary da due righe. così come de angelis mertierebbe certo le paginate che vengono dedicate a zizzi. a lavorare e seguirvi mi si aprono la mia tesat diventa una prateria per i lanzichenecchi teo-con e guardie svizzere dell’anticristo :-)

  17. Nel mio primo commento parlavo solo della frase che (più o meno direttamente) mi riguardava. Ora sento il bisogno di esprimermi anche sul resto: una polemica infantile e sciocca, gonfiata ad arte, pensata male e scritta peggio. Il giornalismo culturale italiano al suo meglio, insomma.

  18. comunque meglio le dita nel naso che un dito nell’occhio :-)
    in effetti già parlare di giornalista culturale è pericoloso. come se la cultura potesse vivere alla giornata.
    però ripeto – anzi passo e chiudo, visto che per una settimana sarò poco connesso – che il tema dei lanzichenecchi – e pure delle guardie svizzere – merita uno sviluppo.
    un saluto
    luca

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