La prima neve della tua vita

neve.gif  di Gianni Biondillo

[il post di Giorgio Vasta, qui sotto, m’ha fatto tornare in mente una poesiola che scrissi alcuni anni fa. La riporto qui come fosse un commento al suo bellissimo pezzo.]

 19.12.2001

venti mesi

Imbufalita, improvvisa,
sulle fronde sparute
sull’asfalto accaldato
e sui cofani, le luci, i cartelli,
d’incanto (inaspettata e divina)
ieri notte cadde
la prima neve della tua vita.

E fu subito stupore, sospetto,
per noi sporgenti
sull’orrido baratro del davanzale
a gelarci le mani
a scompigliare le chiome imbiancate
delle pianticelle dormienti,
e fu subito insondabile
miracolo dei sensi,
esplorazione archetipica del prodigio.

Io c’ero e cannibale divoravo
I tuoi occhi insaziabili.
Ladro mi arricchivo
del tuo primo surreale paesaggio,
della tua bellezza raggiante
elargita e dispersa
alla gloria degli elementi.

Io c’ero, a raccogliere
la tua meraviglia fioccante
a serbarti per il futuro immemore
il tuo scialo emotivo,
enorme e perduto
ed ora, per il mio scippo amoroso,
tuo per sempre.

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27 Commenti

  1. Gianni,lo fai un figlio con me?
    Nescerà o poeta (da te) o comunista dandy (da me)
    effeffe
    ps
    sono parole di grande forza, una bellissima poesia “popolare”, alla Ricky Gianco…

  2. guarda che ricky gianco è quello delle “alle fattorie robiola osella naturalità”. non so se mi spiego…

  3. Lo stupore della neve!
    Che meraviglia!!!

    Quel tuo sguardo che gioisce,
    dentro gli occhi della bimba
    a scompigliarci il cuore…

  4. @G.Biondillo
    se mi permetti.
    non fa.
    non fanno le fronde sparute
    la calca d’aggettivi “fioccanti”
    le chiome imbiancate
    la neve divina
    per difetto d’abbondanza impilata
    ha espressione tirata
    esteticamente tirata
    chirurgicamente tirata
    da gattino poeta fuffi
    fuffi un po’ ingegnere a tavolino
    di segreteria telefonica che si è svegliata male
    ed è più seria del solito
    nulla da mettere nella stagnola dopo il setaccio
    se posso esprimere la mia lettura della tua-
    un saluto
    paola

  5. Paola, accetto tutte le critiche, ma non che mi si dia dell’ingegnere!!! ;-)

    Sto prendendo un treno, fate i bravi in mia assenza.

  6. Se non fosse che Biondillo ha detto che è una vecchia poesia mi sembra scritta proprio dopo la lettura del post di Vasta. Sembra proprio l’interpretazione del paragrafo finale di Vasta. Fare figli come scalare l’albero della letteratura, impegnativo, faticoso, entusiasmante, germinativo.
    Ci vedo come una risposta in versi: la vita, l’esperienza, che si fa parola poetica. Non una poesia chiusa in un limbo autoanalitico, fatta di specchi che riflettono se stessi, ma pronta a meravigliarsi, aprirsi al mondo, come lo sguardo della bambina di Biondillo che vede tutto “per la prima volta”. Ma è di più: è la funzione fondamentale della poesia, da sempre, l’essere memoria, privata e collettiva. Una piccola poesia che finge d’essere intima ma che si fa corale. Perché il poeta, ladro di istanti, li restituisce a tutti noi.
    Se non s’era capito la poesia mi è piaciuta.

  7. Mi piace questa poesia perché riproduce la meraviglia della neve, sempre in fuga.
    Poesia dolce e tenera.

  8. Gianni, anch’io desidero fare un figlio con te. Ritienimi sempre prenotato.

    E’ che quando scrivi delle cose così, mi è impossibile tenere ancora segreta la mia passione…

  9. E’ vero sitting, anch’io mi facevo (più etero), ma ci sono dei momenti topici nella vita, nei quali ti trovi nudo di fronte a te stesso e non puoi più nasconderti. Cosa vuoi, la scoperta della vena poetica del Gianni nostro ha fatto cadere gli ultimi veli (e anche gli ultimi peli)…

    Ormai è anore, anore a prima vista e in rima baciata.

    E non temo nemmeno la concorrenza dell’effeffe: quello è a caccia di avventure, io di un erede di tal fatta…

    Pacs vobiscum, ergo. Multiplicamini.

  10. Va bene, sitting, va bene, e che sarà mai!

    Succede, caro, c’est la vie!

    Uno si fa da solo per anni e anni e poi un bel giorno, come un fulmine in un fienile, oplà!!! scopre la “vena” poetica del blondil e, ipso ‘facto’, si accorge di tutti gli angusti limiti della solitudine.

    Un ‘laccio’ per due, sarà il nuovo slogan… fieri di poter dire al pargolo domani: sei stato concepito nella riserva, tra candida neve e un chilo d’erba cresciuta sul davanzale…

  11. come no. potenza del blog: caccole private, luminescenze esistenziali, laureabeatrice, svolte del vissuto. dal cassetto alla piazza. e si sta pure a fare i complimenti (poesia, non poesiola). tutti nello staff di sircana.

  12. Magari …la poesia o la “poesiola”, come amava definirla il grande Dino Campana, fosse la potenza del blog!

    La poesia nasce proprio dal privato, caro Velardi….

  13. nasce dal privato ma non ci resta (come è, o dovrebbe essere, per tutta la ‘comunicazione’). e va stroncata quando ci resta. meglio, tutta l’operazione in questione andrebbe stroncata, o ignorata, e soprattutto se e quando viene anche incensata (complimenti, toh, sei anche poeta, e di poesia, non di poesiole, come dice campana…’sti cazzi). ignorata con piglio rigorosamente compassionevole (tutte le menate del tipo se non ti piace quello che si scrive, quello che diventa questo blog togli il disturbo); ma stroncata quando si trascende. anche con ironia, senza niente di personale per i papàblog. però, il senso del limite……

  14. Mah, non so. Questa non è soprattutto una poesia sulla paternità, ma è una poesia sul poemare. Ci trovo ben poche caccole private.
    Biondillo ha pubblicato su questo blog altre rare poesie, andatevele a leggere (ho fatto una ricerca, incuriosita). Mi sembrano potenti. Fosse per me dovrebbe pubblicarne di più.

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gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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