Poveri sì ma bischeri mai

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Massimiliano Governi intervista Simona Baldanzi 

Simona Baldanzi ci racconta la disumana e alienante esperienza del Premio Viareggio.

Massimiliano Governi: Sei appena tornata dal Premio Viareggio. Per fortuna in conferenza stampa sei riuscita a parlare e a dire a tutti quello che pensavi. In un SMS che mi hai mandato c’era scritto: “Poveri sì ma bischeri mai”. Ci racconti cosa è successo?

Simona Baldanzi: Mi hanno chiamato il 28 agosto per invitarmi a Viareggio il giorno seguente per la serata inaugurale dedicata alla poesia di Sobrino e il 30 agosto per la serata della premiazione. I nomi dei vincitori sarebbero stati comunicati soltanto durante la serata del 30 e non subito dopo la scelta della giuria (ridotta all’osso dopo le dimissioni di 9 componenti) come avveniva gli anni passati. Quando sono arrivata vari componenti della giuria si sono complimentati con me perché ero venuta senza sapere i risultati dimostrando umiltà. “Perchè gli altri?” mi chiedevo. Con me c’era anche Silvia Bre che appena arrivata le è stato comunicato di aver vinto (tanto era l’unica presente per la sessione poesia), mentre sul resto tutto taceva, almeno in mia presenza. Mi è stato poi comunicato che il 30 alle ore 12 ci sarebbe stata la conferenza stampa nell’albergo dove alloggiavo. La mattina ho fatto colazione al tavolo con intorno vari componenti della giuria e uno di loro mi fa “sono usciti i nomi dei vincitori su Repubblica”, ma senza commentare. Esco e prendo il giornale. Lo leggo e lì capisco che per l’Opera prima non ci sarebbe stata la premiazione perché Fallai e Colagrande non avevano i requisiti, io non ero neanche rammentata. Col giornale sottobraccio giravo in albergo, ma nessuno aveva coraggio di dirmi qualcosa. Solo quando ho parlato con Colagrande confrontandomi con lui sulla presa in giro che stavamo subendo, intorno qualcuno, compresa la presidente, si agitava dicendomi del regolamento. Io non contestavo il regolamento, ma le modalità e tutta la vicenda travagliata del premio: se non si hanno i requisiti si dovrebbero segnalare subito e se si prende la decisione che la premiazione non ci sarà si deve comunicarlo agli autori dar loro la possibilità di scegliere e non farli venire solo come oggetto di uno spettacolo che deve andare avanti pur non avendo più né gambe, né autorevolezza. Alla conferenza stampa mi hanno fatto sedere al tavolo della presidenza con i vincitori. La presidente Bettarini ha comunicato soltanto che per l’opera prima non c’era premiazione in quanto tutte e tre i libri finalisti non avevano i requisiti previsti dal regolamento senza spiegare quali fossero e senza scusarsi di non essersene accorta fino alla fine. Forse sono stata esclusa perché il 29 giugno ho vinto il Premio Minerva per la letteratura civile e in due mesi non se ne erano accorti? O forse perché ho pubblicato un racconto con cui ero finalista al Campiello giovani nel 1996 e che sta scritto sulla quarta di copertina? A quel punto mi sono sentita come se la disonesta fossi io, seduta in un posto che forse avevo rubato a qualcuno che invece quei requisiti li aveva. Mio nonno mi ripeteva sempre “poveri sì ma bischeri mai” e ho deciso che dovevo parlare.

Massimiliano Governi: Un quotidiano nazionale oggi – 31 agosto – ha detto che hai pianto mentre parlavi. Conoscendoti, credo che questa sia un’altra falsità…

Simona Baldanzi: Quando ho preso il microfono in mano avevo davanti la sala con giornalisti, giurati, autorità. Ero delusa e amareggiata, ma mi ripetevo che dovevo trovare il coraggio. Mi tremava la voce, certo, ma non ho versato una lacrima. La cosa più grave è che  quel giornale ha scritto che ho pianto perché non avevo vinto. Non era quello il punto e l’ho spiegato con rigore e chiarezza nonostante l’emozione e la rabbia. Ho sottolineato che la delusione più grande derivava da un premio che avevo sempre considerato serio anche perché finanziato dal pubblico, dal comune di Viareggio, in una città nella mia regione fatta di valori di solidarietà e rispetto. La sconfitta era del Premio, della città, non mia.

MG: Paolo Fallai, giornalista del Corriere della Sera, così come Michele Mari e Ermanno Cavazzoni, ieri non sono nemmeno venuti a Viareggio alla conferenza stampa: al contrario di te, pensi fossero stati avvertiti per tempo che non sarebbero stati premiati?

SB: Erano assenti vari autori, sì. Forse avvertiti, forse sdegnati dalle polemiche del premio. Non fa certo piacere essere al centro di un dibattito dai toni forti e senza chiarezza tuo malgrado. Sarei potuta andar via poco prima della conferenza stampa o stare zitta e poi far mandare dalla mia casa editrice un comunicato. Io però credo nella forza della persona e della sua identità. Ci ho messo la faccia, senza avere alle spalle nessuna difesa. Ma in Italia la comunicazione viaggia su altri canali, fatta di telefonate e comunicati e non di giornalisti sul campo. Del mio intervento fatto ad una conferenza stampa e non ad un bar, i due maggiori quotidiani italiani non hanno scritto una riga.

MG: Al telefono, dopo la fine della farsa, mi hai detto che a un certo
punto durante la conferenza hai visto girare un bigliettino che è finito nelle mani del Presidente Rosanna Bettarini dove c’era scritto: “Ricordati di salutare la Baldanzi e Colagrande che sono in sala…”

SB: Mi sono sentita la ragazza sfigata, ingenua e che viene dalla periferia a cui dare una pacca sulla spalla. Così nell’intervento ho detto che non c’era stata la sensibilità che proprio si deve avere per coloro che si affacciano a questo mondo della scrittura, ma che campano con un lavoro a progetto, precario e che se perdi due giorni di lavoro, nessuno te li restituisce. L’Assessore dopo  la conferenza stampa almeno mi ha detto “mi dispiace”.

MG: Mi dicevi che dopo la tua esternazione, l’organizzazione del Viareggio ti ha fatto il vuoto attorno…

SB: Oltre a non aver avuto risposte in conferenza stampa, non me le hanno date neanche dopo. Il sindaco in imbarazzo mi ha dato la mano, l’assessore alla cultura come ho detto era dispiaciuta. Solo un giurato, Giorgio Amitrano, mi ha parlato con sincero rammarico. Mi sono confrontata con giornalisti e alcuni del pubblico. Per il resto il vuoto. Alcuni della segreteria mi hanno chiesto se sarei stata presente alla serata di gala, naturalmente la risposta è stata un no.

MG: Se avessi vinto, avresti dedicato il premio a Flavio Briatore, come mi avevi (quasi) promesso?

SB: Briatore che dice che va in fabbrica tutti i giorni? O a Montezemolo che parla dei lavoratori come un branco di fannulloni? O al comune di Firenze che facendo l’ordinanza contro i lavavetri sancisce la disfatta della società civile? Sarei stata indecisa. In realtà l’omaggio è per il mondo operaio di cui ho parlato, per chi si alza ogni mattina per portare il pane a casa e non vince mai. Non mi sarei mai perdonata il silenzio e ho parlato pensando di avere davanti le loro facce, la loro storia e i loro nomi. La loro dignità.

(Immagine: Pasolini e Moravia al Premio Viareggio)

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19 Commenti

  1. Ho letto, con estremo interesse, i carteggi pubblicati sul sito del Viareggio dalla Presidente, Rosanna Bettarini. Mi sono parsi ‘chiarificatori e, se il prezzo da pagare per avere in futuro un conscorso pulito, è qualche inconvenitente: ben vengano.

    Ci sono alcuni passaggi, nel carteggio pubblicato, controcorrente rispetto alle abitudini, dalla Bettarini, che paiono che descrivono puntualmente il mondo di ‘piaceri’ che si muove alle spalle di un premio letterario.

    La cosa strana è che non ho visto ripreso e analizzato quel carteggio da nessuna parte. Solo impressioni. Perché?

    Blackjack.

  2. La motivazione per cui non è stato dato il premio opera prima non sta proprio in piedi. Saviano l’anno scorso ne aveva vinti una caterva di premi – tra cui il Vittorini – prima di vincere il Viareggio. E’ una porcata. Una cosa infame. Punto.

  3. Antonio, da quel poco che ho capito, da non addetto e leggendomi attentamente il carteggio pubblicato dalla Bettarini e pubblico, ho ricavato netta l’impressione che ‘qualche’ problema di forma ci sia stato negli ultimi anni e, in particolare, l’anno scorso.

    Forse faceva comodo a qualcuno questo ‘non rispetto’ di regole chiaramente descritte nel regolamento del premio Viareggio. In particolare mi hanno colpito i carteggi con la società che si occupa (o si occupava?) delle comunicazioni stampa relative al Premio Viareggio: edificanti.

    Se per fare pulizia è necessario scontentare qualche scrittore e qualche giurato ben venga. Ma forse sono io che, leggendo il carteggio (non commentato da nessuno e quindi libero da opinioni esterne), ho interpretato male ciò che è successo.

    O forse alla stampa sono arrivate solo le voci di chi non voleva un ripristino delle regole?

    Blackjack.

  4. Pulizia? Pulizia di che?Sporcizia direi.(ha vinto il direttore della cultura di Repubblica per la saggistica).Hai letto il carteggio ma evidentemente non hai letto bene questa intervista. Hanno trattato questi esordienti come scrittori di serie B. Gli hanno fatto perdere due giorni di lavoro (Non a Fallai, lui è di serie A perché è giornalista del Corsera e l’hanno avvertito in tempo). Per dirgli poi quello che avrebbero già dovuto sapere da giugno, quando hanno formato la terzina. .Lascia perdere. Leggi il carteggio. Imparalo a memoria.

  5. Da un lato, credo che il “dietro le quinte” e il “privato” di una votazione di qualsiasi tipo non dovrebbero mai saltar fuori: che senso ha pubblicare le mail interne? O forse ogni atto deve divenire oggi “pubblico” perche’ ognuno deve poi potersi parare il fondoschiena nei riguardi di accuse, dispetti e meschinita’ incrociate? Come a dire: quelle sono le carte, ognuno si faccia un’opinione. Mah… non era una giuria, dunque, ma un insieme eterogeneo di sponsor. D’altro canto, l’impressione e’ che si sia al disfacimento, un tutti contro tutti su quattro bricioline; malamente coinvolti personaggi di altri ambienti (Amato su tutti). Forse andrebbe ripensata tutta questa macchina dei premi, non solo del Viareggio: non e’ uno spettacolo edificante, a quanto pare non lo e’ neppure per i candidati.

  6. Io vorrei dire solo una cosa a tutti voi visto che posso vantare di conoscere da anni, almeno 25, l’autrice oggetto in questa intervista (Simona Baldanzi). Penso che non sia stato tanto il vincere o il perdere che ha creato la polemica o che alcuni siano stati avvisati prima e altri dopo, ma che sia stato il sistema “silenzio” a creare situazioni quantomeno imbarazzanti e incresciose che fortunatamente Simona è riuscita a convertire in quella sana rabbia di chi sente che il rispetto verso la sua persona e soprattutto il proprio lavoro vengono meno. Simona sarebbe stata la prima a dire il regolamento parla chiaro non ho i requisiti ed è giusto uscirne poichè persona di integerrimo spirito e rigore morale, ma almeno ditelo e non nicchiate per paura di chissà quali ritorsioni, questo silenzio ha fatto fare, soprattutto agli organizzatori e promotori del premio, la figura dei meschini e dei provincialotti.
    Scusate se non son scrivere tanto bene ma sono un commerciale e non un giornalista e son mosso dalla rabbia per come in italia vengono gestite tutte le iniziative di questa natura. Simona per favore trova sempre il coraggio di dire la tua anche più forte di questa volta!!

  7. Roberto Saviano non ce l’aveva i requisiti,anni fa Sandro Veronesi con La forza del passato non ce l’aveva i requisiti (aveva vinto il Campiello), però hanno vinto. Non diciamo cazzate.è stata una vendetta del presidente Rosanna Bettarini ai danni dei frondisti che avevano incluso Colagrande che aveva appena vinto il Campiello.Punto.

  8. Come sempre ci si ritrova a queste brutte scene. In un paese in cui la cultura dovrebbe essere trasparente come erano un tempo le acque dei fiumiciattoli del mugello ci si ritrova a invitare tre giovani scrittori a Viareggio, ad ospitarli in un bell’albergo e rimandarli a casa dicendo che non avevano i requisiti…persone che rappresentano premi così importanti che si attaccano a scuse di una bassezza disarmante mi fanno pensare a quanto sia bello ascoltare la voce commossa (e non il pianto!) di una scrittrice che vuole dire la sua prima che anche questa triste vicenda passi dalla terza pagina al dimenticatoio. Mi associo a Elia:vai avanti così Simo!

  9. Elia, lo dico senza ironia, magari ci fosse qualche commerciale in più e qualche intellos de’ meno, in questo sporco mondo lettero.

  10. Non capisco perché fa così scandalo, in Italia, che i carteggi di giurie, i bilanci di enti pubblici, i 730 dei politici o dei famosi siano pubblici e noti. Perché spaventa? Perché sono rese evidenti, chiare e intelleggibili a tutti alcune pastette? Mi dispiace per Simona, che non è stata trattata bene, da quel che leggo, ma qui la questione è diversa, di educazione credo, e non toglie un centesimo al fatto che, leggendo i carteggi, emerge chiaramente il livello di coinvolgimento, non sempre limpido, di una parte dei giurati, e non solo, rispetto ai concorrenti e alle case editrici.

    Bene che siano emerse. Dimostra, a mio parere, il legame a doppia mandata che li lega; altro che attività intellettuale mal pagata. Assurdo anche che i giornali di tutto abbiano parlato, fuorché dei fatti: nessun giornale si è preso la briga – il rischio? – di analizzare quei carteggi, farci magari qualche articolo e capire, o provare a far capire. Perché? La lettura degli articoli sul Viareggio dipinge scenari che nulla hanno a che vedere con quanto effettivamente è successo ed emerge dai carteggi originali pubblicati.

    Il fatto che a Saviano sia stato dato il premio, violando una regola del Viareggio, non è sufficiente per affermare che, violata una volta, la regola debba essere violata sempre. Se una regola non va bene la si cambia, non si continua a violarla impunemente. O le regole valgono solo al di fuori dell’intellettuale mondo letterario? Perché se è così basta dirlo chiaramente epperò, che la si smetta di lamentarsi e lo si dichiari: a noi le regole non piacciono e non le vogliamo.

    Che si voglia spacciare il rispetto delle regole come la presunta vendetta della Bettarini, mi pare ridicolo. I frondisti, per quanto mi riguarda, dovrebbero essere bannati da tutte le italiche giurie letterarie sine die. Sicuramente, e senza tema di smentita, l’Italia è stracolma di persone preparate e disposte ad andare a fare i giurati al Viareggio: anche gratis! Ma vete letto con attenzione le risposte di alcuni giurati? E quelli dovrebbero giudicare opere letterarie?

    Blackjack.

  11. Antonello Paceco, anni fa i requisiti per il Viareggio Sandro Veronesi li aveva perché, come è sempre stato tranne quest’anno, il Viareggio si chiudeva tra giugno e luglio (e c’era Garboli a fare da timoniere) mentre il Campiello Veronesi, piuttosto inaspettatamente, lo ebbe in settembre, in una serata piovosissima, e lui era quanto mai stralunato, direi triste benché si sforzasse di sorridere. Ormai sette anni fa.

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