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Non è un paese per poveri

solo andata

“Funziona così: arrivano i birri, arrivano le ruspe. Non ci sono ulivi da sradicare e le donne non urlano in arabo, ma in sostanza la scena l’avete già vista ripetersi altrove. Le ruspe schiacciano le baracche con dentro quaderni e libri di scuola, vestiti, biberon, bambole, biro, pettini, pantofoline. Gli occupanti finiscono in mezzo alla strada. Letteralmente. Gente che ha figli piccoli e un lavoro, la cui unica colpa è non possedere una casa, da un momento all’altro non ha letteralmente più un posto, non dico un tetto ma una tettoia sopra la testa. Dove dormire? ”

Sergio Baratto sulla Bovisasca a Milano> Non è un paese per poveri – Sergio Baratto a proposito della demolizione delle baracche della Bovisasca a Milano, abitate da lavoratori poveri e dalle loro famiglie, e altri quotidiani razzismi. Via Circolo Pasolini di Pavia.

Foto: © Giovanni Hänninen 2008, all rights reserved, via Flickr. L’ho scelta per l’intensità della gioia che è possibile comunque nei bambini.

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13 Commenti

  1. succede con le grandi foreste amazzoniche, succede con gli uomini,
    ed è proprio nel suo animo che risiede questo
    germe di distruzione,
    l’uomo edifica la morte della natura e delle sue origini.

    ciao Jan

  2. Grazie per aver segnalato il mio pezzo.
    A un certo punto scrivo “La sindaca latita”: be’, una mia amica mi ha appena fatto notare che adesso la sindaca non latita più (ma forse si stava meglio quando latitava).

  3. L’istinto distruttore non si rivolge solo contro la natura (che l’uomo, in quanto essere teorizzante una sua sopravvivenza artificiale, tende a denigrare e neanche prendere più in considerazione come suo habitat imprescindibile), ma soprattutto contro se stesso, contro ogni particella del proprio corpo sociale. Credendo spesso che i foruncoli, i nei, il pelo di troppo non siano necessari (o peggio ancora “funzionali” e “produttivi”), e quindi da eliminare, da cancellare con una rasatura un pò più approfondita. Così, la rabbia dei “superflui” incancrenisce ed il risultato è un degrado sociale e culturale generale, oltre che un odio tra le parti tanto reciproco quanto controproducente.

  4. demoliscono baracche così facilmente
    le calpestano come fossero formiche…
    ma tutti abbiamo diritto ad una casa!
    odio le ruspe!

  5. Bel pezzo. Si vedono e fanno male, quei quaderni calpestati dalle ruspe. Stesse ruspe, mi viene immediato il collegamento, che spianano rifiuti tossici, per farli “sparire”.
    La linea mi pare la stessa. E anche i risultati saranno gli stessi. Disastrosi.
    Davvero sconfortante.
    Se è diventato “troppo” persino per i vescovi… (ma forse, come teme l’autore del pezzo, si tratta solo di un caso isolato, un cane sciolto che si provvederà a imbrigliare in fretta)

  6. Ma speriamo che sia almeno un cane sciolto e non soltanto un organo di partito che debba necessariamente rialzare l’odiens di una struttura fideistica che ha molto bisogno di riverniciare i muri esterni…
    Voglio avere buona fede e crederci.

    mdp

  7. Tra l’altro nel mio pezzo, che ho scritto di getto e senza star tanto a lavorare di lima, ho usato come una figura retorica lo stupore e il compiacimento per l’atteggiamento “no global” (santanché dixit) della curia milanese.
    Chi sta a Milano sa che queste prese di posizione non sono nuove per l’arcivescovado, che almeno fin dai tempi di Carlo Maria Martini si è distinto per l’attitudine diciamo così, per semplificare, “progressista”.
    Se si tratti di una specificità della chiesa meneghina o di una strategia (un po’ come quella dello sbirro buono e di quello cattivo – nella reazionaria Milano ci mettiamo un vescovo “di sinistra”, nella rossa Bologna ne mandiamo uno “di destra”) è un’altra questione.

  8. fuori dal giudizio politico su queste operazioni.
    mi domando.
    siamo sicuri che si demoliscano le baracche con tutto quello che contengono?
    non potrebbe darsi che ai bambini baraccati i libri di scuola vengano lasciati?
    che gli abitanti vengano avvertiti, che gli si dia il tempo di portare via le loro cose?

  9. straordinario pezzo di panza (tripes) e intelligenza. che quando si finisce di leggere non si sa bene se sei dalla parte dell’impotenza o sei parte integrante del paese di merda
    effeffe

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