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Bravi
Bravis
Braviss
Bravissi
Bravissim
Bravissimo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Effeffe
Bravissim
Bravissi
Braviss
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la disparition de la fin du fin dû
Ho apprezzato il tuo sacrificio a una nuova antropofagia vocale. Con juicio, però, perché ci vuole un po’ a digerirla.
sei in un periodo ispirato, bravo furlen.
Bellissimo. Una voce che porta in sé la profundità di un fiume, la dolcezza dei ciottoli, la terra del sud come un giardino lavorato, la densità piena delle cose essenziale, forte, la sensualità di un murmuro,
l’ombra languida del vento, la carezza leggera sul l’ultima parola come
un orrizzonte di mare sospeso,
una voce ferma, “rêveuse”, “flâneuse”
una voce che diventa canto napoletano nello slittamento,
come un’ armonia, un sogno,
una voce di viaggiatore e di sognatore.
Grazie
ma io ti ringrazio. sono commossa. e mi complimento anche qui rubando il commento sopra
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Bravissi
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Bravissimo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Effeffe
Bravissim
Bravissi
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Che bella cosa. C’è tutto il Furlen intorno (citazione dai Matia Bazar, modestamente).
Quoto Véronique. La lingua del flaneur, del “fare flanella”, come si dice nel nord di chi “batte la fiacca”, del viaggiatore. L’autodialetto di Furlen.
Bello, nell’autolingua furleniana.
Ecco, grazie al sistema (WordPress) due versioni dello stesso commento:
1. critico affettuoso
2. sintetico ma non poliestere. (perchè stanco di provare e riprovare a vuoto col tasto “invia”)
3. questo.
Franz tu sei la trinità dei monty pyton
effeffe
python!
Grazie Franz per una parola che non conoscevo.
A presto…
Bello! Ma “tu sei la trinità dei Monty Python” è di più!!!!! (
Torniamo alle cose serie, ragazzi: ricomponetevi. Un grande giovane (è nato nel 1913) BORIS PAHOR, con un bellissimo libro “Necropoli” (da leggere! da leggere! da leggere!) ha appena vinto il Premio (simbolico) dei Lettori di “Fahrenheit” su Radio3. Meno male che in giro troviamo ancora qualcosa (di decente) da leggere. Evviva il Grande Vecchio!!!
di Anita Tania Giuga Credo, nel fondo della coscienza, di meritare la merda per la quale sono passata. Per gli incidenti, le frodi, i furti, le molestie. Allo stesso modo, vedo nei tuoi occhi che hai dei dubbi. Queste ombre ti permettono di guardare il mio naufragio da una distanza di sicurezza.
di Cristina Pasqua Certe volte, io e Cesare, uscivamo in corridoio, tiravamo giù gli strapuntini e ci sedevamo lì, non erano neanche tanto distanti uno dall’altro, si poteva chiacchierare, il naso puntato su tutto quello che ci scorreva davanti.
di Francesco Forlani "Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce."
di Mirco Salvadori Le parole dicono molte cose se le sai usare. Sono le parole usate da Mariana Branca che risplendono nel fulgore psicoattivo di ‘SUUNS’, il suo nuovo viaggio letterario che si è aggiudicato il posto d’onore come miglior racconto lungo, nella Dodicesima Edizione del Premio Letterario ZENO,
di Marco Peluso In facoltà imposi agli studenti di prendere posto secondo le mie disposizioni, una scelta a cui nessuno osò opporsi, intimoriti dal mio sguardo ferino segnato dalle occhiaie, le labbra tremule e l’aria sfatta.
di Massimiliano Palmese Una festa di parole, di sensi e suoni, questo è stata da subito la poesia per me. E oggi, dopo aver scritto versi per molti anni, è ancora in una festa di parole che mi sono ritrovato traducendo i 154 Sonetti di William Shakespeare. Questa bibbia dell’amore. Questo vangelo in 154 atti.
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la disparition de la fin du fin dû
Ho apprezzato il tuo sacrificio a una nuova antropofagia vocale. Con juicio, però, perché ci vuole un po’ a digerirla.
sei in un periodo ispirato, bravo furlen.
Bellissimo. Una voce che porta in sé la profundità di un fiume, la dolcezza dei ciottoli, la terra del sud come un giardino lavorato, la densità piena delle cose essenziale, forte, la sensualità di un murmuro,
l’ombra languida del vento, la carezza leggera sul l’ultima parola come
un orrizzonte di mare sospeso,
una voce ferma, “rêveuse”, “flâneuse”
una voce che diventa canto napoletano nello slittamento,
come un’ armonia, un sogno,
una voce di viaggiatore e di sognatore.
Grazie
ma io ti ringrazio. sono commossa. e mi complimento anche qui rubando il commento sopra
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[maddalena]
Furlen, mi ricorda Eco, ma quello è il lato oscuro della lingua, il tuo quello luminoso.
http://it.youtube.com/watch?v=FIMsxTsofMs
Che bella cosa. C’è tutto il Furlen intorno (citazione dai Matia Bazar, modestamente).
Quoto Véronique. La lingua del flaneur, del “fare flanella”, come si dice nel nord di chi “batte la fiacca”, del viaggiatore. L’autodialetto di Furlen.
Bello, nell’autolingua furleniana.
Ecco, grazie al sistema (WordPress) due versioni dello stesso commento:
1. critico affettuoso
2. sintetico ma non poliestere. (perchè stanco di provare e riprovare a vuoto col tasto “invia”)
3. questo.
Franz tu sei la trinità dei monty pyton
effeffe
python!
Grazie Franz per una parola che non conoscevo.
A presto…
Bello! Ma “tu sei la trinità dei Monty Python” è di più!!!!! (
Torniamo alle cose serie, ragazzi: ricomponetevi. Un grande giovane (è nato nel 1913) BORIS PAHOR, con un bellissimo libro “Necropoli” (da leggere! da leggere! da leggere!) ha appena vinto il Premio (simbolico) dei Lettori di “Fahrenheit” su Radio3. Meno male che in giro troviamo ancora qualcosa (di decente) da leggere. Evviva il Grande Vecchio!!!