Articolo precedente
Articolo successivo

C’è tutto un mondo intorno

Michele Monina, C’è tutto un mondo intorno, No Reply, 2008, 300 pag., 14 euro.
Da Lucio Battisti a Fabrizio De André a Renato Zero, fino a Vasco e Mondo Marcio, senza escludere i cantanti e le canzoni impresentabili per un tradizionale critico musicale, come Mietta o Max Pezzali. Michele Monina in C’è tutto un mondo intorno stila la sua classifica, senza risparmiare giudizi – professionali, ma anche personali – sui grandi protagonisti della musica italiana.

Ne parliamo, io e Michele, alla Feltrinelli Libri e Musica di Piazza Piemonte, 2 – Milano, Mercoledì 28 Gennaio 2009 dalle ore 18:30.
In nostra compagnia ci saranno Malika Ayane e L’Aura, che per l’occasione si esibiranno in uno showcase inedito.
[Quella che segue è una cosa scippata dalla pagina di facebook di Michele Monina, scritta d’impulso in prossimità dello scorso Natale. In un certo senso è il capitolo che manca, l’ultimo, di C’è tutto un mondo intorno. G.B.]

LAST NIGHT A SINGER SAVED MY LIFE

di Michele Monina

Questi sono periodi strani. Non solo per il mondo, in generale, ma anche per me. Succede che uno arriva alla fine dell’anno carico di stanchezze e aspettative. Un anno iniziato con un mese a letto con la polmonite, perché, come mi aveva detto pochi giorni prima la mia amica Paola, avevo ancora Saturno contro (e già mi vedevo, come Luca Argentero riverso su un tavolo, con gli amici allibiti intorno). Un anno proseguito con un inaspettato programma televisivo, con Ambra. Un anno che giugneva a metà con due libri da finire, da consegnare, da pubblicare. Un anno con nuovi amici trovati, alcuni conosciuti proprio qui, con pochi altri persi. E le stanchezze, le aspettative. Le ansie. Quelle della crisi generale e di quella più infida, che cova dentro. La paura di non trovare nuove strada, proprio io, che di nuove strade vivo.
Poi ieri, dopo la recita natalizia di mia figlia Lucia, un gioia per il cuore, ho ricevuto una telefonata di un’amica, che voleva fare quattro chiacchiere con me, condividere una brutta notizia appena ricevuta. Ma non avevo modo di parlare, perché stavo guidando e non ho capito. Lei ha detto, “Non era niente di importante, ne parliamo un’altra volta”. Sarei dovuto essere lì, ma non c’ero. Non per una scelta precisa, ma non c’ero lo stesso.
Mi sono sentito abbastanza una merda, lo ammetto. Come spesso mi capita in casi del genere. Credo sia nel mio karma, questa cosa qui: l’aver paura di non esserci quando c’è bisogno di me. La mia vita è costellata di occasioni del genere, alcune irrimediabili. Cattivo karma.
Fortunatamente la serata prospettava una delle rare uscite che con mia moglie ci concediamo, una volta ogni tanto: c’era una serata del festival delle Bastiane al Ragoo, cantava Malika Ayane.
Ora, potrei stare qui a raccontarvi cosa è successo a questo punto, una volta che le luci metaforicamente si sono spente e Malika ha cominciato a cantare. Potrei, ma se non c’eravate non potreste capire. Non sono in grado di rendere quello che è successo a parole. So solo che, di colpo, io che ho sempre pensato che l’arte abbia il nobile compito di aprire ferite, quelle ferite che servono a farci respirare, ho provato il sollievo che solo una buona cura può dare. Ho sentito tutte le mie ferite curate. Malika ha malikizzato un repertorio quantomai vario, dai Radiohead (le sue versioni di No surprises e High and Dry avrebbero fatto rimanere a bocca aperta, e sguardo sghembo Thom Yorke) al David Bowie di Life on Mars, via via passando per Nina Simone, Frank Sinatra fino alla conclusiva I Will Survive di Gloria Gaynor. La sua voce ha preso note che non chiedevano altro che di essere acchiappate e portate in terra, dono natalizio in anticipo di qualche giorno. La musica ha espresso quello che in passato avrebbero chiamato potere taumaturgico, abbracciando tutti noi lì presenti, facendoci respirare senza bisogno di aprire nuove ferite, anzi curando quelle già esistenti. Le ansie, per una sera, sono rimaste chiuse fuori, tenute a distanza da un buttafuori con le cuffie e i pettorali cresciuti con amore.
Last night a singer saved my life, mi è venuto in mente mentre tornavo a casa.
Se dio sapesse cantare, ne sono sicuro, avrebbe la voce di Malika Ayane.

Print Friendly, PDF & Email

1 commento

  1. Conoscevo già quella pagina del fb di Michele, spero di conoscere presto il contenuto di questo libro.
    MIchele è un narratore verace

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Io non ci volevo venire

Gianni Biondillo intervista Roberto Alajmo
Scegli come protagonista del tuo romanzo un non-eroe. Un inetto accidioso, Giovà, quello che nelle partitelle si mette in porta per non dare fastidio. Eppure, alla fine il lettore si identifica con lui. Siamo tutti Giovà?

Quando i pesci hanno i piedi

di Romano A. Fiocchi
La copertina è così: accattivante ma nuda, senza titolo, né autore, né editore. Che sono però sul dorso con caratteri che sembrano il loro riflesso tremolante nell’acqua.

Un editore rompitascabile

di Romano A. Fiocchi
Era il 29 novembre 1938. Angelo Fortunato Formiggini, uno dei più geniali editori del XX secolo, italiano «di sette cotte» ma di origini ebraiche, dopo aver sopportato le già pesanti ingerenze del regime, rifiuta di accettare l’estremo affronto delle leggi razziali. Da Roma, dove risiedeva, torna alla sua Modena, sale sulla torre Ghirlandina e si lancia nel vuoto urlando «Italia! Italia! Italia!»

La mantide

di Francesca Ranza
Quell’estate una mantide decapitata cadde giù dal cielo. Eravamo in piscina e parlavamo della coscienza, perché parlare della coscienza andava molto di moda. Non eravamo andati da nessuna parte in vacanza. Lui diceva che Milano in agosto era bellissima e io, anche se a Milano in agosto non ci ero mai stata prima, gli avevo creduto.

Racconti del postmitologico

di Romano A. Fiocchi
L’eleganza del linguaggio di Santoro, che è la sua cifra, contribuisce a proiettare questi brevi e brevissimi racconti – che variano da un massimo di sette pagine a un minimo di mezza paginetta – in un tempo tra il mitologico e il postmitologico.

Soldi soldi soldi

di Romano A. Fiocchi
Poema sinfonico, inteso quale intreccio di liriche di varie misure dove le parole si ripetono come motivi musicali, ogni volta modellati diversamente e sempre più vicini al perfezionamento dell’immagine.
gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: