Battisti-Englaro: se la magistratura è debole

di Raffaele Cantone

All’attenzione dell’opinione pubblica in questi giorni vi sono due vicende La parte giudiziaria della triste storia di Eluana Englaro e la vicenda dell’estradizione di Cesare Battisti si possono leggere in chiave unitaria.
Parto dall’affaire Battisti; si tratta di una persona condannata all’ergastolo, dopo un regolare processo in contumacia. Si rifugia prima in Francia e poi in Brasile, dove, arrestato, non viene consegnato alla giustizia italiana perché considerato dal governo sudamericano un rifugiato politico.
E’ una decisione che lascia stupefatti perché nasconde (non molto in verità) un pregiudizio politico sul buon funzionamento della giustizia italiana.
Riassumendo senza timore di semplificare si può dire che il Brasile – una democrazia giovane, nata dopo varie esperienze dittatoriali e con un sistema giudiziario non certo ritenuto fra i più efficienti e garantisti al mondo – ritiene che la magistratura italiana manchi della necessaria indipendenza quando giudica un terrorista.
Il caso Englaro: il lunghissimo iter giudiziario cui si è sottoposto il papà di Eluana, che ha visto cinque gradi di giudizio (una prima sentenza della corte di appello di Milano era stata annullata dalla Cassazione) è giunto alla fine.
La Cassazione ha, infatti, confermato la decisione della Corte di Appello milanese che aveva autorizzato la cessazione dell’alimentazione forzata, in quanto tale comportamento – secondo più perizie ed il parere di illustri scienziati – era di fatto equiparabile ad un accanimento terapeutico.
La decisione è legittimamente criticabile ma, come spiegano i giuristi, è ormai la legge del caso concreto e va, quindi eseguita.
Ci si sarebbe potuti forse aspettare l’obiezione di coscienza di sanitari che, chiamati ad operare, avessero convinzioni religiose che impedivano loro tale gesto.
Invece è intervenuto un provvedimento amministrativo che ha indicato gravi conseguenze sanzionatorie per quelle strutture sanitarie che dovessero interrompere l’alimentazione forzata dei malati in stato vegetativo.
Un atto apparentemente destinato a regolare situazioni astratte ma, in pratica, in grado di bloccare l’esecuzione della sentenza definitiva.
E’ forse esagerato pensare che il provvedimento sia stato emesso dal Ministro competente sul presupposto di una sentenza considerata ingiusta e quindi di una magistratura non idonea a decidere?
Ed allora non c’è chi non vede che entrambi i provvedimenti di cui si parla non vengono eseguiti per sfiducia nei confronti del “sistema giustizia” italiano.
E coerente lamentarsi se uno Stato straniero – che conosce le nostra vicende da lontano e sa, quindi, che qualcuno qui molto autorevole giudica una parte della magistratura bisognosa di perizia psichiatrica – consideri la nostra giustizia non idonea a garantire ad un pericoloso terrorista un processo giusto?

pubblicato su “L’Unità”, il 24.1.2009

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15 Commenti

  1. Per quanto riguarda il caso Battisti, scusate, ma non è nelle prerogative di una nazione sovrana concedere o meno asilo sul proprio territorio a chi le pare?
    La stessa Italia (intesa come istituzione governativa) quando nel 1998 ebbe sul proprio territorio Abdullah Ocalan, non si oppose alla richiesta di estradizione avanzata dalla Turchia? Il sistema giudiziario turco era convinto che Ocalan fosse un terrorista e assassino curdo, ma concedere l’estradizione avrebbe quasi certamente avuto l’effetto di far eseguire la condanna a morte che pendeva sul capo di Ocalan… e l’Italia si sta battendo fieramente, anche in sede Onu, per ottenere l’abolizione in tutto il mondo della pena di morte.

    Non sto entrando nel merito delle questioni. Qui non è in gioco (non mi pare) l’effettiva colpevolezza o meno di Battisti, così come quella di Ocalan (che ho preso come esempio). Il livello del contendere è quello del diritto internazionale e della convivenza delle nazioni.
    Le stesse considerazioni che Cantone fa riguardo lo Stato brasiliano e la sua magistratura (quando scrive: «Riassumendo senza timore di semplificare si può dire che il Brasile – una democrazia giovane, nata dopo varie esperienze dittatoriali e con un sistema giudiziario non certo ritenuto fra i più efficienti e garantisti al mondo…») potrebbero essere ribaltate contro l’Italia, che meno di 70 anni fa aveva pure lei un regime dittatoriale e la cui magistratura è al 156° posto nel mondo per la durata media dei processi.

  2. Sul caso Battisti, consiglio di vedere Cesare Battisti Resistances di Pierre André Sauvageot. Cesare Battisti parla della sua storia familiare, della storia di Italia, della sua nostalgia del paese, della sua scrittura.

  3. Cantone è una brava persona, ma questo pezzo è un minestrone insensato. Se la nostra magistratura ha la reputazione che ha, la colpa è principalmente sua, e non di Berlusconi. Berlusconi anzi si appiglia pro domo sua a colpe VERE della magistratura. Abbiamo trasformato in eroi alcuni personaggi, salvatori della patria contro il berlusconismo, abbiamo alzato sulle barricate quel Gerargo d’Ambrosio che parlò di “malore attivo” a proposito di Pinelli…

  4. caso Ocalan e caso Battisti non sono comparabili, e se lo si fa è in maniera fraudolenta…c’era il rischio che si desse esecuzione ad una condanna a morte

  5. Cantone non parla solo di Battisti, cita anche il caso Englaro. E’ un uomo troppo intelligente e troppo esperto per non conoscere la debolezza della giustizia dell’uomo, una giustizia che non è mai universale e perfettamente applicabile, più per il caso Englaro che per quello di Battisti che possiamo riconosce come un “normale” caso di asilo politico discutibile.

  6. caso ocalan e caso battisti non sono comparabili…se lo si fa è in maniera scorretta…l’Italia correva il rischio che l’estradato venisse giustiziato

  7. Diciamo che Cantone fa proprio il vecchio adagio “Parlare a nuora perché suocera intenda”. Comprensibile, dal suo punto di vista. Ma resta una pessima strategia retorica: se vuol parlare del caso Englaro lo faccia parlano del caso Englaro, magari appoggiandosi al dibattito sulla bioetica (mi permetto di citare questo blog: http://bioetiche.blogspot.com/), senza usare come cavallo di troia un’altra questione, che attiene ad altri principi. Così com’è, il suo pezzo sembra un esercizio di cerchiobottismo: infatti lo ospita l’Unità.

  8. A me sembrava che intendesse dire che se il governo – ossia il potere esecutivo – di uno stato delegittima il potere giudiziario interferendo pesantemente con le sue decisioni, allora non ha alcun diritto di strillare se un altro stato dubita dell’attendibilità e autonomia di questo secondo potere e si regola di conseguenza. Non mi pare un ragionamento semplicemente da “nuora” e “suocera” e non implica nemmeno la difesa corporativa della magistratura (lo dico – ammetto- non perché si deduca da questo pezzo, ma perché non è mai stato l’attegiamento di Cantone), né tantomeno l’idolatria dei magistrati tutti come unico baluardo contro la destra. Poi su Battisti e i processi a suo carico si possono avere idee diverse.

  9. Sono d’accordo con helena. Nell’articolo non c’è paragone tra i due casi, che sono ovviamente molto diversi tra loro, ma tra due delegittimazioni. Quello che impressiona sono le urla di indignazione degli esponenti della destra contro la delegittimazione brasiliana (il governo del Brasile ha detto, in sostanza, che il sistema giudiziario italiano non può, o non vuole, garantire la sicurezza a Battisti), contestualmente alla delegittimazione di un ministro di una sentenza definitiva della Corte di Cassazione. Una ennesima dimostrazione della totale amoralità di questa casta politica.

  10. Quoto Andrea!

    prima di accodarsi a giudizi di questa “giustizia” ed “informazione drogata” ( vedi caso Valpreda), sarebbe opportuno formarsi una opinione su dati oggettivi che nè il camerata-ministro-la-russa e nè questi giudici, hanno interesse a far emergere nella loro giustezza.

    le stragi sono sempre di Stato e dei suoi portaborse.

  11. scusate, ma leggendo l’articolo di Cantone a me sembra che lui voglia sottolineare l’atteggiamento strumentale del governo e dei suoi ministri sull’operato della magistratura e prendere ad esempio il caso Englaro e il caso Battisti non necessariamente implica una discussione sugli stessi. In parole povere, come può il governo, come possono dei ministri di volta in volta decidere che l’operato della magistratura è giusto, sacrosanto e bisogna difenderlo da ingerenze altrui, oppure è assolutamente inadeguato, deve essere non solo corretto, ma stravolto da provvedimenti presi sul momento e ad uso della specifica situazione? Poi, la personale opinione che ognuno di noi e anche il dott.Cantone può avere sui due casi in questione è altro e non mi sembra oggetto di discussione nell’articolo. Il punto vero è la delegittimazione da parte degli organi di governo dell’istituzione della magistratura, in un caso e nell’altro, delegittimazione che, a mio modestissimo parere, è molto più comoda e meno impegnativa di un lavoro di rinnovamento della stessa, lavoro fatto ovviamente coinvolgento tutte le componenti e non emanando provvedimenti sulle testa dei magistrati.

  12. Non mi convince la simmetria individuata da questo articolo.
    Nel caso Englaro è una prova di forza del governo contro la magistratura, e soprattutto contro la famiglia che con una pazienza e una determinazione ammirevoli ed esemplari cerca di arrivare a una soluzione limpida in patria.
    Un a prova di forza dettata da ragioni politiche e ideologiche, prima ancora che da un giudizio sulla idoneità del nostro sistema giuridico a prendere decisioni su questa materia, a me pare che il governo dica, non mi interessa che la magistratura sia idonea, comando io.
    Nel caso Battisti è una prova di forza tra un paese e un altro paese su una persona che si è sottratta alle decisioni della magistratura del proprio paese sostenendo di fatto che l’Italia non è uno stato democratico nel quale si possa avere un processo giusto.
    Perciò la domanda sulla quale si basa la simmetria di Cantone:

    “E’ forse esagerato pensare che il provvedimento sia stato emesso dal Ministro competente sul presupposto di una sentenza considerata ingiusta e quindi di una magistratura non idonea a decidere?”

    a mio avviso va respinta, sì, per me è esagerato, anzi, la cosa insopportabile è che il governo lo sappia.

    Se poi invece l’articolo mira a polemizzare sui rapporti tra governo e magistratura, non posso che dar ragione a @Girolamo, anche a me pare una pessima strategia retorica.
    Se vuoi parlare del caso Englaro parla del caso Englaro.
    Se vuoi parlare del caso battisti parla del caso Battisti.
    Se vuoi parlare della magistratura parla della magistratura.
    Se invece devi scrivere il tuo articolo e non hai tanta voglia, beh, la parola ai lettori.

  13. Scusate, ma secondo me i due casi non hanno proprio nulla a che spartirsi. Battisti è stato condannato a quattro ergastoli sulla base di precise norme dello Stato, contenute nel codice penale. E il governo fa fronte comune con la magistratura per l’estradizione. La sentenza sul caso englaro invece è certamente opinabile non per ragioni politiche, religiose da una parte o di laicità dello stato dall’altra, ma semplicemente perchè non vi è tutt’ora nel nostro ordinamento una specifica disciplina riguardante il diritto all’eutanasia. è ovvio che il governo, che è tale perchè ha una maggioranza in parlamento, possa esprimere un’opinione s’un provvedimento giudiziario non chiaramente suffragato da un’apposita normativa. E se può questo, e lo può perchè il potere di fare le leggi è fino a prova contraria del parlamento, può anche stendere un decreto legge per colmare con urgenza questa lacuna legislativa. voglio dire: è in suo potere. come è nel potere del capo dello stato decidere di non firmarlo. Sì, ma che senso ha in tutto questo vietare alla englaro di morire? rispondo con un’altra domanda: come si potrebe in seguito fare una legge in modo chiaro non consente l’eutanasia se si è già verificato il precedente, si creerebbe, solo per ragioni di tempistica una disparità di trattamento. questo in merito alla questione. Gli interventi di Berlusconi e contro Berlusconi invece, sono solo il classico cazzeggiare italiano che anche in queste situazioni di particolare gravità tende a buttare tutto in caciara come già fatto in passato con tutti gli altri presidenti del consiglio dopo de gasperi…dove ogni cosa è sempre colpa uno soltanto e mai del fatto che siamo sempre i soliti caciaroni italiani

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Helena Janeczek è nata na Monaco di Baviera in una famiglia ebreo-polacca, vive in Italia da trentacinque anni. Dopo aver esordito con un libro di poesie edito da Suhrkamp, ha scelto l’italiano come lingua letteraria per opere di narrativa che spesso indagano il rapporto con la memoria storica del secolo passato. È autrice di Lezioni di tenebra (Mondadori, 1997, Guanda, 2011), Cibo (Mondadori, 2002), Le rondini di Montecassino (Guanda, 2010), che hanno vinto numerosi premi come il Premio Bagutta Opera Prima e il Premio Napoli. Co-organizza il festival letterario “SI-Scrittrici Insieme” a Somma Lombardo (VA). Il suo ultimo romanzo, La ragazza con la Leica (2017, Guanda) è stato finalista al Premio Campiello e ha vinto il Premio Bagutta e il Premio Strega 2018. Sin dalla nascita del blog, fa parte di Nazione Indiana.
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