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PARCO BUOI

di Franco Buffoni

Negli anni ottanta tre reti televisive vennero concesse a chi attualmente ci governa. Il presidente del consiglio di allora, poi morto latitante – colui che è riuscito a rendere impronunciabile in Italia il termine socialista – era legato a filo doppio a chi attualmente ci governa: che in anni più recenti si è impegnato a rendere impronunciabile il termine liberale. Non dimentichiamo che quella dei veri liberali e quella dei veri socialisti sono le due famiglie politiche che reggono l’Unione europea. Coloro che vorrebbero trasformare il XXV Aprile nella “festa delle libertà” vorrebbero dedicare una piazza di Milano al presidente del consiglio morto latitante. Perché non propongono anche l’erezione di un monumento? Coi due statisti insieme: quello che ha reso impronunciabile il termine socialista e quello che ha reso impronunciabile il termine liberale. Distruggendoci culturalmente.
“Parco buoi” è la definizione che, nel 1983, il presidente del consiglio poi morto latitante diede del Parlamento italiano. Non era mai accaduto in precedenza che il capo del potere esecutivo insultasse in tal modo il potere legislativo. Se oggi siamo in questo stato, con l’esecutivo che detta a un legislativo di nominati leggi penalizzanti contro il giudiziario, il pensiero non può non correre al primo di quei due statisti, il latitante: l’ispiratore del “Menzogna” (definizione del mio maestro Giovanni Raboni per il Falstaff al terz’atto che attualmente ci governa).
Il monumento dovrebbe effigiarli insieme col pensiero vòlto a quella repubblica presidenziale cui entrambi miravano (naturalmente pensando a se stessi nel ruolo del caudillo for ever).

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19 Commenti

  1. Quello che lascia attoniti per l’ennesima volta è la passività con cui il popolo inghiotte, senza manifestazioni di dissenso degne di questo nome. Il tronfio sbandieramento delle “libertà”, che entrambi i presidenti si sono impegnati a calpestare, basta a saziare chi è ormai disabituato a poter decidere o quantomeno pensare autonomamente. Comprendo la delusione di molti, di moltissimi, ma il peronismo non può essere diventato per tutti il farmaco polivalente. Non riesco a rassegnarmi: ci sarà ancora qualcuno che crede in una divisione equa e controbilanciante dei poteri che prosperano per se stessi e per coloro da essi vengono guidati, proprio grazie a quell’equilibrio e quel rispetto che, seppur nel confronto politico più acceso, aveva evitato in precedenza epiteti come quelli che fiorirono sulla bocca del latitante.
    Il monumento, si può ancora evitarlo, forse.

    mdp

  2. sembra quasi che durante l’ipnosi delle tre reti a pendolo-zapping il dittatore elettrico (lo definisco così il ventriloquo di arcore mosso da chissà quali fantasmi del passato e spettri del futuro) voglia convincere che sì lui non è proprio un disonesto ma manca pochissimo, basta convincere i ‘giudici di sinistra e quelli comunisti’ a convincere che è tutto normale e che No… quale dittatura? e così si pubblicizza l’illecito spacciandolo come accessorio trendy. e alla fine la retroazione del ‘sembrare disonesto ma non è’ diventa ‘è disonesto ma sembra disonesto e allora se l’apparenza inganna è onesto’.
    però ora il pubblico non è diviso da nessuna quarta parete e allora dico: la claque non funziona più e se il disastro di stato in cui versiamo continua a versare acido lattico nei muscoli e indolenzisce il cervello-cuore sarà anche o colpa nostra o colpa loro (insomma o dei votanti di qui o dei votanti di là) e insomma qui il problema e tra noi italiani su cui, il divide et ipnotizza, sta funzionando! :)

  3. oh bella! grazie.

    passa su tg sky 24 l’ennesimo sondaggio col telecomando. la domanda è se il (bel) pensiero del presidente del consiglio circa i reati aumentati in italia causa extracomunitari trova o non trova la nostra approvazione. alle 14 il 64% era a favore. da cui: non credo che in un paese così superficiale, fifone, razzista, pressapochista, possa filtrare un minimo di riflessione sul caso craxi e dintorni. ma se la sinistra stessa invita a distinguere tra il condannato in contumacia, ops, esule, poverino, e l’opera dello statista!!! statiiiiiiiiistaaaa??? ma de che, ahò.

  4. Veramente con la locuzione “parco buoi” si è sempre indicato il popolo dei borsini destinato a prendere le “scottate” dei rialzi e dei ribassi manovrati dagli occulti fuochisti della Borsa. Si rintraccia la locuzione già ne “L’eclisse” (1962) di M.Antonioni, che ambienta alcune scene proprio nella Borsa di Milano. Che l’abbia detto anche Craxi rivolto al Parlamento e ai parlamentari italiani, è fatto che richiederebbe quantomeno una documentazione certa. Non solo per aggiornare il registro semantico della locuzione, ma anche per odiare con ragion dovuta il Cinghialone… no?

  5. Trovo la riflessione di Franco inappuntabile. Mi rincuora constatare che la riabilitazione dell’avido pregiudicato e latitante Craxi non è ancora riuscita e che, nonostante i peana della maggioranza più vasta della storia repubblicana e le bordate a ranghi compatti di un’informazione tanto iperpervasiva quanto prona ai voleri del suo padrone, si siano registrate in Italia ancora tante voci di dissenso e richiami alla fedina penale e alla disinvolta rapacità del “grande statista”.
    Temo che l’occasione sia solo rimandata: all’orizzonte non si intravedono ideali grandi né grandi pensatori che invertano la tendenza. Ma almeno per un altro po’ la “Via B. Craxi – Statista” dovremmo essercela risparmiata.

  6. A Franco Buffoni. Il link di Google, rimanda, ahimé, ad altri “Craxi diceva che…”, che dal punto di vista giuridico si diribbe essere fonte “de relato”, fonte secondaria insomma. Non c’è riferimento diretto ed esplicito ad un testo (discorso al Parlamento e dunque atti parlamentari ad es.), citazione testuale (pagina di un libro), allocuzione pubblica (e dunque resconto giornalistico o testimoniale), confessione privata e dunque almeno due testimoni… Mussolini ad es. disse esplicitamente, in Parlamento, “Trasformerò quest’aula sorda e grigia nel bivacco dei miei manipoli”, ed è fatto vero ed accertato e abbiamo impiccato chi lo disse. Prima di reimpiccare Craxi volevo la certezza non dico giuridica (non sono avvocato) ma testimoniale, documentale, filologica, insomma , “storica” , che l’abbia effettivamente detto. E vorrei anche sapere, prima di insaponare la corda, se il tono in cui disse quella frase era parodico, controintuitivo, rammaricato… Ad esempio durante la Rivoluzione Francese si indicava un’ampia sezione del parlamento come “palude”. E si aveva ben ragione a dirlo. Non erano tutti dei Robespierre…

  7. Credo sia giusto e utile – per gli intellettuali e per chi li ascolta – che l’analisi rispetto agli ultimi decenni italiani (se il confine si può circoscrivere) si faccia articolata e oggettiva, come ogni storicizzazione deve essere. Non certo per rivalutare ciò che è comunque indifendibile o per fare di tutta l’erba un fascio. Ma perché, oltre a continuare a bearci delle (poche) conclusioni “di superficie” che abbiamo formulato, è necessario fare chiarezza anche in profondità.
    La rete può essere un’opportunità, ma troppo spesso raccoglie solo isteria, o ancora peggio “pensierini”, ragionamenti condotti per compartimenti stagni su singoli aspetti che invece non possono essere separati dal loro contesto di appartenenza (come se la storia d’Italia fosse iniziata nel 1980, per esempio; o se gli USA non avessero niente a che vedere rispetto agli esiti delle nostre vicende nazionali). Dico a Buffoni, con un sorriso, che il suo rimando a Google dimostra che la rete non è ontologicamente moderna (come altrove egli stesso sembrava asserire), e che anzi è l’uso che se ne fa a determinarlo. Astraendo il discorso da questa veniale fattispecie, trovo che certi automatismi, non solo in internet, siano comunque pericolosi e poco si accordino con la necessità di un’analisi storica valida e affidabile.

  8. Caro Iemma, come lei ben sa alla storia d’Italia prima del 1980 ho dedicato più di un fuggevole pensiero:
    franco buffoni, Più luce, padre, Sossella editore, Roma 2006
    Non è possibile in un breve post – ogni volta – ripetere tutto da capo.
    Qui mi sono limitato e mi limito ad osservare che il mutamento di stile, il manifesto disprezzo per il legislativo (con le conseguenze che vediamo per il giudiziario) da parte dell’esecutivo ebbe simbolico inizio con quella frase di Craxi nei primi anni ottanta.

  9. la ri-lettura del craxismo che si sta facendo in questi anni, sia da destra che da “sinistra” punta a una sorta di convergenza mediana che suona più o meno così: un grande statista con qualche difettuccio che, non sapendo come finanziare il suo partito, fu costretto, come tutto gli altri ad accettare tangenti, ma il solo ad andarci di mezzo nel forsennato attacco eversivo sferrato da giudici comunisti (chiamato tangentopoli), fu lui: rip.
    nessuno si ricorda, per esempio, che craxi era al vertice di una piramide socialista di arricchimento personale dalla base molto larga.
    tutti i giorni, andando al lavoro, passavo in motorino davanti all’hotel raphael e spesso venivo fermato dalla polizia per tutto il tempo che da lì , verso le otto e mezza del mattino, usciva craxi: mi colpiva il corteo di tre quattro macchine, intini che insieme ad altri lo accoglieva ai piedi delle scalette con la mazzetta dei giornali, l’atteggiamento deferente, le donne che uscivano con lui… piccoli, forse irrilevanti ma per me significativi, fenomeni del manifestarsi del potere in modalità satrapica.
    lo stesso che enormemente amplificato et potenziato vediamo oggi: molto lontano da gordon brown seduto in metropolitana, da olof palme che prendeva l’autobus (infatti l’hanno ammazzato per strada) e anche dallo stesso andreotti che incontravo spesso, anni prima mentre andava al ministero degli esteri con una sola automobile, senza scorta o codazzo di sorta.
    segni importanti dell’eterna et eternamente risorgente modalità nostrana del manifestarsi del potere, a tutti i livelli, come si dice.
    spero che i rigorosi storici che commentano più sopra mi passino questa modalità impressionistica di percezione del craxismo, senza ulteriori pezze d’appoggio documentali.

  10. Caro Buffoni, da parte mia mi limito invece a osservare che sostenere che “il mutamento di stile, il manifesto disprezzo per il legislativo (con le conseguenze che vediamo per il giudiziario) da parte dell’esecutivo ebbe simbolico inizio con quella frase di Craxi nei primi anni ottanta” sia – a prescindere dell’antipatica necessità dell’esser brevi – un’affermazione forse appagante per chi la formula ma in fondo piuttosto banalizzante.

    Forse in questo non siamo d’accordo, ossia sul metodo: io credo che “limitarsi a …” non sia mai possibile, anche quando si hanno solo poche righe a disposizione. Non è un problema di lunghezza, di quantità di parole. Stilizzare le vicende non le rende più comprensibili (dogma giornalistico), semmai più aride.

  11. Eppure quella frase di Craxi (o attribuita a Craxi?) NON mi risulta ancora accertata e documentata. Siamo ancora a “l’ha detto Google”. Equivalente di “l’ha detto la televisione” d’antan. Poca cosa. Poiché l’onere della prova spetta a qui adfirmat e non a qui negat, ripongo la corda dell’impiccagione e mi dissocio dal linciaggio in effigie.

  12. Santo archivio storico del “Corriere”! Ho trovato questi tre articoli dove la frase “parco buoi” è rivolta da Craxi al Parlamento.

    «Caro Bettino, che errore quei fischi»
    Pubblicato il 11 giugno 2008 – Corriere della Sera
    Autore: Breda Marzio

    Bindi-Letta, sfida sugli anni ‘ 80 Il ministro: non mi sono piaciuti
    Pubblicato il 17 agosto 2007 – Corriere della Sera
    Autore: Vecchi Gian Guido

    Bertinotti: io Alice, ma Dini e’ un traditore
    Pubblicato il 11 gennaio 1996 – Corriere della Sera
    Autore: Stella Gian Antonio

    In un articolo è ricordato che era addirittura Pertini a rimproverarglielo di averla detta. Adesso ho sufficienti testimonianze per affermare che Craxi ha proferito questa frase. Corro a insaponare la corda.
    Biasimare (e dissentire da) Craxi mi bastava già per quello che aveva fatto e detto. E che a me constava. E’ ovvio, ma corretto mi sembrava anche procedere con la cautela deglli inglesi quando affermano di fronte a quelle che sembrano evidenze: “Tutto ciò che fa puzza di elefante e ha le sembianze di un elefante, ‘probabilmente’ è un elefante”, ossia di andarci coi piedi di piombo prima di accodarsi a una dichiarazione, la tua, che lì per lì non mi convinceva.
    Vivat!

  13. caro Homais, ti ringrazio dell’intervento. Aggiungo solo che di corda e sapone parli tu, seppur metaforicamente. Io mi dissocio. Essendomi limitato a porre una questione di stile, di intonazione, di inizio simbolico di un processo: assistiamo oggi alle conseguenze.
    Quanto alla frase in oggetto, all’epoca ero già un adulto sensibile e con le antennine drizzate: sono ben certo oggi di non sbagliare riportandola.
    Ti consiglio anche di rileggere la testimonianza qui sopra riportata da FRANCESCO PECORARO: fotografa benissimo quel clima di volgarità e di impunità agli albori, che oggi Casoria, D’Addario e voli di stato vari per la Sardegna ripropongono amplificati.

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franco buffoni
franco buffonihttp://www.francobuffoni.it/
Franco Buffoni ha pubblicato raccolte di poesia per Guanda, Mondadori e Donzelli. Per Mondadori ha tradotto Poeti romantici inglesi (2005). L’ultimo suo romanzo è Zamel (Marcos y Marcos 2009). Sito personale: www.francobuffoni.it
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