Articolo precedente
Articolo successivo

Viola Amarelli   GENERAZIONI

 

[ © ,\\’ ]

GENERAZIONI
 
di Viola Amarelli

 

1943
 
L’afa e la noia del ritorno
a casa dopo la scuola
tra sassi e rovi, balzando
gamba a gamba di corsa
vecchio gioco, ortiche e uccelli
ramarri e fossi e l’aria
bassa. La fame, le scarpe
ormai preziose, i libri nati sciupati,
un altro giorno, muovere terra secca
polvere e foglie, al frastuono improvviso
la ragazzina alza la testa,
nuvole grigie e celesti insieme
il cielo si riempie ora di aerei, mai
visti tanti, vibra tutto intorno.
Fermarsi, attonita, gli occhi che
brillano tra le scie che ricadono,
lontano a valle nella città le bombe
e i botti, lontano la ragazzetta
sale su un masso per guardare meglio
pulsando il sangue come nei film
quando arrivano i nostri,
a valle nella città i morti che
lei non sa, non conosce, batte le mani,
avanti, l’aria si elettrizza.
A valle gli ultimi lutti, atrocità
nascoste per ora fusoliere,
fumo e scintille, pura potenza
in movimento. Lei vive, c’è
vivente tutto s’allarga,
la fine della guerra.

 

[ © ,\\’ ]

1978
 
Assorta alla larghezza dei seni
troppo tardi urlò di non sparare al passamontagna
asfissia di bambini
con la preoccupazione del dolore ai tendini causa scarpe basse
urtavano le vecchiette in fuga i mitra
vieni con me in Marocco Bedford camioncino cinquecento dollari
ensemble altre persone da odorare nell’incavo dei ginocchi
le gomme straziano i freni inchiodati dal basista
scientifico ascendenze teutoniche non come
i nomadi che sparano da Land Rover ammucchiate
vicino al Marocco sfiorato Bedford
con l’occhio liquido pensava prossime notti con Nino
disattenta alle pozze di sangue ai lati
che giocavano la vita agli e-roi-ci
nei margini del telefono gridava la dimessa
dalla raucedine notturna di una vita compressa
sola al respiro.
Perciò interrogata testimone depose non c’ero
ed era vero,
esclusa da guardie-e-ladri fin da piccola
era già in gabbia.

 
 

Print Friendly, PDF & Email

15 Commenti

  1. E’ bello risentire e rileggere Viola.
    Una poesia che a me ha sempre colpito, e lo fa anche ora.

    francesco t.

  2. Figure viste con l’attenzione di una complicità che traspare, viva. Dentro i versi il racconto di chi è toccato dalle cose e dal mondo e pare non chiedere nulla come se guardare da sopra un masso o sentirsi “già in gabbia” fossero tutto. Complimenti.

    Un saluto a Viola e Orsola.

  3. Molto bella questa giustapposizione di epoche, ritmi, aspettative, sentimenti, respiri.L’inconsapevolezza della fanciulla, l’amara (nomen omen) consapevolezza della donna adulta di essere stata “esclusa da guardie-e-ladri fin da piccola”, di essere stata sempre “in gabbia” nel gioco di potere, dei poteri. Non importa se politico-sociali o anche psicologici/amorosi.
    Ho apprezzato. Brava Viola.

  4. bei testi, densi di contenuti. Interessante inoltre il confronto dei registri, il viraggio del tempo su di essi,come se Viola volesse dire: vedete? nel ’43 si scriveva così, nel ’78 invece, forse, in quest’altro modo…

  5. Bellissimo. In un attimo Viola sa traslocare l’emozione da un tempo a un altro. Il ritorno della bambina si svolge nel giardino in uno stato di guerra sospesa. Tempo di cielo sereno, resista ancora l’uccello, il ramarro, l’ortica, piccole goccie dove lo specchio della poesia raccoglie il rifletto del mondo in pericolo
    -La fame- le scarpe preziose- i libri sciupati
    Il pericolo venuto dal cielo o della terra- l’irruzione della violenza per fare accadere la fine della guerra- sguardo di una bambina.
    Viola dà uno sbalzo alla storia, fa urtarsi emozioni, lembi di fragilità.
    Siamo nel cuore della poesia, nella carne, nel sconvolgere.

  6. PREMESSA AL COMMENTO
    Siccome il nome Amarelli è una garanzia, e la persona dietro m’è di tal simpatia che striscio gratis, tendo a leggerne i versi con pregiudizio positivo, sempre prefigurandomi che siano très chic; allora, per ovviare a ciò, faccio finta che non sia Amarelli ma qualcuno che non conosco, e che magari mi stia antipatico; così, son più obiettivo.

    COMMENTO
    Très chic.

  7. La figura del contrasto vivente appare in questi due testi come emblematica. Protagoniste sono le emozioni, mai scontate, sempre ritratte con un gusto per la grazia di comunicare, dell’esprimere, tramite accostamenti, diversi, coraggiosi e e originali.
    Non una parola fuori posto, dunque, in questi versi che suggeriscono nobili sentimenti sotto la forma di una apparente naturalità spontanea: Emergono, nella loro vera complessità, il sogno a occhi aperti di una ragazzina, che si conquista il suo spazio, strappandolo alla guerra, e la riflessione di una donna, che contende al potere, al mondo, il suo diritto ad essere anche testimonianza. La cifra interpretativa è quella della dignità, verso se stessi e verso gli altri.
    Una sorta di umanesimo altamente morale, laico perchè autonomo, in tal caso s’impone. Esso è strutturato sulla valorizzazione dell’universo femminile che non esclude mai l’altro da sé, piuttosto intrpreta e plasma il reale secondo la personalissima visione della vita che è propria delle donne, in special modo dell’autrice. Viola Amarelli, infatti, non ostenta i valori fondamentali, semplicemente li difende, attraverso la sua poesia di luce, con l’esperienza della lingua e del verso, ora più ritmico, ora invece lungo e sostenuto nel procedere. L’intento è quello di muovere a riflettere, piegare alla voce dell’anima, amica delle cose, dei luoghi e dei ricordi che restano territorio di esplorazione, di ricerca sempre nuova, mai, quindi, desueta e spoglia rimembranza. Marzia Alunni

  8. Brava davvero, Viola! E grazie per questo intenso, forte “bagno” trans-generazionale (che personalmente ho attraversato, non senza angoscia e pure qualche gioia…).
    Un augurio e un saluto da Mariella

  9. bella forma di epica immaginaria, in forma contemporanea… è giusto costruirsi anche un passato…

  10. thanx a tutti per la lettura ma soprattuto a Orsola per la cura che sempre dedica ai post..solo una notazione: 1943 è la rielaborazione di ricordi familiari; 1978 risale proprio a quell’anno e, forse per motivi affettivi più che filologici, è rimasta intatta nella stesura “originaria”, Viola

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

“Vittime senza giustizia, almeno la memoria” di Anna Paola Moretti

di Orsola Puecher
Anna Paola Moretti, storica della memoria e della deportazione femminile, in questa nuova indagine ricostruisce con la consueta accuratezza, fra documenti, archivi e ricerca di testimonianze sul campo, la vicenda di due giovani donne martiri del nazifascismo nel pesarese...

Colfiorito

di Nadia Agustoni

Colfiorito
(qualcosa di bianco)
Sera a Colfiorito
nel garrire di rondini
in un’amnesia di cielo
e penombra
sull’ascia dei temporali
portammo radici di voci
e alveari.

V. Ė. Mejerchol’d UN BALLO IN MASCHERA

di Anna Tellini
«A noi, compagni, sia a me, che a Šostakovič, che a S. Ejzenštejn, è data la pie­na possibilità di continuare il nostro lavoro e solo nel lavoro correggere i nostri errori. (Applausi). Compagni, dite: dove, in quale altro paese dell’or­be terraqueo è possibile un simile fenomeno?» Queste parole precedono solo di poche ore la firma dell’ordine di arresto di Mejerchol’d.

Manuela Ormea IL BARONE RAMPANTE

di Manuela Ormea
Razionalità ed invenzione fantastica costituiscono il nucleo del romanzo. In quest’opera è richiesta la capacità di guardare la realtà contemporanea ponendosi ad una giusta distanza.

Ricominciamo dalle rose

di Nadia Agustoni
mastica duro il cane della ricchezza
le ossa bianche del paese
le nostre ossa
spolpate

in memoria – per Cristina Annino per dopo

di Nadia Agustoni
è un minuto l’universo sulla città dei vivi
ma cresce a ogni uomo la terra
l’osso si fa parola
non si abbassa la grandezza
della morte.
orsola puecher
orsola puecherhttps://www.nazioneindiana.com/author/orsola-puecher/
,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: