bellissime le poesie, ma ancora più bello è ascoltarle nella tua voce, dalla tua voce.
sono una di quelle che pensa che la poesia sia impossibile da definire, come critico non valgo di certo niente, ma quello che voglio dire è che non esiste “una poesia” o un genere, uno stile, che esclude tutto il resto delle scritture, delle poetiche e delle poesie; non c’è una poesia “giusta” e una sbagliata; c’è il bello e c’è il brutto, come in ogni cosa, ma andare a determinare la bellezza e la bruttezza di una data cosa, non corrisponde a decretare l’appartenenza quasi a promozione o bocciatura di un testo nell’Olimpo della “poesia”.
Detto questo e detto quindi che io non so ancora cosa sia la poesia, quella giusta, beninteso; ascolto e leggo i tuoi testi, e la peculiarità che in essi vi trovo è l’aderenza dello scritto alla mano, alla voce e alla vita dello scrivente.
come se le cose fossero inseparabili, inscindibili; il che non rende il testo meno “universale”, tuttavia la sua perfezione la si coglie eccezionalmente proprio in questo tipo di lavoro che compi con l’immagine e il sonoro che fanno tutt’uno con il tuo inchiostro. è un po’ come dire che la poesia di Forlani, è Forlani stesso.
non è cosa da tutti, una cosa a sé, qualcosa di diverso.
di Gigi Spina Potrei cominciare prendendo a prestito e adattando una frase di Lilian Terry, jazzista e divulgatrice di jazz scomparsa il 29 giugno a Nizza: “Io non leggo con l’occhio del filologo recensore, io leggo con l’orecchio dell’appassionato di jazz”. Parlare del libro di Antonio Milano significa, infatti, eseguirlo di nuovo, quasi un’improvvisazione jazz, seguendo la linea armonica e riproponendolo con suoni di parole diversamente modulati.
Perché il libro è fatto così, dalla prima all’ultima pagina.
di Luca Maiolino Un racconto breve su un tizio che lavora nelle fogne, scritto pensando ai giochi di Kafka, o più vagamente al rapporto con la scrittura.
di Nicola Vacca A cento anni dalla nascita lo scrittore svedese è una pietra miliare della letteratura e leggerlo ancora oggi significa interrogarsi su cosa sia rimasto da salvare del Novecento.
di Fernando Arrabal A nulla potrà soccombere
nera e profonda come muti scrocchi
la mia pena di perdere colui che ha misurato
meglio di chiunque altro
l'ombra dell'ombra, il frastuono del tumulto
e il bailamme e furia delle faccende rosse
di Federico Nervi Le chiedo: a chi in questo maledetto paese farlo leggere? Dove cercar riscontro? Un riscontro serio, concreto, affidabile: cinque righe, ma generose, anche severe, oneste, non ciclostilate. Editori? Redattori? Agenti? Professori di belle lettere in congedo?
di Marco Vitale Uscito per la prima volta nel 1907 L’intelligence des fleurs (ora in italiano nella bella edizione a cura di Giuseppe Grattacaso, Elliot, 2022) costituisce una significativa tappa che il poeta belga, tra i maggiori della grande stagione simbolista, dedica all’investigazione del mondo naturale.
bellissime le poesie, ma ancora più bello è ascoltarle nella tua voce, dalla tua voce.
sono una di quelle che pensa che la poesia sia impossibile da definire, come critico non valgo di certo niente, ma quello che voglio dire è che non esiste “una poesia” o un genere, uno stile, che esclude tutto il resto delle scritture, delle poetiche e delle poesie; non c’è una poesia “giusta” e una sbagliata; c’è il bello e c’è il brutto, come in ogni cosa, ma andare a determinare la bellezza e la bruttezza di una data cosa, non corrisponde a decretare l’appartenenza quasi a promozione o bocciatura di un testo nell’Olimpo della “poesia”.
Detto questo e detto quindi che io non so ancora cosa sia la poesia, quella giusta, beninteso; ascolto e leggo i tuoi testi, e la peculiarità che in essi vi trovo è l’aderenza dello scritto alla mano, alla voce e alla vita dello scrivente.
come se le cose fossero inseparabili, inscindibili; il che non rende il testo meno “universale”, tuttavia la sua perfezione la si coglie eccezionalmente proprio in questo tipo di lavoro che compi con l’immagine e il sonoro che fanno tutt’uno con il tuo inchiostro. è un po’ come dire che la poesia di Forlani, è Forlani stesso.
non è cosa da tutti, una cosa a sé, qualcosa di diverso.
thanx nat
effeffe