Articolo precedente
Articolo successivo

s e n t i r e , v e d e r e

di Giusi Drago
pelle di elefante

(Giusi Drago è già apparsa in Nazione Indiana, qui;
questa è una delle sue ultime scritture, a.s.
)

 

 

 

pochi i verbi per dire, delle cose che senti,
il fiato speciale, il tessuto

di tutte le cose che senti, i mutamenti

senti di là rumori di stoviglie, senti un nodo nel petto
che non si scioglie, senti la necessità
di appartenere a qualche cosa,
non sempre ma talvolta,
per esempio ora che, per non sentire
la paura,
ti nascondi nell’ampiezza del respiro

***

quando dici che non vedi niente,
non sai distinguere i dettagli nel loro stare soli,
per proprio conto, e li confondi,
o sei troppo vicina o ti sei persa

l’occhio che guarda va accompagnato
fin dove guarda e non vede più:
insieme allo sguardo
mettiti a guardare anche tu,
cadi dentro l’occhio e contempla
come di lì il fuori ti si impone,
e fai l’uguale pure col respiro,
che ti si accorcia se hai brutti pensieri:
seguilo da dentro mentre disegna nuove curve
per altri respiri e altri pensieri

così a te non è nascosto niente,
interi avvenimenti
stanno nella luce sconfinata
a far la loro parte come tu la tua

***

fame d’aria: inspirare prima
che l’espirazione sia completa

paura di soffocare

coscienza e torace si occludono di notte
quando uno di noi si sveglia ansimando
e deve mettersi a sedere o subito alzarsi
per riprendere fiato

rimasti vivi, appunto, è questo

perché si sa che se il giorno porta pesi
la notte non tira i remi in barca,
attira invece alla malora certe immagini
il gran lavoro del subliminale o dello spirito,
insomma se il giorno nasce storto
la notte non risparmia il fiato corto

***

al primo sorgere del sole,
ancora non offre la vita
solidità e durata
e se una certa cedevolezza
già si impone a metà del giorno,
nel corso della sera è inevitabile
che in noi si imprima una realtà estranea

se nessuno esprime a parole le cose evidenti,
hanno sempre fortuna formule piatte

se l’esperienza finisce offesa
ognuno vede, in qualunque luogo vada,
solo quello che sa, ognuno vive
perché d’altro vive

***

la tristezza, pianta arcaica, si riproduce
per spore, è un insetto che sceglie
un posatoio su una foglia
e per un giorno intero insiste lì

la tristezza insiste sulla foglia, tu insisti con i figli
ma la costrizione esercitata
nel dirigere le vite d’altri – in apparenza
cosa buona con i piccoli – deforma
il loro carattere e rende tristi

***

il corpo nudo nuota e chiede all’acqua
d’intercedere per lui,
estorce all’acqua un po’ di pace,
se accarezzato prega in modo prodigioso
perché molto dipende da questo:

«vera preghiera è desiderio
di prendere le cose sul serio:
tu prega per me, intecedi per me,
imponiti, dissolvi tutto questo caos»

***

ormai è trascorso, cala su di noi
non del tutto nostro

ognuno vive
perché d’altro vive,
fino a che

***

preghiere silenziose
non del tutto nostre
mani aperte

in atto in veglia
segni parlanti

in grazia in presenza
si annulla la distanza

fra luce e buio desiderio
di prendere le cose sul serio

e noi finalmente intendiamo
la preghiera

2 Commenti

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Tu che fai?

di Antonio Sparzani
Tu, nelle vie della città dove, guardingo e ben armato, ti aggiri, vedi comparire, a un tiro di schioppo da te (guarda un po’ che espressione appropriata) un gruppetto di cinque persone, e tu sai con certezza, perché appartieni a qualche “servizio” e...

Mostri sacri e complicanze storiche

di Antonio Sparzani
I miei mostri sacri della letteratura italiana sono Calvino e Gadda, rigidamente in ordine alfabetico. L’altra sera mi sono saltati addosso insieme. Cominciavo a leggere la quinta delle Lezioni americane di Italo Calvino: sappiamo che egli accuratamente scrisse le Lezioni prima di andare negli USA per portargli un po’ di cultura...

La follia dei numeri #3, però . . .

di Antonio Sparzani
“L’italiani sono di simulato sospiro”, dice il Gadda nelle sue fantasmagoriche Favole e aggiunge “L’italiani sono dimolto presti a grattar l’amàndola: e d’interminato leuto”. Bene, l’italiani matematici non son da meno: i nomi di Gerolamo Cardano (pavese, 1501-1576) e di Rafael Bombelli (bolognese, 1526-1572) sono tra quelli più implicati nella ulteriore follia che esaminiamo adesso.

Visti dall’Oltre

di Fabrizio Centofanti
In potenza siamo molte cose: un’energia allo stato puro che tende verso una realizzazione. Ma è l’atto che ci definisce. È l’idea di progetto: chi siamo veramente? Conosciamo il nostro destino, ciò per cui siamo al mondo? Ci interessa?

La follia dei numeri #2

di Antonio Sparzani
Dove siamo arrivati con la follia dei numeri: siamo arrivati a costruire una classe di numeri che sembra li contenga tutti, visto che possiamo scrivere un numero qualsiasi di cifre prima della virgola e una successione qualsiasi di cifre dopo la virgola, anche una qualsiasi successione infinita, cosa vogliamo di più folle ancora?

La follia dei numeri #1

di Antonio Sparzani
In tutta la mia vita adulta i numeri e la scienza che li tratta, la matematica, mi sono stati piuttosto familiari, e spesso necessari, data la mia...
antonio sparzani
antonio sparzani
Antonio Sparzani, vicentino di nascita, nato durante la guerra, dopo un ottimo liceo classico, una laurea in fisica a Pavia e successivo diploma di perfezionamento in fisica teorica, ha insegnato fisica per decenni all’Università di Milano. Negli ultimi anni il suo corso si chiamava Fondamenti della fisica e gli piaceva molto propinarlo agli studenti. Convintosi definitivamente che i saperi dell’uomo non vadano divisi, cerca da anni di riunire alcuni dei numerosi pezzetti nei quali tali saperi sono stati negli ultimi secoli orribilmente divisi. Soprattutto fisica e letteratura. Con questo fine in testa ha scritto Relatività, quante storie – un percorso scientifico-letterario tra relativo e assoluto (Bollati Boringhieri 2003) e ha poi curato, raggiunta l’età della pensione, con Giuliano Boccali, il volume Le virtù dell’inerzia (Bollati Boringhieri 2006). Ha curato due volumi del fisico Wolfgang Pauli, sempre per Bollati Boringhieri e ha poi tradotto e curato un saggio di Paul K. Feyerabend, Contro l’autonomia (Mimesis 2012). Ha quindi curato il voluminoso carteggio tra Wolfgang Pauli e Carl Gustav Jung (Moretti & Vitali 2016). È anche redattore del blog La poesia e lo spirito. Scrive poesie e raccontini quando non ne può fare a meno.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: