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La figlia

Clara-Usón

di Gianni Biondillo

Clara Usón , La figlia, 488 pag., Sellerio, 2013, trad. di Silvia Sichel

La Storia ha smesso di avere dei confini già da qualche anno nella letteratura mondiale. Immaginare che gli avvenimenti luttuosi della guerra della ex Jugoslavia siano argomento solo per scrittori slavi è circoscrivere in una provincia, e per ciò ghettizzare, ciò che ha sconvolto l’Europa intera, alla fine del secolo scorso. L’assedio di Sarajevo o l’eccidio di Srebrenica sono ferite che ci riguardano, tutti. La guerra, infine non ha sesso, raccontarla non è prerogativa di una scrittura virile. Ecco perché ho trovato ben strutturato, ben scritto, di grande qualità, e per le cose dette, perfettamente coerente, La figlia, romanzo della scrittrice spagnola Clara Usón.

Romanzo, ma anche saggio storico, reportage, scrittura di confine. Qui il dato storico e il dato narrativo si (con)fondono, diventando ancora più veri e necessari. Il romanzo racconta di Ana, figlia del criminale di guerra Ratko Mladić, e del suo viaggio fra amici a Mosca. Un gruppo di studenti universitari spensierati, moderni, che vivono le pulsioni etniche come distanti dalla loro vitalità borghese. Quello che sappiamo – e questa è Storia – è che al suo ritorno Ana, a soli 23 anni, deciderà di mettere termine alla sua esistenza. Clara Usón cerca di ricostruire in questo romanzo le ragioni di una scelta così estrema. Espediente romanzesco, appunto, che ci permette di scavare così nella psicologia labile di un popolo subissato da recrudescenze identitarie che risalgono come fiumi carsici dal cuore del medioevo.

Nel corso della lettura un altro protagonista, Danilo, ebreo agnostico e disincantato di Sarajevo, conoscente insofferente di Ana, si farà spazio nelle pagine di questo libro, trasformandosi in un riflesso razionale e disilluso che contrasta con l’innocenza colpevole dell’amore filiale di Ana per un genocida che ha scritto col sangue delle sue vittime le peggiori pagine della nostra Storia. Danilo è il testimone oculare dell’orrore. Ancora vivo e perciò, più di tutti, sconfitto.

 

(pubblicato su Cooperazione, n 21 del 21 maggio 2013)

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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