cinéDIMANCHE #09 JONAS MEKAS As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty

 di Mariasole Ariot

Faccio film di famiglia, quindi vivo. Vivo, quindi faccio film di famiglia
Jonas Mekas

Un diario è segnare (o sognare) tracce per poterci poi tornare, ricalpestare le impronte sulla neve, ri-scrivere una vita sulla vita, costruirne una seconda, darle forma per il dimenticabile che si prepara a lasciarci un istante successivo all’accadimento.

Fragments of paradise – dice : un accesso alle zone intoccabili, indicibili, che raccontano una storia senza storia, la restituiscono con un gatto che si scosta, un letto rifatto, due more che verrano mangiate, un caffé, una parata. I frammenti di vita si slegano dalla cronistoria per mescolarsi, restituendoci particelle di voci e di suoni e visioni e immersioni interstiziali.

The first idea was to keep them chronological, but then I gave up […] because I real don’t know where any peace of my life really belongs

Siamo nei margini, nell’esilio di chi ha lasciato la propria terra – la Lituania, nel villaggio di Semeniškiuose dove Mekas è nato, cresciuto e da cui è fuggito durante l’occupazione stalinista – per fare i conti con il sopravvissuto.
Non nostalgia del perduto ma nuova narrazione di un trascorso impossibile a perdersi, e che deve essere rievocato. I filmini familiari s’intrecciano al ciò che sta fuori – due bimbi che catturano gli animali dai fiori, la sabbia soffiata dalle mani, una fisarmonica a Soho :

About a man whose lip is always trembling from pain and sorrow experienced in the past which only he knows

mekas4

Jonas abbandona la sua terra con il fratello Adolfas nel 1944 : classificati come sovversivi per la partecipazione ad un giornale anti-regime, nel treno che li portava a Vienna, vengono intercettati : sono gli anni dell’Elmeshorn, a Displaced Person Camp.

Sono gli anni delle poesie, sono diari, sono lettere. I Had Nowhere to Go verrà pubblicato nel 1991.

[…]Nessuno ci sta guardando mentre leggiamo o scriviamo, nessuno urla o grida. I mostri di Bosch se ne sono andati., scrive al fratello da WiesBaden.

Il 1949 è l’America. Dal diario ai film-diary, dai film-diary ai diary-film.

Diari che contengono la metamorfosi, permettono la trasformazione dell’esserci senza che la metamorfosi crolli nella deformità : e Mekas, passato alla forma filmica del cinediario, diventa occhio che guarda ma che guardando non si sottrae dall’essere guardato : Mekas entra nella pellicola : con la voce, con gli intertitoli tra una scena e l’altra, entra con una mano, un movimento del braccio, un passaggio di strumento che lo riprende, rimescola le parti, le date si sovrappongono, accadono inversioni, spostamenti temporali : è riscrivere una vita. La propria di displaced person ritrovando in una memoria che da intima si fa collettiva, un posto che gli era stato sottratto. As I was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses of Beauty (2000) è forse la composizione del lavoro di tutta una vita.

Non un attaccarsi al passato senza elaborazione del lutto, ma un’elaborazione del passato che lotta in direzione del vissuto.

mekas1mekas3

2 Commenti

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

John Berger: uno scrittore al suo specchio

di Martina Panzavolta
La traduzione mostra al Berger scrittore che esiste una creatura lingua, assicurandogli di riflesso che ciò che ha sempre tentato di fermare sulla pagina è una sensazione viva, che ha valore. Un’esperienza preverbale che un’intelligenza artificiale non potrà mai cogliere.

Le sale operatorie di esistenza

di Mariasole Ariot
Le nubi che non sanno i temporali ci crollano dall'alto, di gambe spalancate per un bimbo già morto solo morto già nel prima di arrivare a compimento

Pelle su pelle

di Federica Rigliani
Io sono come sono perché lui era come era. Con la testa di pietra difendo l’anarchia che mi ha trasmesso. Forse, anche per questo sono sola.

I pezzi mancanti I-XV

di Marco Balducci
non rinunciare, saldarsi alle linee in mo- vimento, alle luci delle gallerie che scor-rono in serie veloci, alle voci che tornano in mente.

In risposta a “Riaprite i manicomi”

di Mariasole Ariot
Diminuisce la parola a favore di una contenzione farmacologica, avvicinandosi a strutture manicomiali di vecchia memoria: quelle che Langone vorrebbe riaprire.

Semi di Cetriolo

di Maria Teresa Rovitto
Un mio amico ha dato i semi a un suo conoscente; quello a volte si avvicina al varco. Sarà lui a consegnarli a un palestinese che vive a al- Husayn e rifornisce la diaspora.
mariasole ariot
mariasole ariothttp://www.nazioneindiana.com
Mariasole Ariot ha pubblicato Essendo il dentro un fuori infinito, Elegia, opera vincitrice del Premio Montano 2021 sezione opera inedita (Anterem Edizioni, 2021), Anatomie della luce (Aragno Editore, collana I Domani - 2017), Simmetrie degli Spazi Vuoti (Arcipelago, collana ChapBook – 2013), poesie e prose in antologie italiane e straniere. Nell'ambito delle arti visuali, ha girato il cortometraggio "I'm a Swan" (2017) e "Dove urla il deserto" (2019) e partecipato a esposizioni collettive.  Aree di interesse: letteratura, sociologia, arti visuali, psicologia, filosofia. Per la saggistica prediligo l'originalità di pensiero e l'ideazione. In prosa e in poesia, forme di scrittura sperimentali e di ricerca. Cerco di rispondere a tutti, ma non sempre la risposta può essere garantita.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: