Seia tre : Haruki Murakami

9788806225872

Metamorfosi e solitudini

di

Seia Montanelli

Non fatevi ingannare dal buon Murakami: “Uomini senza donne”, il suo ultimo libro pubblicato da Einadi (222 pp., 19 €, trad. it di A. Pastore) è pieno di donne: desiderate, sognate, cedute, tradite, amate fino alla consunzione, ascoltate, invocate, evocate, fraintese, sopravvalutate e infine perdute per sempre.

Uscito nel 2014 in Giappone con il titolo “Onna no Inai Otoko-tachi” (traduzione letterale: uomini che non hanno fidanzate), “Uomini senza donne” è una raccolta di sette storie brevi, scritte a partire dal 2005 – anno in cui è uscita la prima raccolta dell’autore, “I salici ciechi e la donna addormentata” – e pubblicati quasi tutti sul mensile “Bungeishunju”, o apparsi su riviste di tutto il mondo e sul sito del New Yorker (solo un racconto è del tutto inedito).

Questi uomini senza donne in realtà di donne ne hanno avute, e come: ma per qualche accidenti della vita, o per loro incapacità a tenersele strette, hanno finito per perderle. Murakami ribalta così la solita visione della donna rifiutata, che ha riempito la letteratura e il cinema fino alla noia, e racconta la storia dal punto di vista degli uomini, sedotti e abbandonati, melensi e romanticamente disperati come – o forse di più? – le loro controparti femminili di ogni tempo e luogo.

Questo aspetto, l’inevitabile associazione all’omonimo romanzo di Ernest Hemingway (che pare Murakami avesse intenzione di evitare, modificando il titolo della raccolta per le edizioni straniere, ma poi deve aver cambiato idea) e un certo maschilismo di ritorno che affiora in qualche pagina del libro (si legga il racconto “Organo indipendente)”, in un primo momento mettono in allarme da “mattonazzo” (a prescindere dalla limitata mole del volume) il lettore un po’ smaliziato, ma l’autore vien considerato un possibile vincitore del Nobel ogni anno non per caso: è troppo bravo a raccontare delle storie per cadere in stereotipi o lagne da libro Harmony. Così continuando nella lettura ogni allarme si spegne e ci si addentra nell’animo ferito di questi uomini, di ogni estrazione e grado, spesso misteriosi, altre volte squisitamente banali, che hanno perso il centro del loro equilibrio insieme alla donna amata. Che sia morta dopo numerosi tradimenti, o sparita nel nulla all’improvviso, o persino che l’abbiano lasciata andare, a riempire i loro giorni è il rimpianto per ciò che poteva essere, la solitudine insostenibile perché piena di domande senza risposta.

Allo stesso modo il lettore si trova davanti a racconti che non hanno un punto focale: si entra e si esce da queste vite, portandosi dietro lo stesso senso di incompiutezza dei protagonisti. Solo uno dei racconti si apre alla speranza, l’unico che ha peraltro qualche rimando alla dimensione onirica che l’autore ha esplorato in altri suoi testi: trattasi di “Samsa innamorato”, un chiaro omaggio al più famoso racconto di Franz Kafka, in cui la storia viene ribaltata perché l’orrenda scoperta che Gregor fa una mattina all’improvviso è quello di essere stato tramutato in un uomo, e di trovarsi senza il duro carapace che lo proteggeva dal mondo. In questo stato, con solo quello strato sottile e roseo di pelle a fargli da scudo, gli accade di innamorarsi di una donna non propriamente attraente ma che per lui è bellissima: e questo amore diventa anche un modo per conoscere il mondo in cui si ritrova e la sua nuova condizione. Un altro omaggio letterario è nel racconto “Shahrazād”: qui una donna per intrattenere Habara, un uomo recluso non si sa per quale ragione in un appartamento, dopo aver fatto l’amore con lui comincia a raccontargli delle storie e quelle storie diventano per lui più importanti del sesso, sono quasi come delle compensazioni alla libertà che gli è negata. Dopo un’ultima storia lasciata in sospeso, Habara comincia a vivere nell’angoscia di non poterne più ascoltare altre e di non poter conoscere la fine dell’ultima nel caso in cui Shahrazād non tornasse.

Come Murakami fa dire al protagonista del suo ultimo racconto, il più disperato forse, che dà il titolo alla raccolta, per Habara e per tutti gli altri uomini che hanno subito la perdita di una donna è come «perdere quel fantastico vento da Ovest», come «essere derubati per sempre del proprio quattordicesimo anno». E, ancora, «a volte perdere una donna significa perderle tutte». E tutto. Tanto che Murakami racconta un intero universo fatto di suoni e di odori e di colori percepiti diversamente senza la donna amata, vera condizione esistenziale senza rimedio, e pur sfiorando spesso il paradossale, tutta la narrazione rimane possibile, tangibile, come il dolore che l’assenza si porta dietro mentre consuma questi “uomini senza”.

La nostalgia, il rimpianto, l’abbandono, il rapporto tra uomini e donne, l’impercettibile superamento della linea sottile tra realtà e fantastico: ci sono tutti i temi principali di Murakami in questi racconti – e anche il suo essere scrittore internazionale, moderno, pop perfino, con i ripetuti riferimenti musicali, i soliti Beatles, l’amato jazz, le influenze della letteratura statunitense, pur restando uno scrittore profondamente giapponese. E c’è quello stile difficile da individuare in una traduzione, ma che fidandoci della bravura di Antonietta Pastore, è lo stesso di sempre: frasi semplici, parole d’uso comune, spesso ripetute, un  linguaggio colloquiale con delle saltuarie colorazioni poetiche, con una precisione quasi maniacale nei dettagli e dialoghi vivaci e momenti anche di ironia.

Non fidatevi, perciò, del titolo del libro: ma abbiate piuttosto fiducia in Murakami e nella sua capacità di raccontare delle storie che difficilmente dimenticherete.

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Cose da Paz

di Massimo Rizzante
Partiamo da qui: la poesia, l’arte in genere, non ama ripetersi. Ciò non significa che non possa ripetersi. Ecco la mia teoria: quando la poesia non si accorge che si sta ripetendo, la Storia inevitabilmente si ripete. Ciò se si crede, come io mi ostino a credere che, a differenza della poesia di Omero, nessuno studio storico potrà mai dirci qualcosa di essenziale su chi sono stati gli antichi Greci.

I poeti appartati: Enzo Campi

di Enzo Campi
Da quando lo conosco, da più di trent'anni, ho sempre percepito nella "manifattura creativa" di Enzo Campi, che si trattasse di teatro o di poesia, il tentativo di dialogo tra la mano che fabbrica e quella che pensa. La selezione di poesie tratte dalla sua silloge, Sequenze per cunei e cilindri  che il lettore di NI potrà leggere conforta, credo, quella mia percezione dell'origine. effeffe

Les nouveaux réalistes: Davide Gatto

di Davide Gatto
L’onda è invisibile, l’onda uccide, è disciolta nell’aria e nessun ostacolo la può fermare, passa con gli spifferi sotto porte e finestre, penetra impercettibile tra le particelle dei materiali più duri, l’onda vola invisibile e si insinua dappertutto, è nelle case, è negli uffici, scorre da un’antenna all’altra e dentro i cavi, hanno inventato l’onda per ucciderci.

Cherchez les femmes

di Michela Polito
Sebbene abbiano espresso sé stesse in maniere peculiari e diverse tra loro, Kate Chopin, Flannery O’Connor e Zelda Fitzgerald hanno molto in comune. In primo luogo, sono “vicine di casa”, affondano infatti le loro radici culturali e identitarie negli stati del Sud.

Les nouveaux réalistes: Mirco Salvadori

di Mirco Salvadori
Che altro nascondeva quella frase letta all’inizio dei suoi intricati pensieri, quelle parole legate alla banalità. Forse che nel suo intimo sentiva bruciare la fiamma del finto e ridicolo nichilismo? O più semplicemente, era un metodo di fuga ben studiato per evitare le frane, gli smottamenti di un lungo percorso.

I poeti appartati: Nicola Vacca

di Nicola Vacca
Ci aspetta una lunga stagione di idoli venerati per nascondere la paura di noi che finiremo per spegnerci.
francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: