Tutto accade ovunque
anche oggi ho visto qualcosa
che di continuo ritorna
anche oggi ho visto qualcosa
indistintamente
Pubblicato ad aprile 2016 da Nino Aragno Editore, nella bella collana i domani, curata da Maria Grazia Calandrone, Andrea Cortellessa e Laura Pugno, Tutto accade ovunque è l’ultima raccolta poetica di Italo Testa.
Composta da quattro sezioni (la casa perfetta, g.c., i camminatori, non ero io), il libro ospita anche alcuni testi apparsi precedentemente sulla rivista Il caffè illustrato, il sito gammm.org e nella plaquette i camminatori, vincitrice del Premio Ciampi – Valigie Rosse nel 2013, e oggi diventata opera video-musicale, con traduzione inglese di Paul Vangelisti.
spalanco le porte
e le immagini si annullano
fermo gli occhi
e le immagini si schiudono
Questa è esattamente la sensazione predominante, che percorre tutta la prima sezione del testo – e poi, via via, l’intera raccolta: una sorta di sconfinato, mai pago straniamento, un’apparentemente quieta e laconica distonia, lo slittamento congiunto di piani, di spazio, di tempo, di sentimento, di rigore stilistico, di ragionamento intellettuale.
Tutto sembra sgretolarsi per poi ricomporsi in maniera arbitraria e immaginifica, sotto gli occhi complici di autore e lettore, che finiscono per viaggiare all’unisono, quasi sulla scia di note flautate, con passi felpati, attraversando uno schock evidente senza però grossi strappi, senza incappare in davvero brusche lacerazioni: un trauma che, se c’è, è ben nascosto, celato, persino accarezzato, mai veramente divelto.
Un’ossessione senza rimedio, e perciò ossessione divenuta amica, sorella, compagna di sguardi, di sogni, amante di parola. Amante di parola sì, e di contatto: con l’altro, l’esterno, il passante, lo sconosciuto.
mi sfiorano
e sono io a toccarli
li sfioro
e sono loro a dire
Vive di scambi continui, il verso di Italo Testa, che tanto più nel confronto con l’altrui e l’altrove trova la sua ragion d’essere più intima, la parola più acuta, la possessione che diremmo universale.
Trova a volte la scelta, tra essere felice o triste, come in g.c., o piuttosto l’attesa, il momento opportuno, come ne i camminatori.
Ma infondo è una cosa, sostanzialmente, quella che – forse – l’autore cerca, e quella che senz’altro il libro, magistralmente, raggiunge: l’equilibrio.
Un solido equilibrio fra paura e convinzione, fra oblio e lucidità, fra dinamismo e stasi; un equilibrio che si mostra tanto più solido, appunto, quanto più lievi appaiono i tempi verbali, quanto più addolcite le aggettivazioni, quanto più incredibilmente rarefatti i nomi e le ambientazioni, mentali e fisiche, che incontriamo attraversando tutta la raccolta.
E, del resto, già il titolo ci aveva avvertiti: Tutto accade ovunque. Anche se poi non succede niente.
E perciò, addirittura, anche l’autore arriva alla fine all’estremo tentativo di spersonalizzazione: non ero io, così l’ultima sezione, che cambia improvvisamente ritmo alle passeggiate oniriche precedenti, scardina il verso e si riaccosta alla prosa, per scatenarsi in un vortice ancora più perseverante di surrealtà, una rincorsa senza fiato verso il paradosso, l’ossimoro, il più totale e inappellabile disincanto.
O forse no. Un omicidio (freudiano)? Una violenza feroce? Un odio panico, mal dissimulato, l’annientamento di quel tanto cercato – e raggiunto – equilibrio, proprio nel momento, a parer mio, più alto, più ragionevole, più assennato. O forse no.
Qui Testa sente il bisogno di far precipitare ogni cosa: la casa alberata e ventosa dell’inizio si riduce a un cumulo di lenzuola stropicciate, il muro è una facciata di calce viva, il rubinetto della doccia resta aperto; i corpi indefinibili, se non per qualche accennata tumefazione, per una colluttazione continua, ostentata e negata, negata e perciò ancora più fortemente asserita, perché non c’è vero scambio, sembra concludere l’autore, se non nel disumanar.
ma non conta, ancora una volta, sembrava qui, proprio qui, qui e ovunque, non vedi, come tutto, come tutto sembri definito, netto, e poi niente, è proprio qui, è proprio qui che accade, è proprio qui, ancora, come tutto, ovunque.