Era mia madre

 di Gianni Biondillo

 

Iaia Caputo, Era mia madre, Feltrinelli, 166 pagine

I rapporti fra Alice e sua madre non sono dei migliori. La prima è una ballerina che vive un’esistenza precaria a Parigi, la seconda è una grecista napoletana, docente universitaria ora in pensione. La madre ha nel suo passato una vita di lotte politiche, di emancipazione sociale e di genere, la figlia sente la rabbia di appartenere alla prima generazione che vivrà in condizioni peggiori di quella che l’ha preceduta.

C’è rabbia, c’è tensione, c’è incomprensione. Ma sono madre e figlia. Questo legame resta indissolubile. E verrà compreso appieno da Alice quando, all’inizio del romanzo, vedrà accasciarsi a terra la madre colta da un malore che la ridurrà al coma. Alice è perduta. Decide di riportare a Napoli la madre per le cure, aspettando l’inevitabile fine. E così, giorno dopo giorno, tornando sui luoghi della sua infanzia, scoprirà quanto poco credeva di sapere di quella donna.

Era mia madre è un romanzo che cerca l’impossibile compito di far dialogare due generazioni in apparenza vicine ma nei fatti attraversate da una frattura epocale insanabile. Tutto il futuro che la generazione precedente ha voluto conquistare è il presente scippato a quella che le è succeduta. Ma durante il coma di sua madre Alice scoprirà che quella donna forte, volitiva, tetragona, aveva altrettante fragilità e debolezze, così simili alle sue. Ché se non si può cercare un dialogo fra generazioni lo si può trovare fra legami che sono più profondi.

La scrittura di Iaia Caputo in questo senso è fatta di movimenti tellurici a basso impatto. Mai colpi di scena rocamboleschi, ma un continuo, incessante bradisismo sentimentale. Questo comporta un controllo della frase ferreo, ineccepibile. Fra nonne, madri e figlie a tutto tondo, le figure maschili appaiono come inconsistenti, egotiche, puerili. Incapaci di sondare l’abisso che c’è in ognuno di noi.

(pubblicato precedentemente su Cooperazione n° 30 del 26 luglio 2016)

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

Il Bambino

di Valerio Paolo Mosco
Il termine scandalo ha un’etimologia greca e il suo significato è quello di pietra di inciampo, l’inaspettato che può accadere a chiunque e che interrompe il percorso. Lo scandalo ne Il Bambino è la nascita di un figlio gravemente disabile in una famiglia borghese "normale".

La strada di chi resta

di Federico Di Gregorio
Le cose materiali sono protagoniste nell’inizio del nuovo romanzo di Matteo B. Bianchi, La vita di chi resta, edito da Mondadori. Casa, ascensore, vestiti, scarpe, simboli del quotidiano e della discontinuità, uniti al mantra del parere popolare, per l’abbandono terapeutico delle cose materiali. Perché? Non ha senso, si dice l’autore: «Non riescono a capire che dai ricordi sono invaso».

La meraviglia è di tutti

di Valerio Paolo Mosco
Il libro di Luca Molinari "La meraviglia è di tutti. Corpi, città, architettura" è un libro ottimista. Il sinonimo di ottimismo in architettura è progetto. Progetto, ovvero dal latino “getto avanti”, prevedo.

Hitch, l’architetto

di Gianni Biondillo
Gli edifici, nei film di Hitchcock, non sono solo scenari dove far muovere i personaggi, ma spazi attivi, attori partecipanti, snodi narrativi. Questo si deduce leggendo il libro di Christine Madrid French, "The Architecture of Suspense. The Built World in the Films of Alfred Hitchcock".

Il corpo è tutto

di Valerio Paolo Mosco
Olivia Laing ci insegna che il corpo ci disvela, ci rende umani in quanto testimonia la nostra vulnerabilità e con essa l’eroismo di coloro i quali non hanno rinnegato la vulnerabilità.

Quella notte al Majestic

di Romano A. Fiocchi
Fu presso l’Hotel Majestic di Parigi, nell’imponente avenue Kléber, che nel corso di una serata organizzata dai ricchi coniugi Schiff si riunì un’incredibile schiera di artisti e di intellettuali. Tutti per assistere all’incontro tra due giganti della letteratura: Marcel Proust e James Joyce.
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Nel 2011 il romanzo noir I materiali del killer ha vinto il Premio Scerbanenco. Nel 2018 il romanzo storico Come sugli alberi le foglie ha vinto il Premio Bergamo. Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
Print Friendly, PDF & Email
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: