Colonna (sonora) Gramsci

di

Claudio Loi

Questa playlist nasce – oltre che dal grande rispetto e ammirazione verso Antonio Gramsci di cui sono conterraneo – dalla volontà di colmare una défaillance. Ogni anno ad Ales in Sardegna, il paese natale di Gramsci, un manipolo di irriducibili organizzano Rock per Gramsci, una giornata di festa a base di ottimo rock, cibo preparato in loco, tanti amici, tanta birra e la gioia infinita di stare insieme sotto la protezione dell’amato Antonio. Anche nel 2020 la festa si è consumata tra mille sacrifici e rinunce ma io, purtroppo, per un impegno concomitante, non ho potuto partecipare. Per questo mi sono sentito in obbligo di pensare questa playlist con musiche di ogni tipo e ogni dove. Ecumenica, politica, sardocentrica, instabile, disorganica e illogica come il mondo che ci circonda e che ci piacerebbe vivere in altri termini. Quindi buon ascolto nel nome di Antonio Gramsci e lunga vita a Rock per Gramsci.

 Claudio Lolli. Quello lì (compagno Gramsci). Da Un Uomo in crisi, 1973.
Questa canzone racconta le vicende di Antonio Gramsci ancora studente a Torino, viste con gli occhi di un suo vicino di casa dalla mentalità chiusa e reazionaria. È come se Gramsci venisse condannato a priori per il suo essere un uomo che pensa e ragiona. “Il giorno che arrivò in città fresco dalla Sardegna, per fare l’università c’aveva già lui la faccia di chi c’insegna, aveva già la sua strana testa grossa e l’aria di uno che ha freddo fin nelle ossa. Io lo sapevo quello lì, me lo sentivo quello lì, che non sarebbe andato avanti molto.” Purtroppo Lolli ci ha lasciato ma la sua musica rimane con noi.

 

 

Scritti Politti. Skank Bloc Bologna. Singolo del 1978.
Hanno avuto almeno due vite. Una punk militante e selvaggio intorno al 1978 quando pubblicarono il loro primo devastante singolo Skank Bloc Bologna e poi la svolta glamour verso un art-pop più sofisticato eppure pieno di belle intuizioni e black music. Il loro nome arriva da una deformazione (voluta o meno non si sa) degli Scritti Politici di Antonio Gramsci e questo basta a farceli amare. Ma la musica di Green (Gartside) è sempre stata di superba qualità in tutte le loro reincarnazioni. Secondo Simon Reynolds (Post-Punk 2005) “‘Bloc’ è una sottile allusione ad Antonio Gramsci (uno dei teorici neomarxisti preferiti dagli Scritti e al suo concetto di ‘Blocco storico’: un’alleanza delle classi oppresse per rovesciare l’ordine costituito e riformare il ‘senso comune’ dominante in merito a ciò che è naturale, stabilito, possibile; la rivoluzione come creazione di una nuova realtà”. E il riferimento a Bologna è relativo al subbuglio politico-culturale che la città a conosciuto alla fine degli anni Settanta, un ‘Blocco’ o meglio un ‘Movimento’ indefinito composto da: occupanti abusivi, femministe, gay, studenti, lavoratori non sindacalizzati e saltuari e il PCI che brancolava nel buio. “Something in Italy / Is Keeping us alive” cantavano gli inglesi mitizzando una scena che poteva essere il germe di un nuovo mondo. Poi le cose sono andate un po’ diversamente ma l’importante è sognare.

 

Franco Madau. Cantu pro Gramsci. Da Ottana del 1984.
Franco Madau, di Tuili, ha conosciuto le fabbriche del nord Italia, ha vissuto le lotte operaie, lo sfruttamento e cosa significhi lasciare la propria terra con poche speranze di migliorare la sua condizione umana. Poi è tornato a casa e con la chitarra ha raccontato la sua visione di Sardegna, ha cercato di smuovere le coscienze dei propri simili, ha girato il mondo portando la voce della sua terra. L’album Ottana risale al 1984 (ma esiste anche una ristampa del 2004) ed è uno dei suoi lavori più diretti e riusciti e non poteva mancare un doveroso omaggio ad Antonio Gramsci. “E così abbiamo sfilato di notte, con le macchine in fila ordinate. Ed ad Ales – dove è nato – siamo arrivati, e nella piazza poi ci siamo fermati. Abbiamo portato più di mille garofani, e una bandiera rossa per ricordarlo, e nel silenzio una voce dal gruppo si è levata: Antonio nostro, non sei morto ancora. Antonio nostro, non morirai mai; ti vediamo in ogni cosa giusta, in ogni giorno di festa dove c’è gente che lotta per difendere il pane.”

Billy Bragg. Workers Playtime del 1988.
L’album Workers Playtime risale al 1988 ed è uno dei più diretti e incisivi pubblicati da Bragg. Sulle sue posizioni politiche c’è poco da aggiungere: tutta la sua vicenda umana e artistica è improntata alla diffusione di concetti di origine marxista, canzoni di protesta sulla scia di altri artisti precedenti come Woody Guthrie, Phil Ochs, Pete Seeger ed è nota anche la passione di Bragg per il pensiero politico di Antonio Gramsci tanto che nel booklet del disco è espressamente riportata una sua citazione. In quella frase Gramsci riflette sul rapporto tra lotta politica e rapporti umani, sulla capacità di essere sinceri, leali, uomini giusti. E su cosa significhi essere militanti, sposare una causa, combattere per degli ideali in rapporto alla propria esistenza e alla capacità di essere rivoluzionari anche tra le pareti della propria casa, nei limiti imposti dalla personale esistenza di ognuno. Riuscire a capire i limiti del proprio ego per evitare il mestiere del politico, freddo, lucido, spietato, calcolatore. “Se sbatti la testa contro il muro è la tua testa che si rompe e non il muro – questa è la mia forza, la mia unica forza.”

“How many times have I wondered if it is really possible to forge links with a mass of people when one has never had strong feelings for anyone, not even ones own parents, if it’s possible to love a collectivity when one has not been deeply loved himself by individual human creatures. Hasn’t this had some effect on my life as militant – has is not tended to make me sterile and reduce my quality as a revolutionary by making everything a master of pure intellect, of pure mathematical calculation”.

“Ma quante volte mi sono domandato se legarsi a una massa era possibile quando non si era mai voluto bene a nessuno, neppure ai propri parenti, se era possibile amare una collettività se non si era amato profondamente delle singole creature. Non avrebbe ciò avuto un riflesso sulla mia vita di militante, non avrebbe ciò isterilito e ridotto a un puro fatto intellettuale, a un puro calcolo matematico la mia qualità di rivoluzionario?”. (Lettera del 6 marzo 1924 da Vienna alla moglie Giulia).

 

Clara Murtas / Ennio Morricone. In forma di stella. Da De sa terra a su xelu del 2002.
Murtas e Morricone si incontrano per la prima volta a Roma nel 1974. Il maestro la invita a collaborare a un album dedicato ad Alexander Panagulis e la sua voce si affianca a quelle di Dodi Moscati e Donatina De Carolis nella facciata B del disco. Nel 1976 sarà sempre Morricone a invitare la Murtas per cantare nella colonna sonora de L’Agnese va a morire di Giuliano Montaldo. Da cosa nasce cosa e nel 2000 è Clara Murtas a chiedere a Morricone di curare gli arrangiamenti per una versione orchestrale della tradizionale Ave Maria. Deus ti salvet Maria. Il maestro accetta volentieri e il risultato sarà pubblicato nel 2002 in un CD dal titolo De sa terra a su xelu con la voce ieratica e solenne della Murtas e le magie sonore di Morricone. In forma di Stella è il brano che chiude il disco con musiche di Morricone e Murtas e testi scritti dalla Murtas integrati da una quartina di Peppino Marotto dedicato ad Antonio Gramsci. “Quadernos iscrittos in d’una cella oscura / De unu sapiente illumina su mundu”. Le parole di un poeta ricordano il pensiero di un intellettuale con lo sfondo magico delle musiche di Morricone e la voce di Clara Murtas. C’è poco altro da aggiungere…

Purge. Antonio Gramsci. Da Il Neige en Syrie del 2002.
Trio canadese composto da Yannick Essertaize, Frédéric Talbot, Éric Leblanc, ha pubblicato l’album Il Neige en Syrie nel 2002 due anni prima del loro scioglimento. La traccia Antonio Gramsci è elettronica spinta con sembianze tecno. Musica glaciale, rumori di macchine, anima sintetica e un cantato in francese che non rasserena. Nessuna notizia sul gruppo e sui singoli componenti ma non poteva mancare.

 

 

 

 

 

Giovanna Marini. Le ceneri di Gramsci del 2006.
Le ceneri di Gramsci è una raccolta di poesie di Pier Paolo Pasolini pubblicata da Garzanti nel 1957. Il volume, che riporta il sottotitolo “Poemetti”, raccoglie undici poesie già pubblicate su riviste tra il 1951 e il 1956. Nel 40° anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini (Bologna, 1922 – Ostia, 1975) Le Ceneri di Gramsci è diventato – grazie a Giovanna Marini – un oratorio a più voci dal canto di tradizione orale al madrigale d’autore e la versione che si trova nel libro-disco pubblicato nel 2006 è stata registrata dal vivo al Teatro “Giovanni da Udine” di Udine. La Marini rilegge i versi di Pasolini e li rende opera corale di rara bellezza: “un discorso intimo e serrato di passioni frustrate, allontanate, spente a forza, una serie di pensieri mai espressi, ragioni mai dette, questo è un canto della verità, qui Pasolini si svela interamente, senza pudori, attraverso la poesia”.

Uno straccetto rosso, come quello
arrotolato al collo ai partigiani
e, presso l’urna, sul terreno cereo,
diversamente rossi, due gerani.
Lì tu stai, bandito e con dura eleganza
non cattolica, elencato tra estranei
morti: Le ceneri di Gramsci… Tra speranza
e vecchia sfiducia, ti accosto, capitato
per caso in questa magra serra, innanzi
alla tua tomba, al tuo spirito restato quaggiù tra questi liberi.

Alla fine dei versi Pasolini ricorda che “Gramsci è sepolto in una piccola tomba del Cimitero degli Inglesi, tra Porta San Paolo e Testaccio, non lontano dalla tomba di Shelley. Sul cippo si leggono solo le parole: “Cinera Gramsci” con le date.

 

Roberto Piana. Da Tuo Antonio Gramsci del 2007.
Roberto Piana è un pianista e compositore di formazione classica e la solita trafila: Conservatorio, diploma, concerti, premi prestigiosi, didattica e tanto altro. Oltre al repertorio classico per pianoforte Piana ha sempre prestato grande attenzione ai musicisti della Sardegna, la sua terra, in particolare a Lao Silesu al quale ha dedicato diverse incisioni e interessanti ricerche. Nel 2007 ha pubblicato un CD dedicato ad Antonio Gramsci attraverso un’interazione tra parole e musiche. Le note di presentazione di Tuo Antonio Gramsci chiariscono bene il senso dell’operazione: “Intanto un uomo. Un inedito Antonio Gramsci si riscopre attraverso un esclusivo repertorio di musiche originali firmate dal pianista e compositore Roberto Piana e ispirate alle nozioni ritmico-armoniche vergate dall’intellettuale sardo nei Quaderni del Carcere, oggi proposte per la prima volta, tra letture recitate di missive private indirizzate da Gramsci alla madre e alla moglie (…)”.

 

Il Teatro degli Orrori. Martino. Da Il Mondo Nuovo del 2012.
Tratto da Il Mondo Nuovo terzo album della band di Pierpaolo Capovilla, Martino descrive una storia di violenza poliziesca, ispirata dalla poesia Il compagno di Sergej Aleksandrovič Esenin. “Era figlio di un semplice operaio. La sua storia è molto breve. I suoi capelli erano neri. Come la notte. Che cova sciagure. Aveva solamente due amici. Sergej, un gatto vecchio e sordo. E Antonio Gramsci. Se ne stava incorniciato alla parete. Come al solito. Martino viveva E nessuno sapeva. Antonio Gramsci. Lo osservava di soppiatto. Spione comunista. Ma il suo sguardo. Non era mai malevolo”.

 

 

Giorgio Baratta, Clara Murtas, Giancarlo Schiaffini, Adriano Orrù. Gramsci in Concert. 2013.
Due voci recitanti, un trombone, un contrabbasso e le parole di Antonio Gramsci sul palco della piazza del nuraghe di Sant’Anna Arresi nel 2013 poi finite in un CD. Parole sparse, scritte su pezzi di carta, quaderni, supporti inventati all’occorrenza, idee in divenire, concetti universali, un magma immenso da ricomporre e decifrare mille volte, all’infinito. Un corpus che ci serve per capire questo strano mondo: “Il mondo è veramente grande e terribile, e complicato. Ogni azione che viene scagliata sulla sua complessità sveglia echi inaspettati”. Parole sante!

 

Gabriele Mitelli. Antonio Gramsci. Da Hymnus ad Nocturnum del 2014.
Trombettista e compositore bresciano, Gabriele Mitelli ha pubblicato il primo disco a suo nome, Hymnus ad Nocturnum, nel 2014 per Parco della Musica Records. Lo accompagnano Nelide Bandello (batteria), Giulio Corini (Contrabbasso) e Alfonso Santimone (piano). Il disco comprende 7 tracce e la sesta si chiama semplicemente Antonio Gramsci. Vincenzo Roggiero così scrive: “Hymnus ad Nocturnum è disco che si eleva al di sopra delle meschinità terrene, che si dipana riflessivo e meditabondo con la libertà e l’informalità linguistica del quartetto a sorreggerne le sorti. È musica che si pone con delicatezza e sincerità ma che scuote con decisione la coscienza dell’ascoltatore”. Antonio Gramsci avrebbe gradito.

 

Pornostroika Dadaifi. Indifference. Dalla compilation Martyred Heretics del 2014.
Nella compilation Martyred Heretics, pubblicata nel 2014 dalla label Mustard Relics troviamo 18 brani di impostazione industrial, dark wave, noise e cosette così e la quarta traccia è opera del gruppo greco Pornostroika Dadaifi che propone Indifference basata sulle opere di Antonio Gramsci. Musica elettronica disturbata, malata, pensata per scenari apocalittici contemporanei, geografici e mentali. Diversamente piacevole.

 

 

 

En?gma. Cerbero. Da Shardana del 2018.
Pseudonimo di Francesco Marcello Scano rapper di Olbia prima nel giro di Salmo poi spostatosi verso altre direzioni. Shardana è il suo quarto album, pubblicato il 23 febbraio 2018 dalla Artist First: 11 brani più le bonus track Cerbero e ImagiNation, già precedentemente pubblicate dal rapper sul proprio canale YouTube. Rispetto alla media dei rapper/trapper italiani En?gma si evidenzia per la cura dei testi e la qualità è forse troppo alta per un pubblico che apprezza ben altro. In Cerbero colpisce la citazione al conterraneo Gramsci. “A volte mi chiedo ma se t’ammazzi? Che mondo lasci? Dove ne prendi pure il doppio se sei debole e t’accasci. Dove i sorrisi falsi sono prassi così come i freddi abbracci. Pazzi, siamo pazzi, appunti sparsi senza sintassi. Passi da scalzi nei ghiacci. Tipo che ancora in giro si parla di fasci. Ed io che allora riempirò quaderni come Antonio Gramsci.”

 

Finisce così il mio personale omaggio a Gramsci. Ho scelto tra tante possibilità quelle che mi sono sembrate più interessanti anche se forse un po’ scontate. Ognuno potrà farsi il suo viaggio e la sua scaletta se lo desidera, questo è solo un piccolo divertimento e nulla più. Ho lasciato fuori ad esempio Mauro Sabbione e il suo progetto Gramsci Bar del 2003, ho eluso Blitz Gramsci, un misterioso produttore elettronico che ha scelto questo moniker chissà perché. E poi Jago di cui non so nulla ma ha scritto un brano di elettronica ambient che si chiama Antonio Gramsci e un motivo ci sarà. Ci sarebbe anche un certo Paul McLaney, cantante, compositore, produttore stabilitosi in Nuova Zelanda ma originario del Regno Unito: è membro di un gruppo che si chiama Gramsci con cui ha pubblicato quattro album. Pop rock acustico di buon livello e niente più ma rimane il mistero del nome.

 

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francesco forlani
francesco forlani
Vivo e lavoro a Parigi. Fondatore delle riviste internazionali Paso Doble e Sud, collaboratore dell’Atelier du Roman . Attualmente direttore artistico della rivista italo-francese Focus-in. Spettacoli teatrali: Do you remember revolution, Patrioska, Cave canem, Zazà et tuti l’ati sturiellet, Miss Take. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella nazionale di calcio scrittori Osvaldo Soriano Football Club, Era l’anno dei mondiali e Racconti in bottiglia (Rizzoli/Corriere della Sera). Métromorphoses, Autoreverse, Blu di Prussia, Manifesto del Comunista Dandy, Le Chat Noir, Manhattan Experiment, 1997 Fuga da New York, edizioni La Camera Verde, Chiunque cerca chiunque, Il peso del Ciao, Parigi, senza passare dal via, Il manifesto del comunista dandy, Peli, Penultimi, Par-delà la forêt. , L'estate corsa   Traduttore dal francese, L'insegnamento dell'ignoranza di Jean-Claude Michéa, Immediatamente di Dominique De Roux
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