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Mots-clés__Tuffatore

Tuffatore
di Daniele Ruini

Flavio Giurato, Il tuffatore -> play

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Le Saut dans le vide, octobre 1960 – Action artistique d’Yves Klein – 5, rue Gentil-Bernard, Fontenay-aux-Roses. Photo : © Harry Shunk and Janos Kender

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Dal racconto Per sempre lassù [Forever Overhead] di David Foster Wallace, in Brevi interviste con uomini schifosi, Einaudi, 2000, pp. 8-20, a pp. 18-20. Traduzione di Ottavio Fatica e Giovanna Granato.

Dove ti trovi adesso è immobile e tranquillo. Niente schizzi urla radio vento qui. Niente tempo né rumori reali, solo il tuo sangue che stride nella testa.
Quassù significa vista e odore. Gli odori sono intimi, di nuovo limpidi. L’aroma che ha il fiore del candeggio, ma di lì altre cose salgono fino a te come neve disseminata dalle erbacce. Senti odore di popcorn giallo intenso. Dolce olio abbronzante come cocco bollente. Hot dog o corn dog. Un sottile accenno crudele di Pepsi scurissima nei bicchieri di carta. E l’odore tipico di masse d’acqua che emanano da masse di pelle, salendo come vapore da un nuovo bagno. Calore animale. Da lassù è più reale che mai.
Guarda. Vedi tutta quella complicatissima cosa, azzurra e bianca e marrone e bianca, intrisa di acquosi lustrini di rosso sempre più intenso. Tutti. È quello che si dice uno spettacolo. E lo sapevi che da sotto non saresti mai sembrato così in alto lassù. Ora lo sai quanto sei in alto lassù. Lo sapevi che da sotto non si sarebbe mai capito.
Lui lo dice dietro di te, gli occhi sulle tue caviglie, l’omaccione pelato: Ehi ragazzino. Vogliono sapere. Come la mettiamo: pensi di fare una cosa di giorno. Ehi ragazzino tutto bene.
C’è stato tempo in tutto questo tempo. Non puoi uccidere il tempo col cuore. Tutto richiede tempo. Le api si devono muovere rapidissime per restare immobili.
Ehi ragazzino fa lui Ehi ragazzino tutto bene.
Sulla lingua ti sbocciano fiori di metallo. Non c’è più tempo per pensare. Ora che c’è tempo non hai tempo.
Ehi.
Lentamente ora, da un capo all’altro è tutto un guardare che si diffonde come cerchi sull’acqua colpita. Osservalo diffondersi a partire dalla scala. Tua sorella che ha riacquistato la vista e il suo magro bianco branco indicano. Tua madre dà un’occhiata all’acqua bassa dove stavi prima, poi si fa schermo con la mano. La balena si muove dondolando. Il bagnino alza gli occhi, la ragazza intorno alla sua gamba alza gli occhi, lui allunga la mano verso il megafono.
Di sotto è per sempre pavimento ruvido, spuntini, musica metallica acuta e stridula, giù dove una volta eri anche tu; la fila è compatta e non ha la retromarcia; e l’acqua, naturalmente, è morbida solo quando ci stai dentro. Guarda giù. Ora si agita al sole, piena di dure monete di luce che brillano rosse mentre si allontanano tenendosi in una bruma che è il tuo stesso dolce sale. Le monete si spezzano in lune nuove, lunghe schegge di luce provenienti dai cuori di tristi stelle. La vasca quadrata è un freddo lenzuolo azzurro. Il freddo non è che una forma di durezza. Una forma di cecità. Ti hanno preso in contropiede. Buon compleanno. Ci hai pensato bene. Sì e no. Ehi ragazzino.
Due macchie nere, violenza, e scomparire in un pozzo di tempo. Il problema non è l’altezza. Quando torni giù cambia tutto. Quando colpisci, con il tuo peso.
E allora qual è la bugia? Durezza o morbidezza? Silenzio o tempo?
La bugia è che è una cosa o l’altra. Un’ape immobile, fluttuante, si muove più in fretta di quanto lei stessa non pensi. Da lassù la dolcezza la fa impazzire.
La tavola annuirà e tu andrai, e i neri occhi di pelle si potranno incrociare e accecare in un cielo maculato di nuvole, luce perforata che si svuota dietro la pietra aguzza che è per sempre. Che è per sempre. Metti piede nella pelle e scompari.
Ciao.

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[Mots-clés è una rubrica mensile a cura di Ornella Tajani. Ogni prima domenica del mese, Nazione Indiana pubblicherà un collage di un brano musicale + una fotografia o video (estratto di film, ecc.) + un breve testo in versi o in prosa, accomunati da una parola o da un’espressione chiave.
La rubrica è aperta ai contributi dei lettori di NI; coloro che volessero inviare proposte possono farlo scrivendo a: tajani@nazioneindiana.com. Tutti i materiali devono essere editi; non si accettano materiali inediti né opera dell’autore o dell’autrice proponenti.]

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ornella tajani
Ornella Tajani insegna all'Università per Stranieri di Siena. Si occupa prevalentemente di critica della traduzione e di letteratura francese contemporanea. È autrice dei libri Scrivere la distanza. Forme autobiografiche nell'opera di Annie Ernaux (Marsilio 2025), Après Berman. Des études de cas pour une critique des traductions littéraires (ETS 2021) e Tradurre il pastiche (Mucchi 2018). Ha tradotto, fra i vari, le Opere integrali di Rimbaud per Marsilio (2019), e curato opere di Rimbaud, Jean Cocteau, Marcel Jouhandeau. Oltre alle pubblicazioni abituali, per Nazione Indiana cura la rubrica Mots-clés, aperta ai contributi di lettori e lettrici.
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