Piovono aghi & 2 inediti

di Laura Di Corcia

 

1.

C’è qualcosa di intollerabile nella natura, nel ventre alchemico.
Per questo ci rifugiamo nelle tane di sasso, nel grigio del mondo.

Un cucciolo ti guarda e vuole dirti: vieni, non ti faccio del male.
Un cucciolo ti guarda e vuole dirti: vieni, non farmi del male.

Affidiamo a periferie e macerie ogni percezione di vita.
Ci chiudiamo in carceri di pietra.

Preferiamo mettere il naso in questo poco che saperci davvero vivi.

 

 

2.

Fra la sabbia che si crea e quella che si deposita si apre una
voragine che chiamiamo tempo.
Ci siamo dentro e lo osserviamo, lo dipingiamo su una foglia.

Apriamo gli occhi sul mondo per dire: esiste.
Apriamo gli occhi sul mondo per dire: esistiamo.

Poi nello stesso tempo ci ricordiamo che è un sogno.
Che questa pietra che ora vedi esiste e non esiste.
La chiamiamo zona fra essere e non essere.

Appoggiamo i piedi per terra per ricordarci che c’è qualcosa chiamata gravità.
Ma in altri spazi, in buchi temporali e spaziali…
Ma fuori, fuori da queste cooordinate…

Ci aggiriamo quindi per la città. Le case sono case, i cani cani.
Quando si incontrano, tanto più si somigliano,
tanto più si abbaiano contro.

Il vento raccoglie i loro guaiti e li disperde in una porzione più grande.
Le cose esistono solo se compresse.

Queste immagini in movimento
sono tutte dentro di noi, fuori.
Questo tempo non è ancora il tempo.

 

*

Print Friendly, PDF & Email

articoli correlati

L

di Francesca Del Moro
Passo dalla sua stanza
così pulita, ordinata.
Romanzi, filosofia
politica, teatro, teatro.
Marx, Leone, Morricone
Kubrick, Eduardo.
La stanza accarezzata
da un raggio di sole
d’autunno. La stanza
dove non studierà più
dove non dormirà più.
La stanza come l’ha lasciata
così pulita, ordinata.

From the river to the sea

Di Yael Merlini
supponiamo
di essere dei bravi ragazzi

che i nostri media siano obiettivi
di non essere familisti

di avere un esercito morale
e nessun piano di dislocazione

supponiamo
non ci sia occupazione

Friburgo

di Alberto Comparini
Fuggivo da me stesso quando parlavo in inglese e tedesco
il dottore ti voleva chiamare sindrome dolorosa regionale
ero una distrofia simpatico riflessa poi cronica complessa
mi aveva diagnosticato la ricerca di questo campo di senso
siamo vestiti di carne e parole ricordi ne scrutavi le forme

Poesia, dhamma e errore

di Giovanni Cianchini
La questione è ben nota e ampiamente trattata, ma ogni volta si ripresenta come un problema, credo, personale: come parlare oggi delle macerie, delle specie in fila per la minestra, di quell’incerto territorio di confine tra le ragioni individuali e collettive, del senso di perdita di terra e di patria che incrocia aggrediti e aggressori? […] qui interviene ancora Fortini: “nega l’eterna lirica pietà/ mi dico, la fantastica separazione/ del senso del vero dal vero/ delle domande sul mondo dal mondo” (6). Si potrebbe dire che è giusto chiamare le cose con il loro nome. Ma qual è il loro nome?

Per I Tolki di Ida Travi

di Daniele Barbieri
La parola, quella che caratterizza i Tolki, quella che li fa essere, secondo la intrigante espressione lacaniana, dei parlêtre, non è la parola della poesia, e nemmeno quella della letteratura in genere: è scritta, ma suona come parlata; è pensata, ma suona come spontanea, presente, non meditata; sulla pagina è muta, ma ha ugualmente tono, suono, intonazione. È per questo che questi versi si possono permettere di usare parole ormai difficilissime in poesia: luna, vento, cuore, fiore…

La prima notte al mondo

di Luigi Finucci
Tutto il senso si racchiude
in una stanza di ospedale.
Il nascituro numero due
del venti aprile duemilasedici
non proviene dalla matematica.

L’unico comandamento a cui
appellarsi, è che l’uomo
assomigli ad un fiore.
renata morresi
renata morresi
Renata Morresi scrive poesia e saggistica, e traduce. In poesia ha pubblicato le raccolte Terzo paesaggio (Aragno, 2019), Bagnanti (Perrone 2013), La signora W. (Camera verde 2013), Cuore comune (peQuod 2010); altri testi sono apparsi su antologie e riviste, anche in traduzione inglese, francese e spagnola. Nel 2014 ha vinto il premio Marazza per la prima traduzione italiana di Rachel Blau DuPlessis (Dieci bozze, Vydia 2012) e nel 2015 il premio del Ministero dei Beni Culturali per la traduzione di poeti americani moderni e post-moderni. Cura la collana di poesia “Lacustrine” per Arcipelago Itaca Edizioni. E' ricercatrice di letteratura anglo-americana all'università di Padova.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: