Il Gesuita

[Pubblichiamo un estratto del’l’ultimo romanzo di Franco Buffoni, Il Gesuita (FVE editore, 2023) da poco in libreria.]

di Franco Buffoni

L’indomani dormo più a lungo del previsto e zia Giulia esce senza svegliarmi. Quando mi accorgo che sono le dieci, non prendo neanche il caffè, mi vesto e corro ad agguantare l’autobus. La Piramide Cestia è impressionante, giro attorno e finalmente riconosco Klaus che mi aspetta. Corro, lo abbraccio e lo bacio, come se dovessi farmi perdonare qualche cosa. Forse il bacio vero dato ieri a Jason, o le prove di biancheria intima per farlo cadere…

All’interno del Cimitero degli Inglesi voglio subito cercare la tomba di Hendrik Christian Andersen, mentre racconto a Klaus tutto ciò che su di lui ho imparato ieri da Jason. Klaus si limita a osservare con una punta di ironia:

In queste cose Jason è ferratissimo.

Gli racconto del sogno che divenne per Andersen un’ossessione, la “gloriosa utopia” pacifista. E anche dell’innamoramento per lui da parte di Henry James. Mentre leggiamo insieme l’inscrizione sulla tomba dei fratelli Andersen, allungo il braccio attorno alla vita di Klaus. Faute de mieux: avrebbe dovuto farlo lui. “Our dream of a city for all nations, dedicated to the creative spirit of God in man, was our hope and prayer in life. Here the dreamers sleep”.

Klaus ricorda anche l’attacco di una splendida poesia di Shelley:

Lift not the painted veil which those who live call Life…

Non sollevare il velo dipinto: quelli che vivono lo chiamano vita, traduco lentamente.

E dietro stanno in agguato i destini gemelli della Paura e della Speranza, a tessere
le loro ombre sull’orrido mostruoso, conclude Klaus, scompigliandomi ulteriormente i capelli, che certamente non avevo ben pettinato.

Quando arriviamo a Keats col suo nome scritto sull’acqua, sono costretto a confessare che non ho ancora fatto colazione. Klaus si mette a ridere, usciamo fuori sulla piazza e ci sediamo nel sole a un tavolino rosso del bar della stazione Ostiense.

Cioccolata con panna e brioche alla crema per il signore, ordina, e per me un caffè.

Ridiamo.

Pneuma è il soffio col quale l’amante conduce a sé l’amato, quasi mi sorprendo a pronunciare.

Soprattutto se il soffio è alla crema – replica Klaus, con un lampo negli occhi che non gli ho mai visto – ma adesso ti pongo un’alternativa tra la Domus Aurea e i Santi Quattro Coronati con San Clemente.

Alla Domus Aurea sono già stato coi miei nella prima visita a Roma, quindi scelgo senz’altro la seconda opzione, che mi sembra bella consistente.

Che cosa ricordi di quella visita?

Ricordo una scritta che la guida ci fece notare. “Sodomito”: stava sotto una volta della Domus Aurea accanto alla firma di Pinturicchio. Evidentemente il grande pittore aveva voluto lasciare traccia del suo passaggio e in seguito un collega invidioso aveva creduto di insultarlo aggiungendo quella parola. Di quel racconto ricordo soprattutto l’irritazione di mio padre.

Non ho difficoltà a immaginarla, conclude Klaus dirigendosi verso il primo taxi in attesa di fronte al bar.

Quella del Celio è per me la zona più affascinante di Roma. Qui sotto la basilica dei santi Giovanni e Paolo sono stati individuati i resti di un complesso residenziale romano, ancora in parte da portare alla luce, mentre laggiù, e ci possiamo arrivare a piedi, voglio proprio sorprenderti coi Santi Quattro Coronati.

Perché questo nome?

Siamo al tempo delle persecuzioni di Diocleziano. E vi è una doppia tradizione, la prima riferita a quattro scalpellini, martirizzati per la loro fede cristiana (uno si chiamava Claudio, come me); l’altra a quattro soldati romani, che per la stessa ragione vennero martirizzati lungo la via Appia. Ma osserva questo ingresso, così dimesso, e tieni presente che, prima dello spostamento in Vaticano, questo complesso era la sede pontificia.

Entriamo mentre le monache agostiniane stanno intonando un canto polifonico di estrema raffinatezza. Penso che in questo momento, se potesse vedermi, sarebbe contenta la zia suora carmelitana: sono in compagnia di un prete nell’antica basilica di papa Martino V. Un po’ meno se conoscesse i miei retropensieri e se vedesse che, seduti accanto sulla panca, la mia mano destra è entrata nella tasca sinistra del giaccone del prete intrecciando le dita alle sue. E il prete stringe forte quelle nocche fino a farmi male, ma io resisto e non tolgo la mano.

Raggiungiamo a piedi a San Clemente, e finalmente Klaus mi permette di offrirgli un’amatriciana al volo con un bicchiere di rosso al bancone del bar situato di fronte all’ingresso.

Siamo nella valletta che unisce il Celio all’Esquilino, nel cuore del rione Monti, e stai per vedere qualcosa di unico. Non perché altri edifici non presentino varie stratificazioni, ma perché qui, grazie alla conformazione del terreno, quattro fondamentali strati sono perfettamente conservati e facilmente leggibili. Vediamo se ci arrivi da solo a riconoscerli…

Questo dove entriamo non può che essere il più moderno.

Difatti è del dodicesimo secolo.

Moderno per Roma, intendo, dai non prendermi in giro…

Affatto, hai cominciato bene, scendiamo, continua.

Quest’altra non può che essere la basilica paleocristiana.

Bravissimo, e come vedi da quelle decorazioni, per esempio, la paleocristiana si era insediata all’interno delle mura di una dimora patrizia romana.

Fantastico!

E se scendiamo ancora troviamo altre costruzioni romane più antiche. Ma non è finita, osserva quell’anfratto giù in basso, che cosa noti?

Sembra un altare…

Culto mitraico, my dearest….

Abbraccio Klaus con grande trasporto, diviso tra il proseguimento del mio tentativo di seduzione e l’emozione che provo per quanto sto vedendo.

Siamo soli e non mollo la presa, avvicino le labbra alle sue, sento la sua mano scendere sotto il mio giubbotto, non l’ha mai fatto. Qualcun’altro sulle scale. Klaus mi allontana.

Torniamo a piedi verso il Colosseo, l’Arco di Costantino.

In pratica ci stiamo ricongiungendo alla passeggiata dell’altro giorno al Palatino, sorride Klaus accompagnandomi verso l’autobus.

L’appuntamento per domani è a Porta Maggiore, piazzale Labicano, alle undici, ci accoglierà Jason perché il suo team lavora proprio lì nella Basilica sotterranea di Porta Maggiore, 14-54 dopo Cristo.

Quanto a te, fai il bravo e torna subito dalla zia…

Non capisco perché mi debba fare una raccomandazione così stupida, vorrei baciarlo, ma mi allontana. Sento però di nuovo la mano tra i miei ricci.

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andrea inglese
andrea inglese
Andrea Inglese (1967) originario di Milano, vive nei pressi di Parigi. È uno scrittore e traduttore. È stato docente di filosofia e storia al liceo e ha insegnato per alcuni anni letteratura e lingua italiana all’Università di Paris III. Ora insegna in scuole d’architettura a Parigi e Versailles. Poesia Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano, Marcos y Marcos, 1998. Inventari, Zona 2001; finalista Premio Delfini 2001. La distrazione, Luca Sossella, 2008; premio Montano 2009. Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato, Italic Pequod, 2013. La grande anitra, Oèdipus, 2013. Un’autoantologia Poesie e prose 1998-2016, collana Autoriale, Dot.Com Press, 2017. Il rumore è il messaggio, Diaforia, 2023. Prose Prati, in Prosa in prosa, volume collettivo, Le Lettere, 2009; Tic edizioni, 2020. Quando Kubrick inventò la fantascienza. 4 capricci su 2001, Camera Verde, 2011. Commiato da Andromeda, Valigie Rosse, 2011 (Premio Ciampi, 2011). I miei pezzi, in Ex.it Materiali fuori contesto, volume collettivo, La Colornese – Tielleci, 2013. Ollivud, Prufrock spa, 2018. Stralunati, Italo Svevo, 2022. Romanzi Parigi è un desiderio, Ponte Alle Grazie, 2016; finalista Premio Napoli 2017, Premio Bridge 2017. La vita adulta, Ponte Alle Grazie, 2021. Saggistica L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo, Dipartimento di Linguistica e Letterature comparate, Università di Cassino, 2003. La confusione è ancella della menzogna, edizione digitale, Quintadicopertina, 2012. La civiltà idiota. Saggi militanti, Valigie Rosse, 2018. Con Paolo Giovannetti ha curato il volume collettivo Teoria & poesia, Biblion, 2018. Traduzioni Jean-Jacques Viton, Il commento definitivo. Poesie 1984-2008, Metauro, 2009. È stato redattore delle riviste “Manocometa”, “Allegoria”, del sito GAMMM, della rivista e del sito “Alfabeta2”. È uno dei membri fondatori del blog Nazione Indiana e il curatore del progetto Descrizione del mondo (www.descrizionedelmondo.it), per un’installazione collettiva di testi, suoni & immagini.
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