Semi di Cetriolo

di Maria Teresa Rovitto
Si fa dalla Giordania. C’è un passaggio controllato che permette alcuni scambi. Un mio amico ha dato i semi a un suo conoscente; quello a volte si avvicina al varco. Sarà lui a consegnarli a un palestinese che vive a al- Husayn e rifornisce la diaspora.
L’ultima volta che sono andata a Marrakech ho visitato la sinagoga. C’era una stanzetta che stonava con il contesto, allestita con foto di volti indiani. Ho scoperto che sono membri dei Bnei Menashe, tra i principali gruppi che oggi rivendicano una discendenza da una tribù israelita perduta nel mondo. A seguito della distruzione del Regno di Israele prima, e del Regno di Giuda poi, una parte della popolazione di religione ebraica di entrambi i regni fu deportata dai conquistatori.
Hanno la buccia più tenera. Devi assaggiarli.
Avrei dovuto riceverli e piantarli entro aprile. Dovresti assaggiarli.
Se incontreranno questa terra e la ameranno. Li assaggerai.
Il suo entusiasmo è protetto dal tempo futuro. Nel verbo gli pare che i semi non si disperdano. Non conosce la storia dei semi al varco. Lo dice come in una confessione, Non so che fine abbiano fatto. Lo so, qui la terra è diversa, ma i semi potrebbero amarla; la vita è una possibilità.
Nella stanza della sinagoga c’è la foto di una piccola bimba vestita di rosa che intreccia fiori; accanto a lei un bambino con la kippah. Penso subito che sia il fratello. Credono in un unico Dio. Per tutti gli altri abitanti della zona sarebbe insufficiente: i politeisti potrebbero tornare a essere presi sul serio come un tempo.
Gli piace raccontarmi della raccolta delle olive in Palestina, I più piccoli, dice, prendevano da terra quelle cadute fuori dai teli e le riponevano nelle scatolette di latta del tonno che poi svuotavano nelle cassette. Che divertimento era!
Una festa che ricorda con i gesti delle mani quando non vuole parlare della storia né raccontarmi di quando si è formata l’idea di persona destinata a durare nella sua mente.
Se l’abitato ha una forma geometrica esatta, troppo precisa, riconoscibile, allora è di recente costruzione. Come abbiamo imparato a scuola studiando le linee di confine delle spartizioni territoriali coloniali: lo spazio è sufficiente ma le linee o sono rette o sono frastagliate.
Io della Palestina vedo foto e video senza voice over. Voci del pianto in diretta. Si prende il pane in fila. Nessuno scriverebbe pane con lettere dorate. Pane è una parola semplice.
Grazie a un racconto di Mohannad Youniss capisco finalmente cosa sono. I sogni. Il protagonista vorrebbe disfarsene, allontanarli, come si fa con una mosca o con animali più minacciosi e così, chiuso al buio della sua casa, inizia a sparare cercando di ucciderli, senza troppo successo. Una mattina la parete della stanza crivellata dai colpi cede, crolla, entra la luce.
L’insediamento di Simone il Giusto accoglierà altre 200 abitazioni.
No, qui non usiamo mangiare le foglie di vite, non fanno più parte o non hanno mai fatto parte della nostra tradizione culinaria.
I suoi eccessi di curiosità finiscono tutti nell’aggettivo popolare che usa sempre per una domanda: è un romanzo popolare?, è un locale popolare?, è un detto popolare?
La forma di prosternazione più praticata nella contemporaneità è il sujūd islamico, che viene eseguito milioni di volte al giorno durante la preghiera quotidiana. Secondo alcune ricerche porterebbe un beneficio inatteso, ovvero ad aumenti nell’attività delle onde cerebrali alfa nella corteccia parietale e occipitale.
C’è un obelisco nero dell’825 a.C. originariamente eretto nell’antica città assira di Nimrud, in cui il re di Israele Jehu si prostra al cospetto del re assiro Salmanassar III.
La vite non rientra tra le piante selvatiche e autoctone che è vietato raccogliere in Area C, piante che da secoli costituiscono la dieta locale dei palestinesi, come lo za’tar, il timo, mi spiega.
Mi chiedo se mi sono persa qualche passaggio dei suoi resoconti da quando lo conosco.
Negli ultimi anni la domanda più cercata sul web è “What to watch”; nel 2023 fu la prima domanda con 9.140.000 ricerche.
Non cerca conforto. Ha familiarità con la stranezza delle cose, ma vuole credere che io abbia la capacità di fare piccole rivelazioni.
Mi dice che in attesa dei semi non sa come comportarsi. L’idea dei semi inizia ad assumere gli stessi motivi di un isolamento. Ci spaventa.
Ma io continuo a chiedergli della terra, a farmi presente, anche se credo di capire cosa intende dire.
Io della Palestina vedo foto e video senza voice over, ma solo l’immagine di quei minuscoli semi di cetriolo che non arrivano mi toglie il sonno.
