Articolo precedente
Articolo successivo

Juggernaut

juggernaut di Gianni Biondillo

Alan D. Altieri, Juggernaut, TEA, 2013, 251 pag.

 

I veri scrittori sono sempre ossessionati da qualcosa. Le storie sono solo espedienti per espettorare dal buio di sé le angosce più profonde e inconfessabili. Tutto si può dire di Alan D. Altieri tranne che sia uno scrittore parco, minimalista, senza sangue. Sono trent’anni che, viaggiando nel tempo e nello spazio, scrivendo saghe storiche, contemporanee o fantascientifiche, Altieri contempla l’Apocalisse. Guarda dentro l’abisso dell’umano per trovarlo empio, ferino, irredimibile. E ne ha terrore. Panico.

Juggernaut è il primo volume di una pentalogia (!) ambientata in un futuro postumano e premorale dove nelle Ecumenopoli – scenari metropolitani in fase terminale – si rappresenta l’incubo di una società senza scampo, fatta di caste, prima ancora che di classi. Il bene non trionfa sul male in Altieri. Il male combatte contro un male peggiore, inviluppati in un vortice autodistruttivo. Come in ogni sua saga anche qui campeggiano personaggi tratteggiati con l’ascia, antipsicologici. Pura vita in azione. Eroi necessari, di chandleriana memoria. Fra questi Karl Dekker, un hunter/killer, icona ricorrente nei romanzi di Altieri.

La lingua dell’autore prosciuga la sintassi, si fa descrizione pura, perde ogni orpello, eppure, nella sua petrosità – a tratti roboante e romantica, colma di enfasi, di anafore – si fa quasi sperimentale, avanguardista: elenchi sterminati di dati tecnici, descrizioni minuziose di armi letali, raffigurazioni plastiche di combattimenti di una violenza esasperata.

Juggernaut si legge accettando tutto, pure l’ipotesi di non capire esattamente cosa stia accadendo. Il mondo immaginifico di Altieri è più grande, è più largo del nostro. Avremo bisogno di altri quattro volumi per comprenderlo appieno. Eppure non si riesce a staccare gli occhi dalla pagina, tale è la capacità visionaria. In un mondo privo di pregiudizi di genere (letterario) Altieri avrebbe un posto d’onore. O lo si ama o lo si odia, lo so. Di certo non può lasciare indifferenti.

 

(pubblicato su Cooperazione, n° 29 del 16 luglio 2013)

1 commento

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

Iroko

di Simone Redaelli
Le mattine che usciamo di casa assieme, è ancora buio. Se è inverno, come oggi, troviamo il furgone pieno di ghiaccio. Io entro e mi siedo al mio posto. Papà apre la portiera del guidatore, mette in moto, e la richiude.

Thrilla in Manila

di Gianluca Veltri
Cinquanta anni fa, il 1° ottobre del 1975, si tenne a Manila, tra Joe Frazier e Muhammed Alì, l’incontro di box più drammatico che si ricordi. Terzo e decisivo appuntamento tra due rivali acerrimi.

Via dalla pazza folla olimpionica

di Gianni Biondillo
A Milano le olimpiadi invernali che si inaugurano fra tre mesi sembra che interessino a nessuno. Non c’è più alcun cuore di milanese che batte all’avvicinarsi di questo evento globale. Cos’è successo?

Vi avverto che vivo per l’ultima volta

Gianni Biondillo intervista Paolo Nori
Dopo il 24 febbraio 2022 mi è sembrato chiarissimo che la vita di Anna Achmatova, la società crudele, orribile e insensata nella quale viveva erano molto simili alla nostra.

Milano, a place to bye

di Gianni Biondillo
Fossi ricco sarebbe bellissimo vivere a Milano. “Portofino è a due ore di macchina; in 45 minuti si può pranzare sulla terrazza di Villa d'Este sul Lago di Como; e in tre ore si possono raggiungere St. Moritz, Megève o Verbier”. Il problema è che non sono ricco.

Quell’amore lì

di Linda Farata
Da ieri è in libreria il romanzo d’esordio di Linda Farata, autrice che qui su Nazione Indiana abbiamo già conosciuto, in quanto partecipante (e finalista) del concorso “Staffetta Partigiana”. Con vero piacere pubblico un estratto dal romanzo, ringraziando l’editore che ce lo ha concesso.
gianni biondillo
gianni biondillo
GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: