Librarsi

[Le ho promesso già da tempo che andrò in galera! Quanti colleghi vogliono seguirmi? G.B.]
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una segnalazione di Michela Sfrondini
  
Da ragazzo tanto lessi che non ebbi più paura.
Heinrich Heine
 
Leggendo questa frase mi è venuto da pensare che chi sta vivendo in carcere un pezzo della sua vita di paura deve averne tanta, anzi tantissima.
Pochi i lettori, ancora meno la dimestichezza con i libri, scarsa la disponibilità di libri in lingua straniera, disorganizzata la presenza di libri scritti in italiano. Ai detenuti rimane la paura mai colmata dalla lettura, un tempo infinitamente dilatato da dedicare alla branda e alla televisione, una solitudine vissuta in promiscuità che rappresenta, spesso, l’anticamera della passività più irrimediabile. Il carcere uccide di noia, di ristrettezze, di dolore, di rincoglionimento.
Siamo partiti da qui – un gruppetto composto da due libraie, un archivista, una insegnante e una mamma di famiglia con il “pallino” della lettura a voce alta – nell’elaborare un progetto, da realizzare presso la Casa Circondariale di Lodi, che comprendesse la sistemazione della Biblioteca Carceraria, la creazione di gruppi di lettura, il riassortimento del patrimonio librario a disposizione, per dare, anche ai detenuti, concrete possibilità di lettura.
Da oltre tre anni ce ne stiamo occupando, con esito alterno. L’esito alterno dipende da mille fattori, molti dei quali da noi assolutamente incontrollabili: la continua “rotazione” dei detenuti che poco ci consente di instaurare con loro rapporti duraturi, gli ostacoli linguistici, le oscillanti disponibilità della direzione penitenziaria, la burocrazia che, in carcere, rende complicata ogni iniziativa, la povertà di mezzi a disposizione. Ma, ultimamente, sembra siamo fortunati: la nuova direttrice ci sta regalando nuovi spazi di intervento e noi vorremmo riuscire a prenderceli tutti. Tanto per cominciare facendo in modo che la biblioteca del carcere venga inserita nel Sistema Bibliotecario Provinciale, con la possibilità di una catalogazione affidata al Centro di Catalogazione Provinciale e la messa in rete di quanto disponiamo o disporremo e, per i detenuti, di accedere all’interprestito dei volumi e di poter frequentare un breve corso di biblioteconomia; a seguire la proposta, rivolta a tutti i lodigiani, di regalare un libro alla biblioteca del carcere di ritorno dalle vacanze, meglio se trascorse all’estero: “Viaggiare rende LIBeRI” l’abbiamo chiamata. Le condizioni attuali, tanto per fare un esempio, sono di totale assenza di dizionari, ad eccezione di esemplari quasi consunti in italiano, tedesco (mai incontrato un detenuto tedesco in carcere a Lodi!) e arabo. La nostra speranza, però, continua a rimanere quella di riuscire ad avvicinare i detenuti alla lettura, leggendo con loro, non solo per loro: leggendo i quotidiani per non lasciarli in balia sempre e soltanto della TV, presentando loro i libri che ci sono in biblioteca perché imparino a scegliere e a districarsi, invitando chi i libri li scrive, anche per loro, affinché ci si alleni a confrontarsi, a parlarsi, a diventare curiosi. Il lunedì e il giovedì sono le nostre giornate: la prima per supportare il Centro Catalogazione nella riorganizzazione della biblioteca, la seconda per leggere insieme ai detenuti. Il quarto giovedì di ogni mese è dedicato all’incontro con l’autore: a marzo esordiremo con un autore rumeno, Mihai Mircea Butcovan, ad aprile faremo un pomeriggio diverso dedicato alla lettura a voce alta di testi “resistenziali”, per i mesi seguenti stiamo raccogliendo disponibilità.
Ben disposti ad accogliere proposte, idee e tutto quanto vogliate o possiate metterci a disposizione, vi lascio il mio recapito:
Michela Sfondrini,
presso Libreria Sommaruga 0371423129,
e-mail michela.sfondrini@tin.it

2 Commenti

  1. Complimenti e in bocca al lupo per il difficile e prezioso lavoro intrapreso.
    Cerco di organizzarmi e vi mando qualche testo.
    Ciao

  2. bravo Gianni!!!
    se può servire, visto il numero sicuramente alto di francofoni , potrei dare una mano a cercare oltralpe un gancio
    effeffe

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GIANNI BIONDILLO (Milano, 1966), camminatore, scrittore e architetto pubblica per Guanda dal 2004. Come autore e saggista s’è occupato di narrativa di genere, psicogeografia, architettura, viaggi, eros, fiabe. Ha vinto il Premio Scerbanenco (2011), il Premio Bergamo (2018) e il Premio Bagutta (2024). Scrive per il cinema, il teatro e la televisione. È tradotto in varie lingue europee.
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