di Riccardo Capoferro Allontanando lo sguardo dal contesto in cui gli atti di Israele hanno preso forma, come pure da aspetti macroscopici dello specifico contesto di Gaza, il decontestualista ha creato a proprio uso e consumo un Israele immaginario...
di Ornella Tajani Leggendo Silverfuture di Alice Spano («Quanti» Einaudi, 2025) mi risuonavano in mente dei versi strepitosi di Patrizia Cavalli, ormai un po’ inflazionati dai social: «A me è maggio che mi rovina/e anche settembre, queste due sentinelle/dell’estate: promessa e nostalgia».
di Ezio Sinigaglia Quando ritorna, sospingendo il carrello con le coppe, il secchiello del ghiaccio, la bottiglia, il salame affettato, il parmigiano a scaglie, il pane di giornata, Verbis trova Mirko che si dondola sul dondolo, estasiato, ad occhi chiusi.
di Paola Ivaldi Seduta composta davanti a me vedo una coppia, entrambi all’apparenza prossimi ai settant’anni. Lei, palpebre abbassate, appoggia il capo sulla spalla di lui e, mormorando, dice di avere la testa che le gira tutta.
di Ugo Fracassa Le voci si affollano e si sovrappongono anche nel dettato strenuamente citazionale di Parte lesa, al punto che il recensore si rende conto ben presto di non poter raccogliere la sfida del testo a riconoscere, fuori e dentro le virgolette, l’intero repertorio sotteso ed esibito fin nei titoli (cfr. il kafkiano Teatro naturale di Oklahoma).
di Francesca Beretta Se pianifichi di visitarla, l’America, quella delle coste, dei grandi parchi, dei grattacieli luccicanti, di qui non ci passi. Eppure se la cerchi, l’America, quella profonda, quella delle pagine buie che non vuoi ascoltare, Haskell ti parla.