Da “il Reportage” numero 8, ottobre-dicembre 2011, nelle librerie dal 15 ottobre.
di Alessandro Raveggi
Il viandante dell’antichità, a seguito di faticosi valichi esistenziali, per riaversi dal cammino assegnato dal fato o dalla propria comunità, avrebbe voluto forse trovare ristoro in una fonte dell’eterna giovinezza, come quella celata nelle terre del Prete Gianni o nella Florida di qualche secolo successivo. Il viandante d’oggi, poco avvezzo a soglie e sacrifici del viaggio arcaico, si ristorerà più volentieri in fonti effimere: nell’acqua tonica di uno smunto frigobar in un Holiday Inn della California, oppure nella minerale di un bar veneziano, tanto fresca da illudersi d’acclimatarsi col solo sorso, per poi venir beffati dalla zampata dello scontrino. Per non parlare del sollievo di una doccia bollente a Berlino, dopo deragliamenti notturni al freddo di strada, o di quello di togliersi quell’indefinibile patina, sostanza aristotelica con attributi di più scomparti, nazionalità attigue, salviette, contenitori di cibi, che lasciano sulla pelle i voli intercontinentali, appena arrivati dopo un lungo viaggio in direzioni australi. Le acque, da antico principio bifido di rigenerazione e catastrofe, di purificazione e annientamento, paiono sempre più acque inscatolate, plasticate, intubate, eterne quanto gli scatti di un gettone sul lungomare.













