da Chiunque cerca chiunque
di
Francesco Forlani
Dodicesimo capitolo
Atmosphère, atmosphère
Succede ogni volta che salgo le scalette del Ponte che si apre un varco fra una sponda e l’altra del canale, e mica un ponte qualsiasi, ennò, proprio quello da cui si vede in controluce l’insegna dell’Hôtel du Nord, e tra il fogliame degli alberi che ne oscurano la vista, senti la voce, o così ti pare, dell’attrice francese per eccellenza, così potente, la voce, di lei che è minuta nel corpo com’è tradizione delle donne che alla vita hanno strappato a morsi pochi attimi di felicità, affamate di consapevolezza del modo di fare poesia che ha la vita, con il tempo che passa, che scorre, scorre, perfino quando l’acqua ti sembra ferma, immobile come quella del canale in cui ti specchi salendo le scale della passerella. Edith Piaf, penserete voi – je ne pense jamais, ripeteva Maigret- ma in realtà è Arletty la voce che vedi tra quelle stesse ringhiere di ferro battuto. Sì, è lei che urla al mondo intero, all’homme che gli sta di fronte: –Atmosphère, atmosphère ! Est-ce que j’ai une gueule d’atmosphère ?









