I momenti prepotenti / Marco Mazzucchelli
Ecco, sono sveglio.
È mattina. Nel letto di fianco sta un corpo sotto le coperte, una testa di capelli bianchi. Fuori il sole, l’albero muove le sue fronde, d’improvviso verde. Fino a ieri notte nevicava, mi sento ancora il freddo dentro le nocche delle mani, sotto le guance. Schiaccio il pulsante che ho al collo e arriva un’infermiera, bassa, mora. Mi saluta, mi chiama per nome. Mi toglie la coperta di lana e sono rannicchiato in una pozza di sudore. Dice infastidita “Ma chi continua a dartela questa?” e mi aiuta a mettermi seduto sulla spugna pregna del materasso. Davanti a me le pareti rosa carne. È la prima volta che la vedo.
Sto davanti alla televisione.
Sono in una stanza con altre teste bianche, tutti zombie in carrozzella, parcheggiati. Le schiene schiacciate contro gli schienali e gli schienali contro le pareti rosa carne del corpo centrale dell’edificio. Le pareti esterne dell’edificio come schiene curve sotto la neve. Mi concentro sulle pubblicità, perchè non mi sfuggono, riesco a completarle; all’improvviso realizzo che non faccio mai a tempo a tentare di muovere le gambe, che non mi abituerò mai all’odore che emaniamo. In corridoio un andirivieni di infermiere e persone in visita; entrando si sbottonano i giacconi e si slacciano le sciarpe. I loro volti non riesco mai a completarli. Guardo i fiocchi di neve cadere dalle loro maniche, accasciarsi sul linoleum e scomparire. Ne contemplo la vita.








