La scuola è di tutti
Senso comune, di Jacopo Galimberti
[Con il gentile consenso dell’autore, pubblico in anteprima qualche testo tratto dalla raccolta Senso comune (2004-2009), di Jacopo Galimberti, che uscirà nelle prossime settimane per Le voci della luna. L’autore si dice ovviamente disponibile a presentare il suo volume in un qualsiasi spazio tipo biblioteca o libreria. La figura del venditore/ciarlatano ambulante lo ha sempre affascinato.
Già presente su Nazione Indiana qui, a.s.]
Se rigenera il fuoco alla Fenice l’immanenza
della vita
(Biagio Cepollaro, Fabrica)
Prologo
Se tento di spiegare dove e come s’inizia,
non so, e mi blocco. Se non ci penso però
si addensa il gesto e l’azione ha motore, scocca.
Oggi il cambiamento inizia dal basso.
SERENI CHIARA MORSELLI LIALA
di Franco Buffoni
Liala mi connota inevitabilmente l’immagine della mia nonna paterna, cattolica bigotta, nata nel 1885, per la quale i romanzi della dannunziana scrittrice alata rappresentavano il massimo dell’osabile nel campo dei desideri. Difatti non li leggeva in Quaresima, né di sera: la morte poteva sopraggiungere cogliendola con pensieri profani nel cuore. Li leggeva di pomeriggio in poltrona, accanto alla finestra. E ogni tanto scrutava il cielo: chissà che un aviatore non giungesse…
Morselli e Chiara sono le due facce di un’unica medaglia: la medaglia di ciò che Sereni non volle e non potè essere, malgrado la tentazione della prosa: un narratore. Chiara colmo di onori e di successi, Morselli alla disperata ricerca delle porte chiuse, dell’insuccesso programmato. Chiara abitava in via Metastasio, di fronte alla casa di mio zio. Erano molto amici: l’aperitivo da Zamberletti, le chiacchiere fin sulle scale. Chiara indicato da Anceschi come “il” curatore dell’antologia di IV Generazione, poi in pratica sostituito da Luciano Erba (la firmarono assieme) perché ormai era entrato definitivamente nell’ingranaggio della narrativa e dei contratti. I contratti: proprio ciò che Morselli pretese di inseguire per tutta la vita. Pretese in senso inglese: he really pretended… finse.
Metromorfosi in mostra
le copertine della rivista Metromorfosi Infocritica
+ Reg & EK Dada Trip
7, 8 e 9 aprile
@
EXTRA
viale Giotto 1a (zona San Saba)
The killing moon. Riscritture
di Vincenzo Bagnoli
Da Deep Sky (d’If, 2007)
The killing moon
Cieli bianchi di nuvole basse
sempre le stesse del sessantasette
atti di nascita non compilati
l’infinità dello zero l’ovunque.
La buia ottusità del giorno pieno
lattiginosa cortina uniforme
mangia la cima di tutte le cose
come il mare d’inverno ingoia la costa,
e nei sorrisi nebbiosi ritrovo
il gelo delle stelle di dicembre,
cerco un racconto le cose che ho visto
ma niente mi rimane e niente sento.
La guerra agli immigrati
[Questa riflessione, con cui tento di articolare un discorso complessivo sui vari sensi della servitù migrante (dal piano giuridico al piano economico, con particolare attenzione alle specificità del sistema economico italiano) compare nel numero 8 di Alfabeta2: nelle ultime settimane, abbiamo assistito a un nuovo capitolo della guerra agli immigrati, fatta della negazione dei diritti umani, universali solo per finzione. Ci sono persone che, molto semplicemente, non possono spostarsi liberamente su questo pianeta, anche solo per turismo, o per andare a trovare i propri parenti. Per farlo debbono varcare i confini illegalmente. Una delle accuse al realsocialismo era che teneva segregati i propri cittadini, che non gli permetteva di uscire, di viaggiare in Occidente. Poi la cortina di ferro l’abbiamo fatta noi, al contrario, per non lasciare entrare gli altri. mr]
baby boom
di Maria Angela Spitella
Davanti alle entrate dei licei gli adolescenti di oggi sembrano tutti uguali. Soprattutto le ragazze, stesso modo di vestire, molte con la sigaretta in bocca o tra le dita, con il braccio lungo il fianco come per nascondere un gesto che sanno essere un azzardo. Scarpe basse senza calze anche d’inverno, ballerine o All-star, giubbini corti che lasciano scoperta la schiena anche quando il freddo morde, pantaloni a vita bassa, collo coperto da grandi sciarpe; ma davanti a quest’apparente omologazione che cosa attraversa le vite delle ragazzine in bilico sull’adolescenza? Corrono in due su motorini tutti uguali le une strette alle altre, hanno sogni e aspettative, ma vivono il qui e ora.Smalti appariscenti, pensieri stretti in corpi a volte più stretti ancora, amori che viaggiano veloci e veloci si consumano.
Opere di Cristina Annino alla Galleria Vittoria
Giovedì 7 aprile 2011, ore 18,30
inaugurazione della mostra di Cristina Annino
(a cura di Tiziana Todi)
presso la Galleria Vittoria –
Via Margutta, 103, 00187 ROMA
Tel. 06.36001878.
Fax. 06.3242599.
info@galleriavittoria.com
La mostra si protrarrà fino al 16 aprile.
La bella anoressia del cigno nero
“Il cigno nero è il mio film preferito di tutti i tempi”, scrive una ragazza su Pretty Thin, un forum pro-ana americano (pro-ana sono i siti che promuovono l’anoressia). E si capisce. “Il cigno nero” è un film geniale per la coerenza perfetta della sua iper-estetizzazione . Bello e immorale, nella misura in cui assume il punto di vista della “malattia” – quella di un’autolesionista anoressica allucinatoria – trasfigurandola (e legittimandola) nei diversi livelli della favola e del mito. Anzitutto è un film implacabile, che esibisce subito il suo scheletro figurale, le stereotipie polari su cui gioca.
Tavola rettangolare con spigoli: scrivere, conoscere
9 sabato Libreria Feltrinelli
Milano via Manzoni 12
ore 17.00 poesia
GIANCARLO MAJORINO: POESIA DAL VIVO
Ultimo incontro del ciclo Poesia dal vivo che si chiude con una tavola
rettangolare con spigoli dal titolo Scrivere, conoscere. Intervengono
Milli Graffi, Andrea Inglese, Angelo Lumelli, Giancarlo
Majorino, Salvatore Natoli e Antonio Prete.
Le ultime notizie della spedizione
LE ULTIME NOTIZIE DELLA SPEDIZIONE SONO DATATE 15 FEBBRAIO 17.. / Emmanuel Hocquard
[traduzione di Michele Zaffarano]
I contadini ignoravano queste cose. Facevano l’amore nei loro letti durante la battaglia.
Antonio Cisneros (DAVID)
IL MERCANTE
Tra le due civiltà, sono attestate delle relazioni per il tramite di scambi commerciali.
La veglia del nono giorno – giorno di mercato –
Nel freddo del mattino scaricava
il sale, moneta di scambio apprezzata dai pastori.
Il mercante, frequentatore delle terme e del foro
– uccellini arrosto e pesci fritti –
stanco per il viaggio, amò una giovane donna d’origine greca:
anche la gente normale comprava ciliegie
e qualche volta arance e limoni d’Oriente.
Lui, mentre butta via gli ossicini,
lanciandoli lontano dalle imposte di casa e dai rami
del salice,
Davanti alla coppa di terracotta, la notte accende nel suo cuore
sbattuto dal vento del mare
La nera rete delle torri puniche
protezione dei marinai.
LIBERTA’ E GIUSTIZIA
di Gustavo Zagrebelsky
Navi affollate di esseri umani alla deriva, immense tendopoli circondate da filo spinato, come moderni campi di concentramento, ogni avanzo di dignità perduta, i popoli che ci guardano allibiti, mentre discettiamo se siano clandestini, profughi o migranti, se la colpa sia della Tunisia, della Francia, dell’Europa o delle Regioni. L’assenza di pietà per esseri umani privi di tutto, corpi nelle mani di chi non li riconosce come propri simili. L’assuefazione all’orrore dei tanti morti annegati e dei bambini abbandonati a se stessi. Si può essere razzisti passivi, per indifferenza e omissione di soccorso. La parte civile del nostro Paese si aspetta – prima di distinguere tra i profughi chi ha diritto al soggiorno e chi no – un grande moto di solidarietà che accomuni le istituzioni pubbliche e il volontariato privato, laico e cattolico, fino alle famiglie disposte ad accogliere per il tempo necessario chi ha bisogno di aiuto. Avremmo bisogno di un governo degno d’essere ascoltato e creduto, immune dalle speculazioni politiche e dal vizio d’accarezzare le pulsioni più egoiste del proprio elettorato e capace d’organizzare una mobilitazione umanitaria.
“Rappresentanti del popolo” che sostengono un governo che sembra avere, come ragione sociale, la salvaguardia a ogni costo degli interessi d’uno solo, dalla cui sorte dipende la loro fortuna, ma non certo la sorte del Paese. Un Parlamento dove è stata portata gente per la quale la gazzarra, l’insulto e lo spregio della dignità delle istituzioni sono moneta corrente. La democrazia muore anche di queste cose. Dall’estero ci guardano allibiti, ricordando scene analoghe di degrado istituzionale già viste che sono state il prodromo di drammatiche crisi costituzionali.
E ora parliamo un po’ di noi
In principio era una poesia, muta, semplice, che si intitolava “disillabari!. Poi, Alessandra Terni e Rosario Tedesco ci hanno messo la voce e la musica. effeffe
“Quasi tutti” di Marco Giovenale a Milano
Venerdì 8 aprile 2011, alle ore 18:30
presso la Libreria Popolare
(via Tadino 18, Milano)
Paolo Giovannetti e Paolo Zublena presentano
QUASI TUTTI
di Marco Giovenale
ed. Polìmata
Coordina l’incontro: Alessandro Broggi
Sarà presente l’autore
Verifica dei poteri 2.0: Massimo Rizzante
[Massimo Rizzante risponde alle Cinque domande su critica e militanza letteraria in Internet a proposito di Verifica dei poteri 2.0; qui le risposte precedenti]
1. Le linee fondamentali di questa ricostruzione ti sembrano plausibili?
Sì, mi sembra che la vostra sia un’ottima analisi della situazione nella quale ci troviamo.
2. Quando e perché hai pensato che Internet potesse essere un luogo adeguato per “prendere la parola” o pubblicare le tue cose? E poi: è un “luogo come un altro” (ad esempio giornali, riviste, presentazioni o conferenze…) in cui far circolare le tue parole o ha delle caratteristiche tali da spingerti ad adottare delle diverse strategie retoriche, linguistiche, stilistiche?
Per me tutto è iniziato qualche anno fa, quando alcuni componenti di Nazioneindiana.com mi hanno invitato a entrare in redazione. Non ero molto convinto, ma mi sono fatto convincere. Da allora posto abbastanza regolarmente alcuni miei testi (poesie, saggi, traduzioni) e meno regolarmente testi di altri. Non condivido lo schiacciamento verso l’attualità politica e sociale che Nazioneindiana.com ha assunto, o che forse ha sempre avuto.
GENEALOGIE
di FRANCO BUFFONI
Negli ultimi tempi, allestendo l’Oscar con tutte le mie Poesie 1975-2010, mi è capitato di interrogarmi sulle ragioni per cui Nell’acqua degli occhi, la prima raccolta uscita da Guanda nel 1979, non contenga alcuni testi esplicitamente omoerotici, recuperati poi in raccolte successive. Ero il censore di me stesso, scrivevo per non pubblicare, evidentemente. I miei referenti – la mia genealogia – erano allora i poeti della cosiddetta “Linea lombarda”, dagli autori storici come Sereni, Erba e Risi, a Giudici e Raboni. Tutti inveterati eterosessuali. Ricordo bene di avere dato in lettura al cattolico Erba il poemetto Suora carmelitana privo dei versi:
Ho pensato poi alla mano nella grata
Alla prima foto di fist-fucking.
Ero troppo pavido? La mia omofobia interiorizzata mi mostrava ingigantiti i pericoli di un esplicito coming out poetico? Può darsi. Tuttavia non me la invento questa lettera autografa del cattolico Mario Luzi (al quale avevo in precedenza inviato il medesimo poemetto nella versione integrale per il Premio Il Ceppo di Pistoia) in cui il mio lavoro viene definito écoeurant, con il ricorso all’aggettivo francese per “disgustoso”. E con l’aggiunta, “Credo che questo fosse proprio l’obiettivo che lei si prefiggeva. Dunque: bravo”. E quella giuria di cattolici (Bo, Bigongiari…) non mi premiò, e continua a ignorarmi a distanza ormai di decenni, anche adesso che si è ringiovanita. Premia altri autori – più abili di me – nel celare ateismo e sessualità.
La poesia di Stefania Carcupino
[ho sentito Stefania Carcupino recitare i propri versi un mercoledì sera al Cerizza, e vorrei condividerne qualcuno con voi, perché mi sono sembrati densi di emozioni, emozioni del dire e del recitare, a.s.]
dalla raccolta: ALZHEIMER ADOLESCENZA ALCOL:
Oggi vorrei tornare a casa
a quella casa un tempo
di piastrelle e luci accese
e fuori soltanto lontananze
oggi l’anima è senza rifugio
non ho rifugio
sono qua, e là
tempo di andare anche quando è buio
anche quando è buio
ECCO DOVE
ecco, allora sì mi piacerebbe molto
essere ancora davanti alla luna
con la notte intorno e il piccolo rumore
delle mucche dondolanti nella stalla
essere lì e pensare chissenefrega
disegnando una danza come un’ombra cinese
Assenze
di Gianluca Veltri
Nel romanzo di Nathan Englader “Il ministero dei casi speciali”, il padre di un desaparecido la cui colpa era ascoltare i Pink Floyd e leggere Marcuse, al culmine di vane ricerche, riflette: “Sono il padre di un figlio morto che non ha un cadavere su cui piangere. Questa assenza è sbagliata e ingiusta. Senza una tomba, il lutto non finisce mai”.
Assenze, a trentacinque anni dall’inizio del mattatoio argentino.







